Ad attaccarci alle persone è una trama d’abitudini

Si dà la propria fortuna, la propria vita per una persona, pur sapendo benissimo che per la stessa persona, dieci anni prima o dieci anni dopo, quella fortuna ci si rifiuterebbe di darla, la vita si preferirebbe tenersela. Perché, allora, lei sarebbe staccata da noi, sola, non sarebbe cioè nulla. Ad attaccarci alle persone sono le mille radici, gli innumerevoli fili costituiti dai ricordi della sera prima, dalle speranze del mattino dopo; è la trama ininterrotta di abitudini da cui non sappiamo liberarci. Come ci sono degli avari che accumulano per generosità, così noi siamo dei prodighi che sperperano per avarizia; e la nostra vita, più che a una creatura, la sacrifichiamo a tutto ciò ch’essa ha potuto raccogliere attorno a sé delle nostre ore, dei nostri giorni, delle cose al cui confronto la vita non ancora vissuta, la vita relativamente futura, ci appare come una vita più lontana, più staccata, meno intima, meno nostra. Bisognerebbe liberarsi da quei legami, che sono tanto più importanti della creatura stessa; ma il loro effetto è quello di crearci dei momentanei doveri verso di lei, doveri a causa dei quali non osiamo abbandonarla per paura d’esserne mal giudicati, mentre in un secondo tempo oseremmo farlo perché, liberata da noi, essa non sarebbe più noi, e noi, in realtà, ci facciamo dei doveri (dovessero anche, per una contraddizione apparente, sfociare in un suicidio) solo verso noi stessi.

M. Proust, La Prigioniera

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Ad attaccarci alle persone è una trama d’abitudiniultima modifica: 2022-08-05T12:45:21+02:00da ellen_blue

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