Gli asparagi

Mi fermavo a guardare sulla tavola, dove la sguattera li aveva appena sbucciati, i piselli allineati e numerati come biglie verdi di un gioco; ma a mandarmi in estasi erano gli asparagi, intinti nel rosa e nell’oltremare e la cui punta, finemente spruzzata di malva e d’azzurro, sfuma insensibilmente fino al gambo – pur segnato, ancora, dal terriccio della pianticella – con iridescenze che non appartengono alla terra. Mi sembrava che quelle sfumature celesti rivelassero le deliziose creature che si erano divertite a metamorfosarsi in legumi e che attraverso il travestimento della loro carne salda e commestibile lasciavano scorgere in quei colori teneri d’aurora, in quegli accenni d’arcobaleno, in quello spegnersi di sere azzurre,* l’essenza preziosa che io potevo ancora riconoscere quando, dopo che ne avevo mangiato a pranzo, giocavano per tutta la notte lo scherzo, poetico e grossolano come una fantasmagoria di Shakespeare, di trasformare il mio vaso da notte in una profumiera.

La povera Carità di Giotto, come la chiamava Swann, incaricata da Françoise di mondarli, li teneva accanto a sé in un cestino; aveva un’espressione dolente, come se fosse afflitta da tutti i mali della terra; e le leggere corone d’azzurro che cingevano gli asparagi al di sopra delle loro tuniche rosa erano finemente disegnate, stella per stella, come nell’affresco i fiori che cingono la fronte o spuntano dal canestro della Virtù di Padova. E intanto Françoise girava sullo spiedo uno di quei polli, come lei sola sapeva arrostirne, che avevano sparso in tutta Combray l’odore dei suoi meriti e che, quando ce li serviva a tavola, facevano prevalere la dolcezza nella mia speciale concezione del suo carattere, giacché l’aroma di quella carne che lei sapeva rendere così tenera e così untuosa non era per me che il particolare profumo di una sua virtù.

[Marcel Proust, Alla Ricerca del tempo perdutoDalla parte di Swann, traduzione di Giovanni Raboni, I Meridiani Mondadori ] pp. 147-148

*Secondo F. Goujon e A. Compagnon, questo sarebbe un pastiche delle pagine che Michelet dedica alla descrizione delle meduse nel libro La Mer, e l’intenzione di Proust sarebbe di prendere affettuosamente in giro, per la sua enfatica idolatria, lo scrittore peraltro molto amato. Si potrebbe aggiungere che, alla luce di altri brani della Recherche nei quali il doppio senso è indiscutibile, anche questo andare in estasi del Narratore di fronte agli asparagi potrebbe non essere del tutto innocente, dato che il Dictionnaire érotique di Guiraud ci informa che questa saporita verdura è sia metafora del pene, sia di una “fellatio” concentrata sulla sola estremità del medesimo.

Gli asparagiultima modifica: 2023-09-11T12:18:42+02:00da ellen_blue

Lascia un commento

Se possiedi già una registrazione clicca su entra, oppure lascia un commento come anonimo (Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog).