La nonna e la salubrità del vento e della pioggia

Dopo pranzo, ahimè, ero ben presto costretto a lasciare la mamma che restava a conversare con gli altri, in giardino, se il tempo era bello o nel salottino dove tutti si ritiravano quando era brutto. Tutti tranne la nonna, la quale trovava che “era un peccato restarsene al chiuso in campagna” e aveva continue discussioni con mio padre, i giorni in cui pioveva troppo, perché mi mandava a leggere in camera invece di permettere che stessi fuori. “Non è così che lo farete diventare energico e robusto, diceva tristemente, e proprio questo bambino, poi, che ha tanto bisogno di farsi un po’ di forze e di volontà.” Mio padre alzava le spalle e scrutava il barometro, perché amava la meteorologia, mentre mia madre, cercando di non far rumore per non disturbarlo, lo guardava con un rispetto intenerito, ma non troppo fissamente per non cercar di penetrare il mistero delle sue superiorità. Ma la nonna, qualsiasi tempo facesse, anche quando la pioggia imperversava e Françoise aveva ritirato a precipizio le preziose poltrone di vimini perché non si inzuppassero, la si vedeva, lei, nel giardino deserto e sferzato dall’acquazzone, scostare le sue ciocche disordinate e grigie perché la fronte potesse accogliere più liberamente la salubrità del vento e della pioggia. “Finalmente si respira!” diceva, e percorreva i fradici viali – troppo simmetricamente allineati, per i suoi gusti, dal nuovo giardiniere, sprovvisto del sentimento della natura e al quale mio padre aveva chiesto sin dal mattino se il tempo si sarebbe aggiustato – con il suo breve passo entusiasta e scattante, regolato sui differenti moti che eccitavano nel suo animo l’ebbrezza del temporale, la potenza dell’igiene, la stupidità della mia educazione e la simmetria del giardino, piuttosto che sul desiderio, a lei sconosciuto, di evitare alla sua gonna color prugna le macchie di fango sotto le quali finiva con lo scomparire fino a un’altezza che non mancava mai di rappresentare per la sua cameriera un dispiacere e un problema.

[Marcel Proust, Alla Ricerca del tempo perdutoDalla parte di Swann, traduzione di Giovanni Raboni, I Meridiani Mondadori] pp. 14-15

La nonna e la salubrità del vento e della pioggiaultima modifica: 2023-08-03T15:46:11+02:00da ellen_blue

8 pensieri riguardo “La nonna e la salubrità del vento e della pioggia”

  1. Concordo, è da sottolineare quel pezzo che se non si hanno polmoni adeguati è meglio evitarlo perché va letto in apnea. 🙂
    Anch’io avrei saltato l’inciso perché riguardava il giardiniere, ma avrei sottolineato anche il pezzo finale.

    1. eheh, capisco che quell’impulso è forte, ma capisco pure che se sottolineassi tutto tutto, il tuo Marcel potrebbe insospettirsi e pensare che sottolinei per farlo contento, ma non leggi. Le sai tutte :))

    1. (sarà l’IA che non è molto sveglia e nemmeno troppo intelligente e quando non capisce l’ironia lei modera. Del resto, non avendo un’anima cosa vogliamo che ne sappia).

      p.s.: Scusami se ti rispondo con ritardo, ma pur mettendocela tutta, a quell’ora neanche la mia sveglia sta sveglia. Non è che per arrotondare lavori (in nero) al mercato del pesce o a quello ortofrutticolo?

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