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La polveriera pakistana è pronta ad esplodere
Post n°78 pubblicato il 25 Novembre 2007 da fernet_e_cola
Gli avvenimenti che stanno sconvolgendo il Pakistan nelle ultime settimane hanno radici lontane. Pakistan è un gioco di parole. Pak in urdu (la lingua dei musulmani indiani, in contrapposizione all'hindi, la lingua degli indù) significa puro. Ma il termine Pakistan è anche una sigla, coniata nel 1947, anno di nascita del Paese, da un nazionalista musulmano, Rahmat Ali (Punjab, Afghania, Kashmir, Iran, Sindh, Turkharistan, Afghanistan, BalocistaN). Il termine è poi entrato nell'uso comune per definire il Paese e connotarlo in chiave islamica. Ma cosa rende il Pakistan una pedina fondamentale negli equilibri mondiali? È indiscutibile la sua importanza geopolitica: testa di ponte fra Medio ed Estremo Oriente, passaggio certo dei gasdotti che dalle ex repubbliche sovietiche porteranno il gas fino ai porti dell'Oceano Indiano, ma non solo. Il Pakistan è anche uno dei pochi Paesi al mondo a possedere l'atomica ed è da sempre in guerra contro l'India per la questione del Kashmir. Infine, la forte componente islamica crea tradizionalmente una sacca di rigetto nei confronti delle politiche filostatunitensi che da quindici anni guidano le azioni dei vertici alti. La vicinanza di Teheran e di Kabul porta anch'essa notevoli scompensi. Contro la prima c'è da sempre una lotta per la supremazia nell'area, che si colora molto spesso di scontro confessionale fra sciiti e sunniti. Da Kabul arrivano invece venti di guerra ormai da quando i carrarmati sovietici varcarono i confini afghani. Ma i problemi sono anche interni al Paese. La decisione di privatizzare il sistema scolastico ha lasciato migliaia di ragazzi senza possibilità di studiare ed ha spalancato loro le porte di piccole scuole religiose, le madrasa, dove insegnanti poco più che alfabetizzati danno interpretazioni religiose molto integraliste. Per completare il quadro e cercare di comprendere quali siano le effetive difficoltà nel governare il Pakistan, si deve ricordare che alcune zone periferiche, quali il Belucistan o la Provincia di Nord Ovest, vivono in una specie di limbo e di semindipendenza. Il Direttore |
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