Nel pulviscolo d’un dopopioggia

Spesso, prima di quella serata a teatro, facevo qualche giretto del genere, quando il tempo era buono, in attesa dell’ora di colazione; oppure, se era piovuto, alla prima schiarita scendevo a fare due passi, e all’improvviso, lungo il marciapiede ancora bagnato che la luce mutava in lacca d’oro, nell’apoteosi d’un crocevia avvolto nel pulviscolo d’un dopopioggia brunito e imbiondito dal sole, scorgevo una collegiale accompagnata dalla sua istitutrice o una lattaia con le sue maniche bianche, e m’arrestavo di colpo, immobile, premendomi una mano sul cuore che già si slanciava verso una vita sconosciuta; mi sforzavo di ricordare la via, l’ora, la porta oltre la quale la fanciulla (che a volte avevo seguita) era scomparsa definitivamente. Per fortuna, la fugacità di quelle immagini vagheggiate, e che contavo di rivedere, non consentiva loro di fissarsi con forza nel mio ricordo. Eppure mi sentivo meno triste d’essere malato, di non aver ancora avuto il coraggio di mettermi al lavoro, di cominciare un libro, la terra mi sembrava più piacevole da abitare, la vita più interessante da percorrere, da quando avevo scoperto che le vie di Parigi, come le strade di Balbec, erano fiorite di quelle ignote beltà che tante volte avevo cercato di far sorgere dai boschi di Méséglise, e ciascuna delle quali eccitava un desiderio voluttuoso che lei sola sembrava capace di appagare.

M. Proust, La parte di Guermantes I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

File:Camille Pissarro - La rue Saint-Honoré (1898).jpg - Wikimedia Commons

Camille Pissarro, Rue Saint-Honoré in the Afternoon

Nel pulviscolo d’un dopopioggiaultima modifica: 2021-10-25T15:54:29+02:00da ellen_blue

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