L’ora della morte

Siamo soliti dire che l’ora della morte è incerta; ma, quando lo diciamo, ci rappresentiamo quell’ora in uno spazio vago e lontano, non pensiamo che abbia qualcosa a che vedere con la giornata che stiamo vivendo e possa significare che la morte – o il suo primo impossessarsi di noi, dopo il quale non ci lascerà mai più – potrà verificarsi in questo stesso, e così poco incerto, pomeriggio, il cui impiego abbiamo preventivamente programmato ora per ora. Teniamo alla nostra passeggiata per accumulare, in un mese, la necessaria quantità d’aria buona; abbiamo esitato sulla scelta del cappotto da indossare, del cocchiere da far venire; siamo in carrozza, la giornata si stende intera davanti a noi, breve perché vogliamo rincasare in tempo per ricevere un’amica; ci piacerebbe che il tempo, domani, fosse altrettanto bello; e non sospettiamo che la morte, che camminava dentro di noi su un altro piano, ha scelto proprio questo giorno per entrare in scena, tra pochi minuti, più o meno nell’istante in cui la vettura arriverà ai Champs-Élysées. Forse, chi è ossessionato dal terrore della singolarità tipica della morte troverà un che di rassicurante in quel genere di morte – in quel genere di primo contatto con la morte – perché essa vi assume un’apparenza nota, familiare, quotidiana.

M. Proust, La parte di Guermantes II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

L’ora della morteultima modifica: 2021-11-18T16:05:12+01:00da ellen_blue

Lascia un commento

Se possiedi già una registrazione clicca su entra, oppure lascia un commento come anonimo (Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog).