Gli uomini di genio

Gli uomini che producono opere geniali non sono quelli che che vivono nell’ambiente più squisito, che hanno la conversazione più brillante, la cultura più vasta, ma quelli che, cessando bruscamente di vivere per se stessi, hanno il potere di rendere la loro personalità simile a uno specchio, in modo che la loro vita, per quanto potesse essere mondanamente e persino, in un certo senso, intellettualmente mediocre, vi si rifletta, giacché il genio consiste nel potere riflettente e non nella qualità intrinseca dello spettacolo riflesso.

M. Proust, Intorno a Madame Swann

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Proust a Venezia, all’Hotel D’Europa

Gli uomini di genioultima modifica: 2021-08-17T08:38:24+02:00da ellen_blue

6 pensieri riguardo “Gli uomini di genio”

  1. Anche A. amava quel piacere calligrafico che era quel qualcosa in più rispetto al freddo pixel e, poi, era indiscutibile che il tratto calligrafico avesse quel vantaggio che non avevano i pixel proprio perché l’incertezza nella mano oppure la calligrafia stessa trasmettono l’emozione e lo stato d’animo di chi scrive e lo fanno al di là delle parole. Con i pixel, meschini e poveretti, questo non puoi farlo ed allora devi farti aiutare dalle parole. I pixel, quindi, sono svantaggiati rispetto alla calligrafia e ancor di più nel ritmo laddove devono farsi aiutare dalla punteggiatura oppure andando a capo o non facendolo.
    Se ascoltiamo un dialogo fra due persone, oltre alle parole ascoltiamo il rumore dei respiri, le pause e i toni e la variazione della vibrazione vocale. Una lettera non è solo carta, calligrafia e odore ma, qualche volta, anche solo una goccia caduta sulla carta è qualcosa di diverso da quella che cade schizzando su una tastiera e non c’è pixel che se ne accorga e se se ne accorgesse neanche la comprenderebbe.
    Al massimo penserebbe ad una guarnizione che si sta consumando. Tagliando corto, leggendo qualche lettera di Marcel, mi piacerebbe farlo anch’io e proverò ad essere calligrafico con i pixel ai quali non posso dare la rotondità della mia scrittura, così come non potrò usare la carta dolcemente ruvida che preferisce la mia biro d’oca con inchiostro denso, ma scorrevole. Inchiostro a cui tengo perché non deve lasciare sbavature. Lo fa già il mio vocabolario che a chiamare scarno è già fargli un complimento.
    Cara Ellen, non so voi, ma in quelle cinque righe mi appare chiara la volontà del nostro comune amico – più vostro che mio – di zoomare su se stesso sia nel bene che nel male.
    Il soggetto è: “gli uomini che producono opere geniali” e, chissà perché, sono portato a pensare che lui alluda a se stesso. Spero che riusciate a leggere nei miei pixel un sorriso ironico.
    Ora, chi sarebbero questi uomini a dir suo:
    “Non sono quelli che vivono nell’ambiente più squisito, che hanno la conversazione più brillante, la cultura più vasta” ovvero i Marcel Proust; evviva, per una volta lui si sta tirando fuori. Vediamo allora chi sarebbero, sempre per lui, quelli che producono opere geniali ovvero “quelli che, cessando bruscamente di vivere per se stessi [tipo Marcel che, lo dice e lo ripete, ha sempre mantenuto le donne che ha amato, vivendo (in senso di spendendo) più per esse che per sé. Non a caso chiedeva almeno riconoscenza da parte loro (ed anche qui, Ellen, sorrido] , quelli che hanno il potere di rendere la loro personalità simile a uno specchio, in modo che la loro vita, per quanto potesse essere mondanamente e persino, in un certo senso, intellettualmente mediocre vi si rifletta [qui Marcel, è molto attento, parlando di mediocrità, a mettere l’inciso “in un certo senso”. Un inciso a cui ricorriamo quando, volendo autoflaggellarci in modo teatrale diciamo, ad esempio, “in un certo senso, sono un cretino”. Cosa ben diversa dal darci, senza l’inciso e tout court, del cretino], giacché il genio consiste nel potere riflettente e non nella qualità intrinseca dello spettacolo riflesso [e qui, dopo averci spiegato all’inizio che il genio non è blablabla ovvero non è lui, ci spiega che, invece, il genio è colui che fa da effetto specchio ovvero colui nel quale tutti vorrebbero rivedersi, magari non nella “qualità dello spettacolo riflesso”, ma comunque nel modello riflesso. Un po’ come quei personaggi che, per certi versi, saranno anche negativi, chessò un rivoluzionario, il giustiziere della notte, Zorro, Maria de Filippi o Beppe Grillo, che diventano però modelli nell’immaginario collettivo. Alla fine della fiera Marcel Proust non è un genio, perché il genio è Marcel Proust].

    Ora, mia cara Ellen, dopo averle dato la mia lettura di quelle cinque righe, non vorrei che voi pensiaste che io non ritenga il nostro amico un genio e con questa mia abbia voluto ancora una volta massacrarlo, pur di distogliere i vostri caldi tramonti sul mare da lui a me. Magari accadesse, ma non sarebbe un modo gratificante per me. Io, invece, attraverso quello che mi state facendo comprendere di lui, ritengo Marcel, non solo un genio della parola, ma anche un genio nella vita perché oltre alla parola lui l’ha vissuta intensamente godendo e soffrendo, facendo godere e soffrire. I soldi del papà contano poco. Non a caso, ho nominato poc’anzi Beppe Grillo e non me ne voglia se l’ho fatto. Anzi, per una volta, perdonatemi se ardisco a chiedervi di seguirmi anche senza donarmi quei vostri caldi tramonti sul mare. Vi domando, non è forse vero che il vero genio è chi riesce a vedere e realizzare il futuro prima che avvenga ovvero a sorprendere tutto il resto degli umani? E questo, ditemi, non è vero al di là del valore intrinseco della persona che diventa genio? Un individuo come Grillo, sicuramente non dotato di superpoteri d’intelligenza e di cultura non è riuscito dove persone sicuramente più dotate hanno fallito? Utilizzare il web per creare dal nulla, forse anche meno del nulla (sorrido), un movimento politico che, fatto per lo più di ragazzi sconosciuti e senza alcuna storia politica alle spalle, divenne in un batter d’ali la prima forza politica di un paese come l’Italia ovvero un paese che, politicamente e culturalmente era così malmesso che serviva addirittura un genio per pensare che chiunque potesse, dall’oggi al domani, prenderne in mano le redini politiche. Badate Ellen, non ho detto governarlo, perché l’Italia rimane un paese ingovernabile proprio perché, strutturalmente, la qualità culturale del paese è quella che è ed il fatto che Grillo sia un genio, è l’esatto termometro della nostra qualità culturale.
    Con questo, godendomi per un attimo il tramonto caldo del vostro sguardo, chiudo dicendo che anche la genialità ha una sua scala valori e, sicuramente, la qualità geniale di Marcel è di un altro pianeta rispetto a quella di un asteroide quale quella di Grillo.
    Per voi Ellen, il mio più bel sorriso.
    A.

  2. Sul valore intrinseco di un foglio vergato a mano, caro Amico, mi trovate oltremodo concorde; ho conservato lettere e cartoline per il solo piacere di ritrovare un giorno, qualora avessi voglia di tirarle fuori dal cassetto, uno svolazzo, una firma illeggibile appartenuti a persone che a vario titolo hanno fatto parte della mia vita ma che, seduta stante, dovessi annoverarle, il conteggio si arresterebbe su due o tre nomi, persi come sono, i restanti, nella foschia del ricordo.
    Per quanto riguarda la pagina in questione, pare evidente anche a me che il mio – quasi nostro Marcel – abbia inteso riferirsi a se medesimo e tuttavia, a onor del vero, va detto che non perdeva occasione per elogiare il genio altrui (Ruskin, Monet, Mozart, “la Berma” solo per citarne alcuni).
    Ma ciò che più mi ha sorpreso in queste vostre righe, Amico sorridente e partecipe di questa follia, è che non vi è più estraneo il motivo per il quale sono mossa da profonda ammirazione per il Nostro. E l’avete riassunto mirabilmente, e inconsapevolmente, con “non solo un genio della parola, ma anche un genio nella vita”. E a tal proposito, permettetemi un distinguo: la padronanza linguistica si acquisisce con l’esercizio, ma la capacità di restituire l’animo umano è materia per pochi.

    1. “E a tal proposito, permettetemi un distinguo: la padronanza linguistica si acquisisce con l’esercizio, ma la capacità di restituire l’animo umano è materia per pochi.”

      Premesso che solo per averlo letto tutto il mio commento, dovrei pagarti, permettimi tu, un distinguo:
      sicuramente la capacità di restituire l’animo umano è materia per pochi, ma la capacità di catturare l’animo umano è materia di pochissimi…

  3. “la capacità di catturare l’animo umano è materia di pochissimi…”, sono assolutamente d’accordo, non a caso è la solitudine la mia migliore compagnia. Però, per sorridere, quando scrivi “Premesso che solo per averlo letto tutto il mio commento, dovrei pagarti”, beh, questa volta ti ho reso pan per focaccia :))

  4. ok, ho capito, vuoi che lo ribadisca: sei bravo. Fidati, che non ci guadagno nulla a dirlo (ero certa d’averlo già scritto questo commento, si sarà perso?)

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