Gli ho detto di no, categoricamente

Le esigenze della nostra gelosia e l’accecamento della nostra credulità sono maggiori di quanto la donna che amiamo potesse mai supporre. Quando, spontaneamente, ci giura che un determinato uomo non è per lei niente più di un amico, restiamo sconvolti dalla rivelazione di qualcosa che non sospettavamo, e cioè che egli sia per lei un amico. Mentre ci racconta, per dimostrarci la sua sincerità, come, quello stesso pomeriggio, abbiano preso il tè insieme, a ogni parola che lei dice l’invisibile, l’insospettato prende forma davanti a noi. Ci confessa che lui le ha chiesto di diventare la sua amante, e noi patiamo il martirio al pensiero che lei abbia potuto ascoltare tali proposte. Le ha rifiutate, dice. Ma fra poco, ricordando il suo racconto, ci chiederemo se fra le diverse cose che ci ha dette non c’è il legame logico e necessario nel quale, più che nei fatti raccontati, consiste il segno della verità. E poi, le sue parole hanno avuto quel terribile tono di sdegno – “Gli ho detto di no, categoricamente” – che si ritrova in tutte le classi sociali quando una donna mente. Bisogna tuttavia ringraziarla d’aver rifiutato, incoraggiarla con la nostra bontà a farci ancora, in futuro, di queste confidenze così crudeli. Al massimo, le facciamo notare: “Ma se vi aveva già fatto delle proposte, perché avete acconsentito a prendere il tè con lui? – Perché non si offendesse, e non andasse in giro a dire che sono sgarbata”. E non osiamo ribatterle che forse, rifiutando, sarebbe stata più garbata con noi.

M. Proust, La Prigioniera

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Gli ho detto di no, categoricamenteultima modifica: 2022-08-05T12:14:16+02:00da ellen_blue

Lascia un commento

Se possiedi già una registrazione clicca su entra, oppure lascia un commento come anonimo (Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog).