Presenza in community: transizione N° 3 Il Rispetto

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Con questa rapida zumata, riepilogativa dei comportamenti delle variegate presenze virtuali, cercherò di chiudere questa fase di transizione effettuando alcune considerazioni sul necessario rispetto che dovrebbe risultare sempre reciproco. Siamo tutti consapevoli che è vietato “uccidere” e “rubare”. Secondo me in modo assoluto, ed è, inoltre,  eticamente riconosciuto dal senso comunemente vissuto. Sotto tutte le accezioni possibili e immaginali attribuibili all’essere umano. Inteso anch’esso in tutte le accezioni consone al suo “essere presente” su questa palla infuocata. Nel nostro caso il tutto limitato all’uso delle parole scritte e lanciate nei nostri posts. Scritte e lanciate troppo spesso come fossero sassi; poche volte come fossero carezze di cui se ne ha tanto bisogno.

Poi “ognuno” può fare ciò che vuole. Secondo me per sempre, comunque e dovunque si renda possibile. Se e quando  ci si riesce. Liberi anche di “fottere” l’altrui dignità, ma sempre senza uccidere e rubare. Ne corpo, ne Anima. Soprattutto questa ultima senza neppure poter sfiorarla; neanche con il pensiero. Se ciò sia possibile realizzarlo non sono sicuro; ma non credo che ciò possa essere di alcun interesse per la comprensione di queste brevi puntualizzazioni.   

Credo che sia ragionevole chiedersi come mai tante persone accolgono inizialmente a braccia aperte dei vaganti “nickname”, anche improvvisati,  e poi se non ritrovano soddisfatte le loro attese, a volte anche sotto forma di pretese, richiedono che essi scompaiano dalla circolazione. Oppure che vengano emarginate al fine di realizzare una indebita sorta di espulsione. Ciò a ragione delle motivazioni addotte a loro sostegno  quando sembra  che la circostanza, divenuta critica, possa costituire, invece,  una concreta occasione di riscatto per quanti, a mente fredda, comprendono che pure la “Ragione” e la “Verità” non hanno padroni. Non meno della Libertà e della Solidarietà. Darsi ragione al 100% può costituire soltanto una manifestazione della superba convinzione personale. E se genericamente ci si imbatte in un potenziale salomonico  “50 – 50” come si fa a soppesare la “vicenda” per effettuare una scelta? E come potrebbe  esserci in tal caso un vincitore? E pure se fosse un convincente “99” ad “1” come si fa a dimostrare che quel uno per cento ha meno valore dell’apparente rassicurante novantanove per cento?

E se si riuscisse a comprendere che l’umile 1%  rappresenta quella “nobile”, umana, possibilità atta a far poter ribaltare le valenze dei parametri di valutazione perché inizialmente erroneamente considerati?

Perché si ritiene necessario pervenire alla individuazione del “Vincitore” soprattutto quando non si alcun titolo per farlo?

La giustizia è un’altra cosa! E le convinzioni umane sono soltanto fruscii di vento che girano a 360°. Ci sono i legislatori per creare capanne per ripararci e giudici per aprire e chiudere gli infissi delle nostre coscienze; quando ci sono e non sono dal vento divelte! 

E dopo tanto scribacchiare credo sia opportuno un  richiamano alla parola chiave da prestare per l’occasione: “Buonsenso”.  Il buon senso non si paga, ma neppure si vende. Però esiste ed è a disposizione di tutti. Basta aprire il cuore e rendere la Mente Leggera.  Si può fare; tutti lo possono fare.

Altrimenti tocca abbassare le ali. Rinunciare a volare. Imparare, invece,  a camminare, saltellare o semplicemente strisciare. Limitando così il proprio raggio di azione in ambiti più ristretti e più facili da gestire. Oltre ciò devono essere piantati dei paletti invalicabili; anche se dovessero essere di carattere unilaterale.

Qualsiasi disponibilità ha, e deve sempre avere, un prezzo: il Rispetto Reciproco.  Se esso viene a mancare non c’è altra alternativa che andare oltre. Oltre, ma senza lasciare alle spalle alcuna distruzione. Senza bruciare tutto e senza neppure realizzare un archivio infinito. Non deve essere permesso la cancellazione di fatti e comportamenti che hanno indebitamente promosso inutili lacerazioni. Di queste occorre, sempre, conservarne la memoria. Impersonare, in tale materia la figura del “disposofobo”, come entità oggettiva, non mi crea alcuna preoccupazione; sarei, invece, estremamente allarmato se dovesse impregnare la mia soggettività. In pratica, ad esempio, che un soggetto, potenzialmente instabile e inaffidabile, possa temere che io conservi anche un suo “ciao” non espresso a proposito, non può che avere un effetto benefico nel suo discernimento nel porre in atto eventuali incaute azioni insane. Speriamo!

Non so se “mi sono capito”! Come suole dirsi quando non si è chiari abbastanza perché creature appartenenti alla oscurità appena illuminata dai raggi di Luna piena.

« Vorrei dire tutto ciò che c’è da dire in una sola parola. Odio quanto possa succedere tra l’inizio e la fine di una frase »  Leonard Cohen

Parola scelta: Rispetto.