Le resurrezioni del passato

Sempre, in queste resurrezioni, il luogo lontano generato attorno alla sensazione comune s’era accoppiato per un istante, come un lottatore, al luogo attuale. Vincitore era stato sempre il luogo attuale; sempre il vinto m’era sembrato il più bello; così bello da farmi rimanere in estasi, sul selciato ineguale come davanti alla tazza di tè, cercando di trattenere nei momenti in cui apparivano, di far riapparire ogni volta che mi sfuggivano, quella Combray, quella Venezia, quella Balbec invadenti e ricacciate che sorgevano per poi abbandonarmi in quei luoghi nuovi ma permeabili al passato. E se il luogo attuale non avesse ripreso sollecitamente il sopravvento, io credo che avrei perso conoscenza: perché queste resurrezioni del passato, per quell’istante che durano, sono così totali da non costringere soltanto i nostri occhi a non vedere più la camera che ci sta intorno, per guardare gli alberi lungo i binari o la marea che sale. Costringono anche le nostre narici a respirare l’aria di luoghi lontani, la nostra volontà a scegliere fra i diversi progetti che ci propongono, l’intera nostra persona a credersene circondata o, perlomeno, ad esitare fra loro e i luoghi del presente, nello stordimento di un’incertezza simile a quella che si prova a volte davanti a una visione ineffabile quando si sta per prendere sonno.

Marcel Proust, Il Tempo ritrovato

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Le resurrezioni del passatoultima modifica: 2023-05-07T12:20:08+02:00da ellen_blue

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