La lettera di Albertine

Amico mio, grazie di tutte le buone cose mi dite, sono a vostra disposizione per disdire la Rolls se credete che io possa esservi utile, e credo di sì. Basterà che mi scriviate il nome del commissionario. Voi vi lascereste frastornare da questa gente che si preoccupa di una cosa sola, vendere; e cosa ve ne fareste di un’auto, voi che non uscite mai? Sono molto commossa che abbiate serbato un buon ricordo della nostra ultima passeggiata. Per parte mia vi assicuro che non la dimenticherò mai, quella passeggiata due volte crepuscolare*(perché scendeva la notte e noi stavamo per lasciarci), e che solo la notte totale potrà cancellarla dalla mia mente.

Sentii, certo, che l’ultima frase non era che una frase, e che Albertine non aveva potuto serbare fino alla morte un così dolce ricordo di quella passeggiata da cui senza dubbio, impaziente com’era di lasciarmi, non aveva tratto alcun piacere. Ma, nello stesso tempo, mi meravigliò quanto la ciclista, la giocatrice di golf di Balbec, che prima di conoscermi non aveva letto che Esther, fosse dotata**, e come avessi avuto ragione a pensare che stando con me si fosse arricchita di nuove qualità che la rendevano diversa e più completa. E così, la frase che le avevo detto a Balbec: “Credo che la mia amicizia vi sarebbe preziosa, che io sia proprio la persona che potrebbe darvi quel che vi manca” (e come dedica su una fotografia le avevo scritto: Con la certezza d’essere provvidenziale), quella frase detta senza crederci, unicamente per far sì che ritenesse vantaggioso vedermi e superasse la noia che poteva provarne, anche quella frase aveva finito per esser vera; come, tutto sommato, quando le avevo detto che non volevo vederla per paura di innamorarmi di lei. L’avevo detto perché sapevo che, al contrario, con la frequentazione costante il mio amore si smorzava, mentre la separazione lo esaltava; ma, in realtà, la frequentazione costante aveva fatto nascere un bisogno di lei infinitamente più forte dell’amore dei primi tempi a Balbec, così che anche quella frase si era dimostrata vera.

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

*La lettera di Proust ad Agostinelli, scritta lo stesso giorno della sua morte comincia così: “Mio caro Alfred, vi ringrazio molto per la vostra lettera (una frase era incantevole, crepuscolare, ecc…) e del vostro telegramma preliminare, che era una cortesia in più”. È quindi molto probabile che questa frase di Albertine sia stata scritta proprio da Alfred, e che Proust qui si sia limitato a trascriverla.

**In All’ombra delle fanciulle in fiore era stata però Andrée a ricordare i cori della Esther di Racine, suscitando con questa esibizione di cultura l’ammirazione di Albertine. È interessante una lettera di Proust a Gide, scritta 11 giorni dopo la morte di Agostinelli e 4 giorni dopo il ritrovamento del suo cadavere: “Siete troppo buono nel preoccuparvi così per i miei problemi e le mie sofferenze; ahimè, la misura è stata colmata dalla morte di un giovane che amavo probabilmente più di tutti i miei amici dal momento che essa mi rende così infelice. Benché fosse della più umile “condizione” e non avesse cultura, ho ricevuto da lui delle lettere che sono degne di un grande scrittore. Era un ragazzo di un’intelligenza deliziosa; e d’altra parte non è certo per questo motivo ch’io lo amavo. A lungo non me ne sono accorto, meno a lungo di lui, del resto. Ho scoperto in lui queste doti così straordinariamente incompatibili con tutto quello che egli era, le ho scoperte con stupore, ma senza che questo aggiungesse nulla alla mia tenerezza. Dopo averle scoperte, ho solo provato un certo piacere a mostrargliele. Ma è morto molto prima di sapere che cosa era, e persino prima di esserlo compiutamente”.

A love of Proust: Alfred, the driver-secretary behind Albertine - The Limited Times

Alfred Agostinelli

La lettera di Albertineultima modifica: 2022-11-25T16:37:26+01:00da ellen_blue

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