La cornice vuota di un capolavoro

E avevo avuto, insomma, una felicità e un’infelicità che Swann non aveva conosciute, proprio perché, per tutto il tempo che aveva amato Odette e ne era così geloso, l’aveva vista appena, riuscendo ad andare da lei con tanta difficoltà, in giorni concordati che lei disdiceva all’ultimo momento. Dopo, però, l’aveva avuta tutta per sé, sua moglie, e fino alla morte. Io, al contrario, più fortunato di Swann, mentre ero così geloso di Albertine l’avevo avuta in casa mia. Avevo attuato nella realtà quello che Swann aveva tanto spesso sognato e non aveva materialmente realizzato che quando non gliene importava più nulla. Ma, alla fine, io Albertine non l’avevo tenuta come lui aveva tenuto Odette. Era fuggita, era morta. Perché niente mai si ripete esattamente, e anche le esistenze più analoghe, che grazie all’affinità dei caratteri e alla somiglianza delle circostanze è possibile scegliere per presentarle come simmetriche l’una all’altra, in molti punti rimangono opposte. E certamente l’opposizione maggiore (l’arte) non si era ancora manifestata. Perdendo la vita, non avrei perduto granché; non avrei perduto che una forma vuota, la cornice vuota di un capolavoro. Indifferente, ormai, a quel che potevo metterci, ma felice e fiero al pensiero di ciò che aveva contenuto, m’appoggiavo al ricordo di quelle ore così dolci, e questo sostegno morale mi comunicava un benessere che nemmeno l’appressarsi della morte avrebbe spezzato.

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

La cornice vuota di un capolavoroultima modifica: 2023-01-20T16:48:09+01:00da ellen_blue

Lascia un commento

Se possiedi già una registrazione clicca su entra, oppure lascia un commento come anonimo (Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog).