E davanti all’impermeabile di Albertine, dentro il quale la mia amica sembrava diventata un’altra persona, l’instancabile errante dei giorni piovosi, e che in quel momento, appiccicato, malleabile e grigio, dava l’impressione non tanto di dover proteggere i suoi vestiti dall’acqua, quanto piuttosto d’esservi stato inzuppato perché, incollandosi al suo corpo, prendesse l’impronta delle sue forme come per uno scultore, strappai quella tunica che aderiva così gelosamente a un seno desiderato e, attirando a me Albertine:
Mais toi, ne veux-tu pas, voyageuse indolente,
Rêver sur mon épaule en y posant ton front?
le dissi, prendendole la testa fra le mani e mostrandole le grandi praterie inondate e silenziose che si stendevano nel declinare del giorno sino all’orizzonte chiuso di avvallamenti lontani e cilestrini.
M. Proust, Sodoma e Gomorra II
Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori
Per la miseria Marcel, una roba così me la copio per impararla a memoria e sfruttarla appena pioverà a dirotto. Non so come sia andata con Albertine ma, a parte il
“Mais toi, ne veux-tu pas, voyageuse indolente, Rêver sur mon épaule en y posant ton front?”
che è stato come una crepa di sole che apre le nubi le nubi, questo
“prendendole la testa fra le mani e mostrandole le grandi praterie inondate e silenziose che si stendevano nel declinare del giorno sino all’orizzonte chiuso di avvallamenti lontani e cilestrini”
avrebbe fatto aprire ben altro ad una donna e non intendo il cuore :))
Da donna, non posso che convenire…la pioggia, più quelle tre righe che hai evidenziato, fanno breccia in un animo sensibile. Però, senza volerti blandire, anche tu hai scritto una volta, forse in un commento qui, qualcosa di molto simile a “prendendole la testa fra le mani”.
Mi pare che il tuo post fosse “Stelle vere e false” o qualcosa del genere. Aveva a che fare con le donne ottomane. Quindi sulla faccenda del “tenerle la testa e con tutte le dita infilate nei capelli” potrei rivendicare il plagio?
“Non puoi rivendicarlo, io ci ho messo anche la pioggia, tiè”, risponde Marcel.
“Che c’entra, se è per questo, a lei sono state sufficienti le mie mani sul viso e le mie dita nei suoi capelli, e anche senza la pioggia s’è bagnata lo stesso”, gli risponderei.
Perché infierire sapendo che il Nostro, in tema di “bagnato”, aveva altri gusti? lo porti su un terreno non suo, eh!
Più che portarlo su un territorio estraneo, non sa cosa si perde di ben altre praterie inondate che da selvagge, al fin della tempesta, si fan docili a quella che, lenta e dolce, più che carezza è assaggio. [Masterchef, 1881]
che cos’è?
Avendo miscelato tatto e gusto (la lingua è quella parte del corpo che possiede entrambi i sensi) ho finto una citazione inventandomela. 🙂
Anch’io ogni tanto, spesso, divento stupido :))
Sarai stupido, per modo di dire, ma quello che hai scritto suona bene 🙂
Il mio commento dov’è? Grrrrrrrr!
Moderazione che va e viene a suo piacimento…
Per la cronaca, i due sono in treno, ecco il perché delle “grandi praterie inondate e silenziose che si stendevano nel declinare del giorno sino all’orizzonte…”.
Ecco!
“E ti aggiungo pure, caro Marcellino, che io non ho avuto neanche bisogno del treno, perchè ‘le grandi praterie inondate e silenziose si stavano declinando tutte nell’orizzonte dei nostri occhi mentre la tenevo con le mani sul viso e le dita infilate nei suoi capelli. E uno spettacolo così, caro Marcellino, non lo vedrai in nessun finestrino di treno…”
bella anche la tua immagine, ma non indisporre Marcel , non ama la competizione…
dici che quel “Marcellino” lo farà incazzare? Bene, così scende dalla torre d’avorio :))