In altri tempi aveva spesso pensato con terrore che, un giorno, avrebbe finito d’essere innamorato di Odette, si era ripromesso di vigilare e, non appena si fosse accorto che il suo amore cominciava ad abbandonarlo, di aggrapparvisi per trattenerlo. Ma ecco che all’affievolirsi dell’amore corrispondeva simultaneamente un affievolirsi del desiderio di rimanere innamorato. Infatti non si può chiamare, cioè diventare un’altra persona, finché si continua a obbedire ai sentimenti di quella che non esiste più. A volte il nome, letto su un giornale, di uno degli uomini ch’egli sospettava d’essere stati uno degli amanti di Odette, riaccendeva la sua gelosia. Ma era molto tenue, e poiché egli provava che non era completamente uscito da quel periodo in cui aveva tanto sofferto – ma in cui aveva anche conosciuto una così voluttuosa sensibilità – e che gli incerti del cammino gli avrebbero forse consentito di scorgerne ancora, furtivamente e da lontano, le attrattive, essa gli provocava piuttosto una piacevole eccitazione, così come al triste abitante di Parigi che abbandona Venezia per ritornare in Francia un’ultima zanzara prova che l’Italia e l’estate non sono ancora tanto lontane.
M. Proust, Un amore di Swann
Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori
Jeremy Irons nel film Un amore di Swann