Ogni lettore è il lettore di se stesso

In realtà, ogni lettore, quando legge, è il lettore di se stesso. L’opera è solo una sorta di strumento ottico che lo scrittore offre al lettore per consentirgli di scoprire ciò che forse, senza il libro, non avrebbe visto in se stesso. Il riconoscimento dentro di sé, da parte del lettore, di ciò che il libro dice, è  la prova della sua verità, e viceversa, almeno in una certa misura, giacché spesso la differenza fra i due testi può essere imputata non all’autore, ma al lettore. Inoltre, il libro può essere troppo erudito, troppo oscuro per il lettore ingenuo, e non offrirgli così che una lente torbida attraverso la quale non potrà leggere. Ma altre particolarità possono, come l’inversione, far sì che il lettore abbia bisogno di leggere in un certo modo per leggere bene; l’autore non se ne deve offendere ma, al contrario, lasciare al lettore la più grande libertà, dicendogli: “Guardate voi stesso se vedete meglio con quella lente, con questa, con quest’altra”.

Marcel Proust, Il Tempo ritrovato

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Ogni lettore è il lettore di se stessoultima modifica: 2023-05-23T08:34:14+02:00da ellen_blue

13 pensieri riguardo “Ogni lettore è il lettore di se stesso”

  1. Se fossi Marcel, considerata la sua curiosità, facendolo magari con quei suoi infiniti giri di parole, abili soprattutto nel mascherarla, ti chiederei di quel “molto altro ancora”.

  2. Per me Alla ricerca del tempo perduto è un compendio della psicologia umana e quindi mi ha fatto pensare tantissimo; poi trovo insuperabili le descrizioni legate alla natura (mi fanno smuovere qualcosa dentro che non saprei definire – emozioni è riduttivo, è come se gli occhi di Proust avessero visto per me, giusto per dare un’idea). Infine è assente ogni tentativo, apprezzabilissimo, di dare un senso alle vicende umane che vengono raccontate per quello che sono: accidenti, casualità, colpi di fortuna, ecc. È il libro della mia vita.

    1. “È il libro della mia vita.”

      Puoi essere orgogliosa, allora, della tua vita. Oltre che del tuo essere.
      Secondo te, potrà succedere un giorno che vengano scritti due libri uguali?

  3. “Puoi essere orgogliosa, allora, della tua vita. Oltre che del tuo essere.”
    Troppo buono, comunque grazie.
    “potrà succedere un giorno che vengano scritti due libri uguali?”
    Questa è una domanda strana, mi piacerebbe conoscere il retropensiero che ha portato alla sua formulazione, ma nel frattempo rispondo di no, a meno che tu non stia pensando all’AI.
    Ora però vorrei fartela io una domanda: che ne pensi di queste pagine della Recherche? troppo barocche per i tuoi gusti, noiose o…?

    1. Sulla domanda strana, è nata da un lungo viaggio, di quelli che faccio da solo. La stazione di partenza è stata quel “oltre che del tuo essere”. Alla fine del viaggio ho avuto la conferma che in tutto l’universo non esistono due cose perfettamente uguali. E non sarà mai possibile scrivere due libri uguali, ma anche quadri, foto, poesie o canzoni. Due persone uguali, invece, possono esistere. Sono quelle che ti annoiano, quelle che eviti, quelle che, senza di loro, la solitudine non sarebbe benessere se non, addirittura, estasi. Alla fine, non è la solitudine il problema, ma quelli che la rendono ogni giorno necessaria agli altri 🙂

      Venendo alla tua domanda, invece, credo che la mia assiduità e partecipazione siano la migliore risposta. In aggiunta, almeno per me, le pagine che ho letto sono talmente “aperte” da non poter essere rinchiuse in una definizione come “barocche”.

      “Dicono che la bellezza sia una promessa di felicità. Inversamente, la possibilità del piacere può essere un inizio di bellezza”…

      … come sai, non sono un gran lettore ma, in letteratura ci sono migliaia di scrittori che ci hanno fatto e ci fanno scoprire “inizi di bellezza”. La Recherche è, invece, un continuum.
      Sarò blasfemo, ma la Recherche è come lo scudetto del Napoli. Una festa che non ha fine.
      :))
      p.s.: Grazie.

  4. “Sarò blasfemo, ma la Recherche è come lo scudetto del Napoli. Una festa che non ha fine.” Benché sulle prime la blasfemia salti all’occhio, bisogna ammettere che il paragone regge, e del resto se avessi virato sull’ovvio, non saresti stato tu 🙂

    “Due persone uguali, invece, possono esistere. Sono quelle che ti annoiano, quelle che eviti, quelle che, senza di loro, la solitudine non sarebbe benessere se non, addirittura, estasi.” Per quanto riguarda il tuo viaggio, sono assolutamente d’accordo anche in relazione al discorso sulla solitudine che, persino quando è davvero tale, non è mai così molesta come nei casi in cui certi soggetti s’accomodano nel tuo salotto senza essere stati invitati.
    P.S. c’è un “non” di troppo (“la solitudine non sarebbe benessere”), ma vuoi mettere? tornare per un attimo ai vecchi tempi, alle punte da temperare e sorridere delle note di “biasimo” che nascondono solo ammirazione.

    1. “[…] quelle che ti annoiano, quelle che eviti, quelle che, senza di loro, la solitudine non sarebbe benessere se non, addirittura, estasi. Alla fine, non è la solitudine il problema, ma quelli che la rendono ogni giorno necessaria agli altri.”

      Se dici che c’è un “non” di troppo, non discuto. Del resto devo accettare che essendo tu abituata a Marcel… ok, faccio prima a riscrivertela che a discutere con te:

      “quelle che ti annoiano, quelle che eviti, quelle che, senza di loro, la solitudine non sarebbe una via di scampo e la meta preferita di quelli che…”… okkei, okkei, prima che me lo dici tu sollevando gli occhi al cielo, ci sono arrivato da solo: avrei fatto prima a dire “meglio soli che male accompagnati”… va meglio così? Okkei, mi basta il tuo sorriso.

  5. Assolutamente no, non va riscritto 🙂 Però c’è un piccolo particolare che fuorvia la lettura.
    Proviamo ad accostare:
    “quelle che ti annoiano, quelle che eviti, quelle che, senza di loro, la solitudine non sarebbe benessere se non, addirittura, estasi.” tua versione
    “quelle che ti annoiano, quelle che eviti, quelle che, senza di loro, la solitudine non sarebbe benessere se non, addirittura, estasi.” mia versione

    1. Raccolgo il tuo accostare e credo di aver capito cosa ti abbia fuorviato (quel “senza di loro”), perciò rilancio. Tu resta accostata, però 🙂

      “senza di loro” ovvero senza “quelle che ti annoiano, quelle che eviti”, la solitudine non avrebbe neanche motivo d’esistere. Premesso ciò, visto che, invece, il “senza di loro” non è evitabile, allora ben venga la solitudine ovvero quella che diventa “benessere se non, addirittura, estasi” proprio perché sarà la solitudine a rendere possibile il “senza di loro”.

      p.s.: ovviamente stiamo parlando di quella solitudine che a me piace chiamare “positiva”. Quella che è una nostra scelta e non quella che chiamo “negativa” perché non la scegliamo, ma ci viene imposta dall’emarginazione.

      Non disse nulla, tranne un “non so, non mi hai convinta”.
      Il mare era docile come una laguna e, assieme al cielo, era un’unica lavagna. Niente luna e, tranne lei, nessuna stella.
      “Che ne pensi di questo caldo, durerà?”, chiese.
      “Non so lui, ma penso che la Terra sia giunta al capolinea. Se i miei calcoli son giusti, ancora un paio di centinaia cinquantina d’anni e ci estinguiamo”, le risposi.
      “Ma va, esagerato. Come fai a dirlo?”
      “Perché quello che chiamiamo cambiamento climatico, a ben guardare la sintomaticità e gli effetti, mi fa pensare che la Terra sta entrando in menopausa, ma non solo per queste vampate di calore, anche gli sbalzi d’umore, la depressione e così via”, le dissi guardandola. Lei sorrideva scuotendo appena la testa.

  6. E continuò a sorridere. Quel “non” restava un elemento di rottura (in tutti i sensi), ma sapere d’essere, ai suoi occhi, l’unica stella fu come riassumersi in sé. Un respiro nuovo.

  7. Comunque, per tornare seri:
    il tuo discorso sulla solitudine non fa una grinza, l’ho capito perfettamente. L’unico elemento incongruo, scusa se insisto, è il “non” che ho cancellato nella “mia versione”. Ma non parliamone più, è chiaro che non riesco a spiegarmi e, cosa ben peggiore, potrei essere in errore e non averne contezza. Che casino! :))

    1. No, tu ti spieghi benissimo e hai ragione anche quando hai torto :)))
      p.s.: ah, complimenti per il respiro nuovo. Girati un po’… perfetto, ti sta benissimo. Cucito addosso 🙂

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