I giorni in cui Albertine riteneva più assennato restare a Saint-Jean-de-la Haise per dipingere, io montavo sull’auto, e prima di tornare a prenderla potevo andare non solo a Gourville e a Féterne, ma anche a Saint-Mars-le-Vieux e persino a Criquetot. Pur fingendo d’occuparmi di tutt’altro e d’essere costretto a trascurarla per altri piaceri, non pensavo che a lei. Molte volte, non mi spingevo più in là della grande piana che domina Gourville, e poiché assomiglia un poco a quella che comincia sopra Combray, in direzione di Méséglise, anche trovandomi a notevole distanza da Albertine avevo la gioia di pensare che, se i miei sguardi non potevano raggiungerla, più lontano di loro sarebbe arrivata la potente e dolce brezza marina che, dopo avermi sfiorato, sarebbe scesa, senza incontrare alcun ostacolo, fino a Quetteholme, avrebbe mosso i rami degli alberi che seppelliscono Saint-Jean-de-la-Haise sotto il loro fogliame, accarezzando il viso della mia amica, e gettato così un doppio legame fra lei e me in quel rifugio infinitamente ingrandito, ma senza pericoli, come in quei giochi nei quali due bambini si trovano, ogni tanto, fuori dalla portata della voce e della vista l’uno dell’altro e, pur essendo lontani, continuano ad essere uniti.
M. Proust, Sodoma e Gomorra II
Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori
“Pur fingendo d’occuparmi di tutt’altro e d’essere costretto a trascurarla per altri piaceri, non pensavo che a lei.”
Più ti leggo e più penso alla vita del cazzo che facevi. Ovvio che, più che crederci, tu ci sperassi proprio nella reincarnazione. Poi, magari, chissà, forse ti cercavi un lavoro e ci risparmiavi un’altra Recherce.
Pensa un po’, io sono come lui.
(Se la Recherche non ti piace, perché la leggi?)
ok, dovevo metterci gli smiles 🙂