Coscienza lettura emozioni

Ma la nonna, anche se il tempo troppo caldo s’era guastato e s’era scatenato un temporale o semplicemente un acquazzone, veniva a supplicarmi di uscire. E poiché non volevo rinunciare alla mia lettura, andavo se non altro a continuarla in giardino, sotto l’ippocastano, in una piccola baracca di stuoia e tela; seduto là in fondo, mi credevo invisibile agli occhi delle persone che sarebbero potute venire a far visita ai miei parenti.

E il mio pensiero non era forse anch’esso una sorta di nido nel quale sentivo d’essere sprofondato, magari per guardare quello che stava succedendo fuori? Quando vedevo un oggetto esterno, la coscienza di vederlo restava fra me e lui, lo circondava d’una sottile bordatura spirituale che mi impediva di raggiungere direttamente la sua materia; questa in qualche modo si volatilizzava prima che la toccassi, così come un corpo incandescente, se lo si avvicina a un corpo bagnato, non entra mai in contatto con la sua umidità perché è sempre preceduto da una zona di evaporazione. In quella specie di iridescente schermo di stati diversi che la mia coscienza, mentre leggevo, dispiegava simultaneamente, e che spaziava dalle aspirazioni più profondamente nascoste dentro di me sino alla visione affatto esteriore dell’orizzonte che si offriva ai miei occhi dal fondo del giardino, quel che c’era innanzitutto e più intimamente dentro di me, la leva in continuo movimento che governava tutto il resto, era la mia fede nella ricchezza filosofica, nella bellezza del libro che leggevo e il mio desiderio di appropriarmele, indipendentemente dall’identità del libro stesso. […]

Dopo questa fede centrale che, durante la lettura, eseguiva incessanti movimenti dall’interno all’esterno verso la scoperta della verità, venivano le emozioni suscitate in me dall’azione alla quale prendevo parte: quei pomeriggi, infatti, contenevano più avvenimenti drammatici di quanti non ne contenga, spesso, un’intera vita. Erano gli avvenimenti che si susseguivano nel libro che stavo leggendo; è vero che i personaggi in essi coinvolti non erano “reali” come diceva Françoise. Ma tutti i sentimenti che la gioia o la sventura di un personaggio reale ci fanno provare non si producono in noi che per il tramite di un’immagine di tale gioia o di tale sventura; il colpo di genio del primo romanziere fu proprio quello di comprendere che nel meccanismo delle nostre emozioni l’immagine è l’unico elemento essenziale, e che la semplificazione consistente nella pura e semplice soppressione dei personaggi reali avrebbe dunque costituito un perfezionamento decisivo. Un individuo reale, per quanto profondamente possiamo simpatizzare con lui, è percepito in gran parte dai nostri sensi, il che significa che resta opaco per noi, che la nostra sensibilità non riuscirà mai a sollevare il suo peso morto. Se una disgrazia lo colpisce, potremo essere turbati solo in una parte della nozione totale che abbiamo di lui. Di più: lui stesso potrà essere turbato solo in una parte della nozione che ha di sé. La trovata del romanziere è consistita nel sostituire quelle parti impenetrabili all’anima con una uguale quantità di parti immateriali, tali cioè che la nostra anima possa assimilarle. Che importa allora se le azioni, le emozioni di questi individui d’un genere nuovo ci appaiono come vere, dal momento che le abbiamo fatte nostre, dal momento che è in noi che esse si producono e che è da loro che dipendono, mentre voltiamo febbrilmente le pagine del libro, la rapidità del nostro respiro e l’intensità del nostro sguardo? E una volta che il romanziere ci ha messi in questo stato nel quale, come in tutti gli stati puramente interiori, ogni emozione è decuplicata, e il turbamento che il suo libro ci darà risulterà simile a quello di un sogno, ma di un sogno più nitido di quelli che facciamo dormendo e destinato a durare di più nel ricordo, ecco che egli scatena dentro di noi nello spazio di un’ora tutte le possibili gioie e sventure che, nella vita, impiegheremmo anni interi a conoscere in minima parte, e di cui le più intense non ci verrebbero mai rivelate giacché la lentezza con la quale si producono ce ne impedisce la percezione (così, nella vita, il nostro cuore cambia, ed è il dolore più grande; ma noi non lo conosciamo che nella lettura, con l’immaginazione: nella realtà esso cambia – secondo il  ritmo con cui si determinano certi fenomeni della natura – abbastanza lentamente perché, pur potendo constatare successivamente ciascuno dei suoi diversi stati, la sensazione del cambiamento ci sia, in sé, risparmiata).

[Marcel Proust, Alla Ricerca del tempo perdutoDalla parte di Swann, traduzione di Giovanni Raboni, I Meridiani Mondadori ] pp. 102-103-104-105

Coscienza lettura emozioniultima modifica: 2023-08-31T12:47:17+02:00da ellen_blue

6 pensieri riguardo “Coscienza lettura emozioni”

  1. Premesso che questa pagina mi da la possibilità di recuperare una gravissima manchevolezza nei tuoi confronti perché, fra i millemila complimenti che ti ho fatto, solo stasera mi accorgo che non ho mai sottolineato la tua bravura nei titoli dei tuoi post. Flashare una pagina così complicata in “Coscienza lettura emozioni”, non è da tutti. Ancor di più farlo senza usare la virgola e la congiunzione è ancora più significativo perché, per come la vedo io, una come te difficilmente lascia qualcosa al caso. Ora potrei anche sbagliare, ma “coscienza, lettura ed emozioni” (con la virgola e la congiunzione) non avrebbero sintetizzato perfettamente il senso di questa pagina perché avrebbero rappresentato tre entità coinvolte separatamente mentre, come dice Marcel, certe letture, per certi lettori o lettrici, “coscienza lettura emozioni” diventano un tutt’uno. Come, a dirla come direi io, in certe letture non puoi separare con virgole e congiunzione tutto il gran casino che ti combinano dentro. Come in certi baci.

  2. In effetti, e non lo dico per autocompiacimento, certe pagine sono difficili da titolare perché ci sono pochi appigli per fare centro (“Come sta la Carità di Giotto”, ad esempio, era piuttosto facile), essendo la materia stessa ai limiti dell’evanescenza.
    ” Come, a dirla come direi io, in certe letture non puoi separare con virgole e congiunzione tutto il gran casino che ti combinano dentro. Come in certi baci.”
    Questo sei tu 🙂

  3. “La trovata del romanziere è consistita nel sostituire quelle parti impenetrabili all’anima con una uguale quantità di parti immateriali, tali cioè che la nostra anima possa assimilarle.”

    La trovata dei finti romanzieri, invece, sta nel rubare immagini e spoetizzarle :))

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