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Pensieri in una domenica di sole

Post n°1915 pubblicato il 12 Maggio 2024 da Vince198

 

dopo l'innamoramento..

 

L’amore per … Socrate.

Com’è noto, Socrate non lasciò alcuno scritto, tutto quello che sappiamo di lui ci è stato tramandato da Platone e a quest’ultimo, per chi vuole, va indirizzata la nostra attenzione. A quel tempo in questo tema ci furono spesso dispute molto “accalorate” in cui i partecipanti espressero il loro pensiero, allora come oggi, l’essenza più importante, irrinunciabile della vita stessa, proprio di tutta la vita.

Il pensiero di questo grande filosofo ateniese, in questo argomento, lo si potrebbe riassumere nell’affermazione che segue:

«Io so di non sapere, ma ho episteme dell’Amore… perché me l’ha insegnato una donna.»

Giusto per chiarire la parola «episteme» significa una conoscenza che vive di sé stessa, rifulge di luce propria, non ha bisogno di nient’altro!

C’è di che restare stupefatti che in un mondo (allora  molto più di oggi) in mano agli uomini, dove il genere femminile è stato niente di più distante dal pensiero filosofico e dalle riflessioni sul mondo, in quanto  avvicinato più alla … pazzia che al pensiero logico, ecco che Socrate sull’amore accende un faro, una luce che illumina una donna: Diotima di Mantinea , sacerdotessa che educò il giovane Socrate alle vie dell’Amore.

La leggenda di quel tempo narra che ai festeggiamenti per la nascita di Afrodite, dea della bellezza, parteciparono, fra i tanti, due personaggi:

Poros (Ingegno) e Penìa (Povertà).

Dall’unione dei due nacque Eros, che per esser stato concepito durante la festa di Afrodite, è per sua natura amante del bello. Però, sempre secondo Socrate, nella similitudine di quegli “attori”, l’amore non è sempre rose e fiori, semmai spesso e volentieri è anche aspro, percorrenza di vie difficili che mettono alla prova la consistenza di quel sentimento.

In altri termini per Socrate l’amore è simile a un ponte tra “l’uomo e il caos”, tra la miseria dell’essere vivente e la potenza del divino.

Quando ci si innamora ci si può trasformare ed è forse questo motivo che cerchiamo nell’Amore: dissiparci per un attimo per tuffarci nella totalità della “follia” di quel sentimento che si concretizza in fiducia e riconoscimento dell’altro.

Una (lucida) follia? Beh.. è sempre un momento di indefinibile piacere per l’anima e per il corpo. L’Amore è simile ad una danza dove l’abbraccio serve a trattenere e l’amplesso per perdersi nella pienezza di quel legame di cuore.


Tralascio questo pensiero filosofico che mi sembra un eccesso di puntualizzazioni non tutte condivisibili, per dire che l’Amore è semplicemente un sentimento disinteressato, fortissimo ed incondizionato, tal che lo si può ben immaginare, soprattutto come gratificazione interiore, condividendone la sua essenza con quel bellissimo inno di S.Paolo che ho citato in altre occasioni, che riscrivo ben volentieri e che semplifica gioiosamente la vita, il cammino di chi ne è profondamente avvinto:

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi l'amore,
sarei come un bronzo che risuona
o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi la pienezza della fede
così da trasportare le montagne,
ma non avessi l'amore,
non sarei nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato,
ma non avessi l'amore,
niente mi gioverebbe.
L'amore è paziente,
è benigno l'amore;
non è invidioso l'amore,
non si vanta,
non si gonfia,
non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia,
ma si compiace della verità.
Tutto copre,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.

L'amore non avrà mai fine.

Commenti al Post:
gianor1
gianor1 il 12/05/24 alle 18:41 via WEB
Bisogna giungere alla contezza del desiderio del pensiero che richiede l’assicurazione dell’amore, anche come dimensione materiale, per non cristallizzarsi nella solitudine di chi pensa. Infatti, la vita interiore acquisisce realtà solo quando viene allo scoperto e si mostra in una forma pubblica. Non farlo significa rinunciare alla propria specificità nel mondo e nel non lasciare apparire i nostri sentimenti. Shakespeare delinea bene questa specificità nel 18 sonetto d' amore:"Finchè ci sarnno un respiro e occhi per vedere questi versi (dedica alla sua amante) vivranno e ti materranno in vita". Lieta serata domenicale. Gian
 
 
Vince198
Vince198 il 12/05/24 alle 20:25 via WEB
Il tuo ragionamento è semplicemente perfetto: bisogna cogliere - in contemporanea aggiungo - l'attimo giusto che porta gli amanti in quella dimensione dove l'amore esterna tutta la sua forza, la sua bellezza, peculiarità che vengono colte da entrambi gli "attori" e ad esse abbandonarsi senza indugi. Non per nulla e non lo affermo per vanto, è nel mio dna essere sempre stato chiaro l'intento di declamare amore in qualsiasi condizione possibile se ne sono pervaso. Ancorchè il tuo riferimento al sonetto 18° di Shakespeare fra i più noti, famosi e conosciuti, esterna quella condizione indispensabile per una giusta corrispondenza di quel sentimento.
Grazie Gian, buona serata domenicale a te.
 
monellaccio19
monellaccio19 il 12/05/24 alle 19:22 via WEB
Come è distante, per nulla connesso e assolutamente estraneo, questo tuo post e il suo contenuto, con il tempo che viviamo. Anacronismo puro, nessun legame o filo sottile che possa legarli. Eppure, le radici, le nostre vetuste radici, nascono da quel tempo passato e remotissimo, un inopportuno raffronto e una comparazione, anche se possibili, risponderebbero come forzature e acuti paragoni improponibili. Di botto, pongo una domanda a bruciapelo e sciocca: "Ma oggi, a chi potrebbe mai interessare tutto ciò?". Guardandoci attorno, conoscendo gli aspetti generali di questa società, i suoi rigagnoli fognari, le sue bramosie, gli eventi poco accettabile per la loro natura perversa e micragnosa, i suoi limiti e i suoi eccessi, chi potrebbe essere attratto dal sublime lessico dei personaggi citati, dall' eccelso livello filosofico profondo, dei gentili signori nominati all'inizio? Socrate e Platone, mostri sacri del passato lontanissimo che se oggi provi a citarli ai giovani, troverai solo qualcuno che possa conoscerli e ricordarli per averli studiati a scuola. Scusami la tirata, ma ammetto e riconosco il tuo coraggio: sai di cosa scrivi ma non hai certezze circa i destinatari, i beneficiari e gli addetti ai lavori. Plaudo e mi inchino dinanzi alla tua proposta e l'unica cosa che mi resta della lettura è: Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L'amore non avrà mai fine. Su questo non ci piove e saremmo tutti d'accordo...a prescindere! Bella serata Vince.
 
 
Vince198
Vince198 il 12/05/24 alle 20:15 via WEB
Stamani, dopo il mio solito giro, guardando nel web la vita del filosofo greco non so perché, la frase da lui pronunciata mi ha invogliato ad approfondire, soprattutto per cercare di comprendere come, nel tempo, il sentimento dell’amore sia cambiato, se vuoi anche evoluto.
Tu sai che la moglie di Socrate, Santippe, oltre ad avere una trentina d’anni meno di lui, ebbe un caratteraccio che lo stesso Socrate faticò a sopportare. Eppure, poco prima che Socrate morisse Santippe - immagino con un senso di rassegnazione, gli disse: «Tu muori innocente» .. Il filosofo rispose: « E tu volevi che io morissi colpevole?»
Sinceramente una frase del genere a mio modo di vedere racchiude qualcosa che definire tenero e sincero, una forma d’amore quasi impercettibile però sostanziale d’amore, è il meno in questo dialogo fra coniugi.
Ho fatto questo excursus nel post per dire che le differenze ad oggi sono altamente marcate ma che, proprio nel dialogo di Socrate con la moglie e negli splendidi versi di S. Paolo, anche se la differenza è notevole per i tempi e le usanze in cui si sono svolti quegli eventi, il messaggio resta sempre circoscritto, detto in chiaro o in modo più sintetico, al tema che dovrebbe/deve unire le persone che si amano.
S. Paolo lo fa in modo più esplicito - in senso religioso, soprattutto in quella chiusa che hai sottolineato e che ho riportato in corsivo – stesso pensiero mio - pur essendo consapevoli che, oggi come oggi, la cultura possiamo denominarla “questa sconosciuta” per tanti giovani.
Sarò un illuso, uno che vede e legge cose che per tanti hanno poco interesse, tuttavia per me è importante, fonte di apprendimento, conoscere l’evoluzione dell’amore nel tempo, certi passaggi che, se colti nel loro vero significato, possono avere tanta importanza anche ai nostri giorni.
E ..si, mi rendo conto che cambiano i modi, ma spero che la sostanza sia degna di tale nome, vista – lo dico con un pizzico di tristezza - certa faciloneria, superficialità che leggo ad oggi in tanti ragazzi.
Grazie amico mio, trascorri una buona serata.
 
Alfe0Sassar0li
Alfe0Sassar0li il 13/05/24 alle 21:20 via WEB
Salutami a Socrate
 
 
Vince198
Vince198 il 13/05/24 alle 21:55 via WEB
Quando lo incontrerò gli darò il tuo link: son certo che ricambiera' di cuore
 
cassetta2
cassetta2 il 13/05/24 alle 21:31 via WEB
Si racconta che Socrate visitasse spesso il mercato di Atene. A chi gli chiedeva la ragione di tanto interesse, anche perché non vi acquistava nulla, rispondeva: «Vedo tutte le cose di cui non ho bisogno e di cui si può fare a meno nella vita».
 
 
Vince198
Vince198 il 13/05/24 alle 21:56 via WEB
Risposta degna del miglior "manuale" dell'ironia..
 
exietto
exietto il 13/05/24 alle 22:48 via WEB
interessantissimo post, e unico (tu). Grazie di questa conoscenza condivisa. Condividere (gratis) non fa parte del genere umano di oggi, forse anche di ieri, non so. a presto.
 
 
Vince198
Vince198 il 14/05/24 alle 00:31 via WEB
In tutta sincerità a me interessa che tu abbia gradito il mio post. D'altro canto mi piace scrivere pensieri che, in qualche caso, non sono molto comuni ma che racchiudono qualcosa da insegnare e/o che può tornare utile anche a chi ama altro genere di tematiche. In effetti c'è sempre qualcosa da imparare, sempre ... Ciao Ezio, buonanotte ^____^
 
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