Oblio e nuovi spazi

(…) e adesso era questo oblio di tante cose, che mi separava con degli spazi vuoti da avvenimenti affatto recenti facendomeli apparire vecchi perché avevo avuto, come si dice, il “tempo” di dimenticarli, era questa sua frammentata, irregolare interpolazione nella mia memoria, come una spessa bruma sull’oceano che sopprime i punti di riferimento delle cose, a sconvolgere, a sconnettere il mio senso delle distanze nel tempo, qui restringendole, là dilatandole, e facendomi credere d’essere ora molto più lontano, ora molto più vicino alle cose di quanto non lo fossi in realtà. E poiché nei nuovi spazi non ancora percorsi, che si stendevano davanti a me, non ci sarebbero state più tracce del mio amore per Albertine di quante ce ne fossero state, nei tempi perduti che avevo attraversati, del mio amore per la nonna, in una successione di periodi sotto ciascuno dei quali, dopo un certo intervallo, niente più sussisteva di quel che aveva retto il periodo precedente, la mia vita mi apparve come una cosa altrettanto priva del supporto d’un io individuale identico e permanente, altrettanto inutile nel futuro non meno che lunga nel passato, qualcosa cui la morte avrebbe potuto porre termine in un punto o in un altro senza minimamente concluderla, come quelle lezioni sulla storia di Francia che, ai corsi di retorica, si interrompono indifferentemente, secondo la fantasia dei programmi o dei professori, alla Rivoluzione del 1830, a quella del 1848 o alla fine del Secondo Impero.

Marcel Proust, Albertine scomparsa II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Oblio e nuovi spaziultima modifica: 2023-01-31T12:20:07+01:00da ellen_blue

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