Ahimè! nel più fresco dei fiori si possono già distinguere i punti impercettibili che, per la mente avvertita, delineano quella che sarà, col disseccarsi o il fruttificare delle carni oggi in fiore, la forma immutabile e già predestinata del seme. Spiamo con voluttà un naso simile a una piccola onda che gonfia deliziosamente un’acqua mattutina e che sembra immobile, facile da disegnare, perché il mare è talmente calmo da non lasciar scorgere la marea. I volti umani sembrano non mutare mentre li si guarda, perché la rivoluzione che compiono è troppo lenta per essere percepita dai nostri occhi. Ma bastava, accanto a queste fanciulle, vederne la madre o la zia, per misurare le distanze che l’attrazione interna di un tipo generalmente orribile avrebbe fatto percorrere a quei lineamenti in meno di trent’anni, fino all’ora del declino degli sguardi, fino a quando il viso, passato per intero sotto la linea dell’orizzonte, non riceve più luce. Sapevo che, profondi e ineluttabili, come il patriottismo ebraico o l’atavismo cristiano in coloro che più si credono emancipati dalla propria razza, sotto la rosea inflorescenza di Albertine, di Rosemonde, di Andrée, sconosciuti a loro stesse, tenuti in serbo per le circostanze, abitavano un grosso naso, una bocca prominente, una pinguedine che avrebbero destato stupore ma che, in realtà, stavano dietro le quinte, pronti a entrare in scena, imprevisti, fatali…
M. Proust, Nomi di paesi: il paese
Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori