Siamo infedeli a ciò che siamo stati

Desideriamo ardentemente l’esistenza di un’altra vita, in cui essere uguali a quelli che siamo quaggiù. Ma non riflettiamo che, senza bisogno d’aspettare un’altra vita, in questa stessa, dopo qualche anno, siamo infedeli a ciò che siamo stati, a ciò che volevamo restare per l’eternità. Anche a supporre che la morte non ci modifichi più dei cambiamenti che si producono nel corso della vita, se dovessimo, in quest’altra vita, incontrare la persona che siamo stati, volteremmo le spalle a noi stessi come a certuni cui siamo stati legati, ma che non vediamo più da molto tempo. (…) Si sogna molto il paradiso o, meglio, più paradisi successivi; ma sono tutti, molto prima che si muoia, paradisi perduti, e nei quali ci sentiremmo perduti.

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Siamo infedeli a ciò che siamo statiultima modifica: 2022-05-03T12:24:47+02:00da ellen_blue

8 pensieri riguardo “Siamo infedeli a ciò che siamo stati”

  1. L’ho letto due volte, ma non sono bastate. Quando non capisco quello che leggo, momentaneamente rinuncio. Poi torno e se capisco, ok. Se, invece, non capisco è solo colpa dell’autore (così sto sempre in pace con me stesso).

  2. Spesso desideriamo/immaginiamo un’altra vita, in un’altra dimensione (il paradiso). Ma in effetti, poiché nel corso della vita terrena diventiamo ben altra cosa da ciò che siamo stati in archi temporali precedenti (adolescenza, gioventù ecc.) o anche semplicemente fino a un anno prima, già sulla Terra è come se tradissimo noi stessi, e quindi come possiamo desiderare di essere uguali a noi stessi (“in cui essere uguali a quelli che siamo quaggiù”) nell’al di là se già nell’al di qua abbiamo cambiato pelle tante volte? Non a caso, dice Marcel, se dovessimo incontrare un Io tra tutti quelli che siamo stati, neppure lo riconosceremmo. (a quest’ora non so spiegarmi meglio, magari domani a mente fresca saprò essere più efficace)

    1. Non prendertela Marcel, diciamo che tu sei un immenso scrittore ma, senza Ellen che “illumina” l’immenso (almeno per me), ora la cosa mi è più chiara. Quindi, e su questo concordo, diciamo che se già durante il percorso della nostra vita, siamo un po’ ambigui (un po’ come chi salta continuamente sul carro del vincitore), non è che in un’altra vita saremmo diversi e quindi coerenti ed affidabili.
      In fondo, proprio come la scimmia o il topo o l’aquila, che restano coerenti con quello che sono, anche l’uomo resta coerente con quello che è ovvero l’essere più ipocrita e paraculo che esiste.
      Non a caso ora il petrolio e il gas andremo a comprarlo là dove le democrazie lo fanno da padrone: USA, Congo, Egitto…

    1. No tesoro, è proprio come hai detto perché non avendo vie di fuga, non esiste un ipotetico altrove tranne che quel “noi stessi”. In fondo cos’è la Recherche se non altro che un mondo nel mondo. La via di fuga di Marcel :))

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