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Zagara&Pepe

La Metamorfosi è uno stato dell'Anima

 

 

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TUTTE LE STORIE DEL MONDO - cap IV

Post n°87 pubblicato il 05 Giugno 2008 da pro_mos

Mangiammo la frutta dal cesto che il bambino ci aveva portato.
Erano frutti buonissimi, di tutti i tipi e d’ogni stagione ed erano tutti freschissimi, come colti in quel momento dall’albero. E c’era frutta d’ogni regione anche della più remota.

Fu un pasto delizioso. Non parlai mentre mangiavo, piuttosto pensai, tanta era la confusione che s’era creata nella mia mente dopo aver assistito, più che aver ascoltato, al primo racconto.

Il tempo non scorreva lungo un continuo, ma piuttosto secondo cicli, raggruppabili o divisibili. Il tempo non era un’unità piuttosto lo era il ciclo. Ogni azione, ogni vita, ogni cosa poteva essere suddiviso in cicli ognuno dei quali aveva un inizio ed una fine.
Mentre ero assorto in questi pensieri e contemporaneamente incuriosito dalla ragazza che mi aveva fato assistere a quella sorta di prodigio della proiezione della storiale domandai a bruciapelo:

-"Chi sei, davvero? nelle tue storie c’è qualcosa di mistico, di orientaleggiante, sei forse un saggio, magari travestito?"-

La ragazza scoppiò a ridere, di gusto
-"ahahahahah.....io....un saggio....eheheheh...."- poi, quando quel riso calmò, continuò a parlarmi-".....e perché non, piuttosto, un fisico? Dopotutto quello che ti ho appena detto non è altro che un estensione di quello che gli scienziati chiamano "principio di conservazione dell’energia": in natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, non dice così?"-

-"...Già.....- pensai - l’estensione d’un principio della fisica...."-
-"Tu piuttosto - riprese a parlarmi la ragazza con un tono dolce e confidenziale -"tu, hai scoperto chi sei davvero?"- e parlandomi in quel modo prese a giocare con uno strano oggetto, fra le mani.

Era una specie di solido, di prisma, ma con molte sfaccettature, ed ogni sfaccettatura era coperta da uno specchietto: -"Guarda...!"- mi disse la ragazza porgendomelo.

Presi quello strano oggetto fra le mani e lo guardai, mi accorsi allora che tutti gli specchietti che ricoprivano le facce erano piccoli specchi deformanti, tutti tranne uno.
-"Hai scoperto chi sei, veramente?"- mi chiese ancora una volta
-"Questo!"- le dissi con sicurezza mostrandole lo specchietto non deformante
-"Questa è la mia immagine riflessa. Io sono così!"- affermai con decisione.
-"Come fai ad esserne sicuro?"- mi chiese sempre con grande dolcezza, la ragazza
-"Oh bella! Mi son ben visto altre volte in uno specchio!"- risposi con un po’ di stupore ed anche di irritazione

-"E se tutti gli specchi in cui ti fossi riflesso sino ad oggi fossero stati sbagliati? Se quelli fossero solo una variante della deformazione? Pensa un poco, se arrivasse sulla terra un alieno e decidesse di capire qual è la razza dominante del pianeta pensando che è la più numerosa, o la più antica? L’uomo non è la specie più numerosa in natura né la forma di vita più antica. Per l’alieno sarebbero altre le specie dominanti sulla terra. E se, per paradosso, tu fossi vissuto in un posto dove tutti i cavalli avesero solo tre gambe giudicheresti normale un cavallo a quattro zampe, vedendolo per la prima volta?"- vedendo i miei occhi sgranati ed incuriositi la ragazza continuò:

-"Tu credi che sia la relatività a guidare il mondo, ogni scelta può essere condivisibile purché vista dalla giusta angolazione. Tutti possono avere una parte di ragione, purché si riesca a vedere il mondo con i loro occhi. Se accetti la logica del relativismo allora devi ammettere che tutti questi riflessi sono deformanti e che nessuna di queste facce riflette la verità"-

-"Ma, allora.....- la interruppi -...vuoi dire che c’è sempre una verità, nella cose....una ed una sola........c’è sempre uno che ha ragione e tutti gli altri torto.....-
-Si- disse la ragazza -in teoria si, ammesso che qualcuno ci sia, in ogni cosa, che sappia costruire lo specchio perfetto, l’unico che non è deformante, e ammesso che ci sia chi lo sappia riconoscere. So che tu ascolti musica, vero?"-
-"Si,- risposi, incapace di stupirmi oltre per le affermazioni di quella ragazza che sembrava conoscermi perfettamente anche nelle mie abitudini più personali -"Ebbene - proseguì -quando ascolti un impianto stereo hai bisogno di avere un confronto con un altro per sapere se suona bene o male?"-
-"No - risposi con un certo orgoglio -mi basta ascoltarlo da solo e so come suona"-
-"Questo - continuò la ragazza - perché hai interiorizzato dentro di te il modello di suono ideale e lo sai comparare immediatamente, come con il cavallo, non hai bisogno di comparare ogni cavallo che vedi con la sua fotografia per riconoscerlo, vero?"-
-"Vero - le risposi.
-"E allora, continuò- se tu avessi interiorizzato il modello ideale di ogni cosa non avresti dunque la conoscenza perfetta?

Se di ogni cosa avessi il tuo "cavallo ideale" non potresti sapere subito ciò che è giusto da ciò che è sbagliato?
Se davvero tutti hanno la loro parte di ragione quando ti ho chiesto chi sei, fra le immagini riflesse, avresti dovuto rispondermi "un po’ di ognuno" e non indicarmi una sola faccia"-
la sua logica mi confondeva, la guardavo e non riuscivo a controbattere.

-"Tu mi hai detto - continuò la ragazza -che ti sei riconosciuto perché "ti eri già visto allo specchio" ed io ti ho chiesto allora se eri davvero sicuro di esserti visto in uno specchio normale e non deformante. La tua risposta era giusta, la faccia era proprio quella ma non per il motivo che mi hai detto bensì perché facendo la somma dei tratti comuni a tutte le facce quella era la sola risultante possibile.

Ogni faccia deforma una parte del vero.
Guardandole tutte ed eliminando le parti deformate ottieni una ed una sola faccia con tutti i tratti comuni non deformati. Il risultato nasce dalla somma delle similitudine e dalla sottrazione delle differenze"-

-"ma questa è matematica! -sbottai- non è vita, emozione, impulso, passione!...ho scritto una volta un raccontino dove si descriveva la superiorità del sentimento sulla logica, sulla ragione...."-

-"Hai scritto una volta un raccontino - mi disse la ragazza, sorridendo, un poco ironica- dove un poveretto, dagli occhiali spessi e dall’aspetto poco invogliante s’era invaghito d’una ragazza bella e volubile...fosse stato un politico, un muratore, un imprenditore o altro....sarebbe stata la stessa cosa, ma non è questo il problema - continuò la ragazza col tono molto raddolcito - logica o passione non competono fra di loro, piuttosto si completano. Sono gli uomini a vederle contrapposte perchè incapaci, spesso, di avere una visione unitaria delle cose.

Gli uomini, vedi, spesso vedono una sola faccia alla volta della realtà così come tu ne hai scelta una ed una sola per rappresentarti. La realtà, invece, è tutte le altre, è la somma delle visioni distorte che solo chi sa può leggere togliendo le distorsioni. Pensaci bene, le cose che accadono non sono mai completamente giuste o completamente sbagliate. Ma questo non significa che non ci sia un giusto od uno sbagliato in assoluto, solo che il risultato finale non ti appare in un’unica faccia. Devi saperlo cogliere sommando e sottraendo le parti dall’insieme di tutti i resoconti. Se guardi allora dentro questi specchi - e mi mostrò ancora lo strano oggetto di prima - la tua immagine non è quella di una faccia, ma è la somma delle parti comuni e la differenza delle distorsioni, di tutte le altre."-

La guardavo, come avrei potuto guardare la sfinge mentre mi svelava la soluzione di uno dei suoi enigmi. Non riuscivo neppure a battere le ciglia da tanto ero affascinato da quel suo parlare.

-"Tienitelo caro questo specchio - mi disse, alzandosi -nella prossima storia sentirai quanto può essere importante"- poi si alzò e disse -"vieni, ti mostro la tua stanza, ora dobbiamo riposare"-.

S’era fatto tardi, in effetti e nel giardino il sole era calato. Avrei dovuto andarmene, c’era il mondo fuori che mi aspettava, ma ero preso, rapito da quella ragazza e dalle sue storie. Non accesi neanche il cellulare per avvisare che non sarei rientrato, semplicemente la seguii, l‘avrei seguita ovunque, per conoscere il resto di quel che mi avrebbe raccontato. Mi portò in una camera con un grande letto ed un bagno bellissimo.
-"Questa è la tua stanza e lo sarà finche tutte le storie del mondo non ti saranno state narrate. Buonanotte"- chiuse la porta dietro di sé, uscendo con un largo sorriso.
Mi lanciai sul letto e mi lasciai sprofondare in un sonno improvviso.

 

 (CONTINUA)

 
 
 
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