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Post n°160 pubblicato il 03 Luglio 2007 da arielasterisco
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Post n°159 pubblicato il 15 Giugno 2007 da arielasterisco
Le dichiarazioni di Michelangelo Fournier - all'epoca del G8 a Genova vicequestore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma e oggi uno dei 28 poliziotti imputati per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz - che descrivono l'irruzione nella scuola dormitorio del Genoa social forum come una «macelleria messicana», suscitano sentimenti e reazioni diverse, apparentemente contrastanti. In questi anni molti genovesi hanno cercato di appoggiare il lavoro dei legali sia con raccolta fondi, sia con ospitalità in famiglia di testimoni e vittime. Ogni settimana si svolgono le udienze per i processi contro 25 manifestanti, per le violenze alla scuola Diaz e per le torture di Bolzaneto. In questi anni abbiamo compreso come un malinteso «spirito di appartenenza» ha spinto decine di operatori delle forze dell'ordine a un comportamento al limite dell'omertoso; ci siamo indignati di fronte all'arroganza di chi ritiene di essere al di sopra della legge; ci siamo sentiti isolati quando abbiamo capito che le notizie dei processi di Genova, contrariamente a quello di Cogne ad esempio, venivano confinate nelle cronache locali dei giornali genovesi. Se in questi anni qualche «difensore dell'ordine» avesse dichiarato pubblicamente quello che aveva visto, lo Stato di Diritto avrebbe tratto un grande giovamento e decine di persone massacrate non si sarebbero sentito sole. Il parlamento sarebbe stato costretto a istituire una Commissione di inchiesta per capire come alle soglie del 2000 fosse stato possibile perpetuare una sospensione della democrazia, la più grave in un paese occidentale dopo la Seconda guerra mondiale. Finalmente un rappresentante delle forze dell'ordine ha dichiarato pubblicamente la gravità dell'intervento nella notte del 21 luglio 2001, tutte cose note a tutti e rintracciabili nei video e nelle testimonianze. Meglio tardi che mai. Adesso le forze politiche, il Parlamento, il governo, il presidente della Repubblica, l'opinione pubblica non possono più esimersi dal riaprire quella pagina maledetta. In una democrazia «normale» la commissione d'inchiesta sarebbe una necessità, mentre il cambio totale degli attuali vertici della polizia e la sospensione cautelare di chi ha avuto ruoli di comando e che invece è stato promosso sarebbe un atto dovuto. In gioco sta proprio la natura della democrazia nel nostro paese: avallare questi atteggiamenti o far finta di nulla, per puro calcolo politico, significherebbe passare in modo effettivo a una falsa democrazia, dove i diritti sono discrezionali e l'autoritarismo un dogma. Sei anni fa la mattanza nella scuola Diaz seguì la bestiale gestione della repressione nella piazza, con l'assassinio di Carlo Giuliani, e fu contestuale alle torture nella caserma di Bolzaneto. Forse tutto questo era l'inizio di una repressione che avrebbe dovuto zittire il dissenso e mettere in condizioni di non nuocere i movimenti e i loro «dirigenti». Una grande mobilitazione, anche internazionale, bloccò questo tentativo. Poi Genova è diventata un'icona dei movimenti del pianeta, ma chi ha subito violenze e sopraffazioni si è sentito abbandonare dalla maggioranza del quadro politico e dei movimenti. Questa è l'occasione per richiedere con forza Verità e Giustizia e per rilanciare la democrazia nel nostro paese |
Post n°158 pubblicato il 24 Maggio 2007 da arielasterisco
Ora che abbiamo messo ordine nella famiglia, non fermiamoci. Mi permetto di suggerire alla Chiesa Cattolica alcune battaglie culturali per il prossimo futuro. Sistema solare. Come Santoro, come Luttazzi, come Sabina Guzzanti, ecco un altro furbetto che è diventato famoso facendo la vittima della censura: Galileo Galilei. Il suo stupido relativismo ha preso piede, ma si può passare al contrattacco. Prima si istilla il dubbio a livello puramente teorico. Paginone sul Foglio, titolo: Ma Galileo era infallibile? Segue dibattito sui maggiori quotidiani. Seguono trasmissioni in tivù. Segue manifestazione di massa. Seguono dirette televisive con interviste volanti ai manifestanti: «Noi giriamo intorno al sole? Ma chi si crede di essere il sole!». Tempo sei mesi e avremo il paese spaccato in due. Non ci credete? Vi sembra esagerato? Ricordatevi sempre che era lo stesso paese che comprava il sale da Wanna Marchi e le notizie da Emilio Fede. L'anima della donna. È tempo di affrontare questo argomento spinoso, ma con grande cautela. Sarebbe bene che a sostenere che le donne non hanno l'anima siano delle donne. Ingaggiare dunque subito cinque o sei ex-femministe da portare in tivù (Otto e mezzo) a dire che forse sì, perché no, tutto sommato... dove sta scritto che le donne hanno l'anima? Alla prevedibile alzata si scudi dei laici rispondere: eh, ma come siete intolleranti! (Segnatevela questa, funziona sempre). I partiti. Sappiamo che la politica vorrà dire la sua. Sempre se gli conviene. Un universo piatto che gira intorno ad Arcore, per esempio, chiuderebbe per sempre il discorso sul conflitto di interessi. E se dopo un sondaggio si scoprisse che in Veneto, o in Molise, il 42% della popolazione non crede che le donne abbiano un'anima, immaginate la ferma posizione di Rutelli? Forse sì, perché no, tutto sommato... se non fossi ministro... Coraggio, cattolici! Sono obiettivi ambiziosi, ma si può fare! |
Post n°157 pubblicato il 22 Maggio 2007 da arielasterisco
"Sono assolutamente intenzionato a vendere le mie televisioni. Ma si fa di tutto perché io non trovi i compratori". (Silvio Berlusconi, 28 febbraio 1994). |
Post n°156 pubblicato il 22 Maggio 2007 da arielasterisco
Istruzioni per avere una famiglia serena. Prendi tuo figlio, lo fai pisciare in un bicchierino e gli fai il test antidroga che ti regala il sindaco di Milano Moratti. L'iniziativa, partita da An, si chiama «Parliamone in famiglia» (non si dice se prima o dopo il test). Comunque, ok, parliamone. Enzo Carra (teodem della Margherita): «Una proposta con un alto contenuto etico che si può rivelare utile a stimolare un rapporto con i figli». Che a lodare l'iniziativa siano i grandi sostenitori della famiglia tradizionale e i devoti del family day non stupisce: come sapete punire è meglio che prevenire, e soprattutto molto più divertente (la colpa, l'espiazione, il perdono... ci sguazzano da secoli!). Le aperture del ministro della sanità hanno fatto il resto. Livia Turco: «Idea interessante». Bene, direi che ci siamo, non facciamola tanto lunga e passiamo alle prossime mosse. Telecamere di sorveglianza nella cameretta. Uno strumento di dissuasione e di controllo irrinunciabile. Irruzione al media center. Corsi di informatica per genitori, perquisizione al computer del figlio e sequestro di materiale sensibile (porno, gol di Totti, istruzioni per costruire la bomba atomica). Perquisizione settimanale a sorpresa del telefonino. Cane lupo antidroga. Con una media di due test antidroga al mese, la faccenda vi costerà circa 500 euro all'anno (il primo ve lo regalano per farvi prendere il vizio, ma gli altri li pagate). A questo punto, non converrebbe usare un cane lupo addestrato dalla Guardia di Finanza? Tute arancioni. L'idea del comune di Milano di spedire tute arancioni come quelle dei detenuti di Guantanamo alle famiglie con figli adolescenti, ha creato scalpore, soprattutto tra gli stilisti. Essendo tutti gli adolescenti vestiti con tute arancioni farete fatica a riconoscere chi entra e chi esce dalla cameretta di vostro figlio. Meno male che avete messo le telecamere! Idea interessante. |
Post n°155 pubblicato il 20 Maggio 2007 da arielasterisco
All'incirca il 20-22% del patrimonio immobiliare italiano fa capo alla |
Post n°153 pubblicato il 10 Aprile 2007 da arielasterisco
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Post n°152 pubblicato il 09 Aprile 2007 da arielasterisco
Senato della Repubblica |
Post n°151 pubblicato il 07 Aprile 2007 da ilBriganterosso
Nell'ultimo periodo si è aperto un dibattito a Sinistra sulle prospettive di quest'ultima in considerazione del fatto che, la nascita del futuro Partito Democratico, determinerà un riposizionamento di tutte le forze politiche italiane, a partire, appunto, da quelle di Sinistra, visti anche gli spazi che si apriranno in seguito alla scomparsa del principale Partito della Sinistra italiana, ovvero i Ds. Ha "aperto il fuoco" la dichiarazione di Fabio Mussi, storico leader della Sinistra Ds, che ha detto chiaramente che, finito il congresso, la minoranza Ds non parteciperà al processo costituente del Pd ma avvierà un "cantiere della Sinistra" per verificare la possibilità di creare un soggetto unitario della Sinistra italiana. Nel giro di alcune settimane si sono pronunciati in merito, sia Fausto Bertinotti che di fatto ha accantonato il progetto della Sinistra Europea ed aperto la porta alla proposta di Mussi, sia Franco Giordano, segretario Prc, che addirittura si è spinto oltre prospettando la nascita del "Partito della Sinistra" già per le Europee del 2009. Successivamente è intervenuto anche Diliberto, segretario del Pdci, che ha proposto di riunire tutte le anime della Sinistra attraverso un processo confederativo che garantisse l'identità dei singoli Partiti. Personalmente ritengo che tra tutte queste, la proposta più sensata sarebbe quella espressa da Oliviero Diliberto che, però, alla luce dei fatti, appare estremamente minoritaria ed, addirittura, mi sembra che ci sia il tentativo, da parte di Sinistra Ds e Prc, di tenere fuori dal dibattito il Pdci. Ciò dimostra, a mio avviso, che purtroppo ancora una volta si sta procedendo nella direzione sbagliata: ovvero vi è il tentativo concreto di creare un nuovo Partito a partire, non da una discussione ampia che coinvolga tutte le anime e soggettività della Sinistra italiana, ma, al contrario, a partire dall'unione di gran parte del ceto politico di Rifondazione Comunista con parte del ceto politico dei Ds. Tale soggetto politico, tra l'altro, visto che sarebbe legato a livello europeo al Pse, rappresenterebbe di fatto un arretramento delle posizioni politiche rappresentate dal Prc. Insomma si aggrega a Sinistra con l'effetto di diminuirne l'influenza; che dire, se accadesse un vero capolavoro dell'assurdità!!! |
Post n°150 pubblicato il 29 Marzo 2007 da arielasterisco
Lashkargah, provincia di Helmand. Oggi, dopo i feroci combattimenti dei giorni scorsi, la situazione è tornata calma. Ma qui in città il clima è ancora molto teso. Per le strade, polverose e assolate, il traffico è quasi nullo e si vede pochissima gente a piedi. Abbondano invece i pick-up dell’esercito afgano, carichi di soldati in mimetica con i lanciarazzi in spalla e i kalashnikov spianati. In città le forze militari della Nato non si vedono, ma si sentono, nella forma dell’incessante rumore degli elicotteri da combattimento ‘Apache’ che sorvolano ad alta quota il centro abitato.
Per vedere gli effetti della guerra che in questi giorni ha infuriato nella provincia basta fare un salto all’ospedale di Emergency – dove tutti sono in terribile ansia per la sorte di Rahmatullah Hanefi, il manager della struttura preso una settimana fa dai servizi segreti afgani. Le corsie sono strapiene di feriti: civili vittime dei bombardamenti dell’aviazione e dell’artiglieria della Nato e dei mitra dei soldati afgani. Le testimonianze dei sopravvissuti e dei loro parenti sono infatti concordi: dopo aver messo in fuga i talebani dai villaggi, i soldati del governo Karzai appoggiati dalle forze Isaf hanno fatto il tiro a segno sulla popolazione civile, sparando contro tutti: anziani, donne e bambini. Chiunque si trovasse a tiro.
Zarghona ha 25 anni, ma ne dimostra almeno il doppio. Viene dal piccolo villaggio di Malgir, a nord di Lashkargah. Ha il viso completamente fasciato, la mascella fracassata da una pallottola. La stessa pallottola che, prima di entrare nella sua guancia, è entrata e uscita dalla testa del suo bambino di un anno e mezzo, uccidendolo. Parla con un filo di voce, fissando le lenzuola: “Prima hanno iniziato a sparare, poi sono iniziate a cadere le bombe. Tutte le donne del villaggio, come me, sono uscite di casa, fuggendo con i bambini in braccio. Io correvo tenevo mio figlio stretto a me, poi i soldati afgani ci hanno sparato. La stessa pallottola…”. Il pianto interrompe il bisbiglio della donna, che si copre il volto per non farsi vedere.
Zadran ha 16 anni. Viene dal villaggio di Loi Manda, nei pressi di Grishk. Gli hanno tolto dalla gamba cinque proiettili. “E’ iniziata una sparatoria, poi gli inglesi, dal deserto, hanno iniziato a prendere a cannonate il villaggio. Sono corso fuori di casa, volevo scappare. I soldati afgani mi hanno sparato con i mitra, colpendomi alla gamba. In questo modo sono morte, nel mio villaggio, almeno quattro persone, tra cui due bambini e due uomini: questi due sono stati giustiziati dai militari governativi dopo essere stati arrestati senza alcun motivo. Li conoscevo, non erano talebani. Quelli se ne erano già andati”.
Rokhana, 32 anni, sempre di Loi Manda, conferma il racconto del ragazzino. Anche lei è ferita a una gamba, che nasconde sotto le coperte per pudore. Per lo stesso motivo si copre anche il volto con le lenzuola mente parla. “Fuori di casa la guerra si è scatenata d’improvviso. Mi sono precipitata in cortile per portare dentro i miei figli. Appena ho varcato la soglia mi hanno sparato. Hanno sparato anche a mio figlio Askar, ferendolo a un braccio. Due degli altri bambini con cui stava giocando sono morti. Erano i soldati del governo a sparare contro la gente normale, quando i talebani erano già scappati dal villaggio”.
Mirwais ha 12 anni, viene dal villaggio di Choar Kuza, sempre vicino a Grishk. Giace sdraiato su un fianco, immobile, e resterà così per tutta la vita. La scheggia di un proiettile di mortaio che ha centrato la sua casa gli è entrata nel collo, ledendogli la colonna vertebrale e condannandolo così alla tetraplegia. A parlare è suo padre Zalmay, occhi tristi, pelle scura e rugosa, barba sale e pepe e turbante nero. “Gli inglesi sparavano sul nostro villaggio con i cannoni, da lontano, i soldati afgani sparavano con i fucili, da vicino. Un colpo, forse di mortaio, è caduto fuori dalla nostra casa, uccidendo tutte le nostre bestie e ferendo mio figlio al collo e mia moglie alla gamba. Siamo stati fortunati: un altro colpo è caduto sulla casa dei nostri vicini, radendola al suolo e uccidendo due persone”.
Khan Gul di anni ne ha 13. Viene da Dehe Adam Khan, appena fuori Grishk. Una scheggia di bomba aerea gli ha fracassato la gamba, ma con le stampelle è riuscito a trascinarsi fino alla corsia delle donne, dov’è ricoverata sua madre, Zibagul Jan, di 35 anni, che non parla più. Vuole tenerle compagnia. Nessun familiare è venuto a far loro visita, perché sono tutti morti sotto le macerie della loro casa, bombardata dall’aviazione Nato. “Eravamo in casa, era sera tardi. Fuori sparavano, c’erano i talebani nel nostro villaggio. A un certo punto è scoppiato tutto. Mio papà e i miei due fratelli sono morti. Io, la mamma, le mie sorelle e i nonni siamo rimasti feriti”.
Sarwar ha 30 anni. E’ di Lashkargah e fa il tassista: possiede, anzi possedeva, un pulmino con cui trasportava la gente dal capoluogo a Grishk, ogni giorno, avanti e indietro. “Stavo guidando verso Grishk con quattro passeggeri. Ho incrociato un blindato Isaf, inglese o americano, non so. Ho avuto paura e non mi sono fermato. Ci hanno sparato addosso con i mitragliatori. Io sono stato colpito allo stomaco. Due dei passeggeri, due uomini, sono morti. Il mio pulmino, la mia unica ricchezza, è andato distrutto, ridotto a un colabrodo”.
Sadikha ha 22 anni. Viene dal villaggio di Zumbelay, a est di Grishk. La sua triste storia la conosciamo già: una bomba della Nato ha centrato e distrutto la sua casa. Una scheggia le è entrata in pancia, uccidendo il bambino di cinque mesi di cui era incinta. La incontriamo nel reparto di terapia intensiva, nascosta dietro una tenda. Sta seduta sul bordo del letto, nonostante sia fasciata dalla testa ai piedi. Fissa il vuoto e bisbiglia parole senza senso attraverso la maschera a ossigeno. Forse racconta la storia di questa guerra schifosa. |
Post n°148 pubblicato il 20 Marzo 2007 da arielasterisco
Il Sudan ha una temperatura media di 29°C, che nei mesi più caldi arriva a 45. |
Post n°147 pubblicato il 09 Marzo 2007 da arielasterisco
DEMOCRAZIA SEPOLTA, DONNE UMILIATECONSIGLIO COMUNALE, VIOLATO IL DIRITTO AD ASSISTERE ALLA SEDUTA
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Post n°146 pubblicato il 02 Marzo 2007 da arielasterisco
OGGETTO: Viale Ariosto e Perfetti-Ricasoli, PRC si muove
Si comunica che una delegazione di Rifondazione Comunista di Sesto Fiorentino (composta da Alessandro Corrieri, Alexander Schnabel, Ariela Spalla e Giuliano Trallori) ha incontrato in data 15/02/2007 i rappresentanti dei residenti del Viale Ariosto.
L' incontro è durato circa tre ore ed è stato richiesto da Rifondazione Comunista dopo uno studio conclusosi un mese fa. Lo studio è stato coordinato dalla sezione locale ed effettuato in prevalenza dal responsabile Enti Locali del partito territoriale ed ex consigliere di centro civico Alexander Schnabel. E' stato così ricostruito il percorso amministrativo di tutti gli interventi effettuati, in corso di esecuzione, e previsti dalla Giunta Gianassi sull' area del Viale Ariosto dal 2004 ad oggi. L' obiettivo è stato quello di reperire e riorganizzare i documenti ufficiali per individuare le responsabilità e le giustificazioni di tali lavori pubblici (una mole di circa 30 atti amministrativi). Nella ricostruzione dei fatti bisogna tenere in considerazione anche il ritardo nella realizzazione della Perfetti Ricasoli, la quale consentirebbe a Viale Ariosto di recuperare lo status di via urbana e non di circonvallazione, e quindi di spostare a sud almeno il traffico pesante.
Allo stato attuale Rifondazione può già asserire che la realizzazione della Perfetti-Ricasoli rischia di trasformarsi in una delle tante promesse mai mantenute dal Gianassi' s Staff. Il ritardo nella sua realizzazione è stato voluto dall' amministrazione comunale e provinciale che hanno giocato a ping-pong a tavolino. Basta prendere un dato semplice per stroncare le loro deboli difese: i soldi dei sestesi che sono stati gettati per strada, nel viale Ariosto, ammontano a 1 milione e 400.000 euro, pari a 2 miliardi e 700 milioni di lire e questi soldi potevano essere stanziati direttamente per la costruzione della Perfetti-Ricasoli.
Dopo aver accertato le notevoli problematiche e dopo aver riferito l' esito dell' incontro alla segreteria del PRC locale, la delegazione ha elaborato un’ interrogazione (che si riporta a seguire) che è già stata depositata agli atti dal rappresentante istituzionale su mandato del direttivo della sezione. La delegazione PRC |
Post n°145 pubblicato il 23 Febbraio 2007 da arielasterisco
La segreteria del Prc ha dichiarato incompatibile con il partito il senatore Franco Turigliatto, a seguito della sua non partecipazione al voto sulla politica estera del governo. PER ADESIONI: con-turigliatto@libero.it |
Post n°144 pubblicato il 21 Febbraio 2007 da arielasterisco
Il sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri, ha siglato a Washington con il vice segretario alla Difesa americano Gordon England, il protocollo d'intesa (Memorandum of understanding) che prevede la produzione, il supporto e il successivo sviluppo del caccia statunitense da combattimento Joint Strike Fighter JSF-F35. L'adesione dell'Italia al programma comporterà un costo complessivo di 903,2 milioni di dollari dal 2007 fino al 2046. |
Post n°143 pubblicato il 16 Febbraio 2007 da arielasterisco
Attualmente il Luzzi ospita circa 350 persone, tra adulti e
Questo gruppo di ragazzi sta portando avanti un
Chi ha può dare una mano e vuole conoscere più da
Per i bambini sarebbero necessari dei giocattoli e
Grazie a tutti
Cinzia, capogruppo PRC Vaglia |
Post n°142 pubblicato il 10 Febbraio 2007 da arielasterisco
Ed ecco un'altra questione urbanistica: il
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Post n°141 pubblicato il 25 Gennaio 2007 da arielasterisco
Ora che Vicenza confina con gli Stati Uniti per una questione urbanistica, proporrei di passare alle questioni serie. A chi intitoliamo la nuova base dell'aeroporto Dal Molin? Io un nome ce l'ho, potrebbe chiamarsi Fort Richard J. Ashby, portare cioè il nome di un cittadino statunitense che si è distinto in Italia, un buon modo di avvicinare due popoli. Naturalmente sapete tutti chi è Ashby. Il 3 febbraio del 1998 guidava un caccia Grumman EA-6B Prowler di proprietà del corpo dei Marines in Val di Fiemme insieme al suo navigatore Joseph Schweitzer. Urtò contro i cavi della funivia del Cermis e ammazzò 20 europei che andavano a sciare, realizzando quello che nel bowling si chiama strike: tre italiani, un olandese, due polacchi, cinque belgi, due austriaci e sette tedeschi. Un significativo contributo del capitano Ashby all'unità europea, motivo di più per dedicargli la nuova base. Il capitano Ashby non fu processato da un tribunale italiano (né belga, olandese, ecc. ecc.), ma dai suoi superiori, nel North Carolina. Una specie di autovelox dei berretti verdi: non si può volare sotto i 600 metri, lui diceva di volare a 300, ma il cavo della funivia fu tranciato a 110 metri. Disse che l'altimetro non funzionava e fu assolto. Prese sei mesi di detenzione per aver distrutto il film del volo (occultamento di prove) e uscì dopo quattro mesi e mezzo per buona condotta. Il capitano Ashby ci fornisce dunque anche un concreto esempio della liberalità della nostra giustizia, la presenza di militari americani sul suolo nazionale prevede una distinzione dei ruoli: noi mettiamo le vittime e loro mettono l'assassino e i giudici, mi pare equo. Intitolare la nuova base americana al capitano Ashby avrebbe anche il significato di farne un eroe dell'economia locale, grazie ai sei-settecento posti di lavoro che si creerebbero (meno di una buona fabbrica di scaldabagni). Inoltre, quando lui operava nei nostri cieli il presidente americano era Clinton, cosa importante, così al «Corriere della sera» non si rabbuiano dicendo che confondiamo l'America con Bush. Ashby fu arrestato in seguito per una rissa a Las Vegas, e questo conferisce alla sua figura un tocco in più di umanità che, certo, aiuterà noi tutti a guardare con più simpatia agli Stati Uniti d'America. Alessandro Robecchi |
Post n°139 pubblicato il 20 Gennaio 2007 da arielasterisco
Social Forum di Sesto Fiorentino, 19 gennaio 2007
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Post n°138 pubblicato il 08 Gennaio 2007 da arielasterisco
E' giusto uccidere un tiranno? Posta in modo così secco, la domanda - riemersa in improbabili paragoni tra l'impiccagione di Saddam Hussein e la fucilazione di Benito Mussolini - non può che avere una risposta altrettanto secca: sì, è giusto. Almeno finché il tiranno è in sella, finché la sua morte è il passaggio obbligato verso la libertà, finché non c'è altro mezzo che il tirannicidio. E sono questi «se» a fare la differenza. La differenza che chiama in causa il contesto storico con cui il giudizio etico qualche rapporto lo deve pure avere. Altrimenti ogni cosa diventa uguale al suo contrario, e tutto si annulla. Gabriele Polo |
INFO
Per salvare la famiglia, bene fondamentale della nostra società.
Per seguire le leggi di natura che prevedono
l'unione tra un uomo e una donna.
Per garantire la continuità della specie...
VIETIAMO IL SACERDOZIO!
Inviato da: ludolupo
il 12/03/2008 alle 13:21
Inviato da: king_eddie
il 11/06/2007 alle 20:48
Inviato da: poltrona3
il 22/05/2007 alle 17:08
Inviato da: arielasterisco
il 22/05/2007 alle 12:31
Inviato da: silvia.to
il 20/05/2007 alle 21:03