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F A M E - Cap. 2

Post n°147 pubblicato il 11 Aprile 2012 da cloudonmyhead

 

132 chili

Questa stronza malefica non viene più. Come cazzo pensa che possa fare, io? Non c'è quasi più niente di commestibile, mi è toccato anche scongelare uno schifo di verdure in busta: neanche lo sapevo di averle nel congelatore, sarà sicuramente stata un'idea di quell'idiota di Luca. Lui e il suo cazzo di mangiare sano. Ci ho dovuto mischiare un barattolo di maionese solo per riuscire ad avvicinarle alla bocca.

Ho finito i biscotti, i crakers, i grissini e i taralli. Ho terminato le scorte di pasta e i sughi, e non c'è nemmeno più un pezzo di formaggio in tutta casa. Però non posso uscire per fare la spesa. Non posso rischiare gli sguardi della gente. Non mi lavo la faccia da non so più quanto tempo, né i denti, né i piedi e il mio corpo inizia a emanare uno strano odore di marcio, come tutto il resto qui dentro. Ma non posso lavarmi. Prima devo trovare qualcosa da mangiare, e poi nella doccia non ci entro più.

Il piccolo piange, piange, piange. Queste urla continue mi divorano il cervello, mi trapanano fin dentro l'anima, non le posso sopportare. Non capisco che abbia da piangere. Lui almeno non può lamentarsi. Son io qui quella che rischia di morire di fame. Lui no, ha il latte di sua madre. E di quello ce n'è in abbondanza in questo mastodontico seno che sovrasta la mia mole enorme. Forse posso usare il tiralatte e berne un po' anche io. Se fa bene a lui, farà bene anche a me. E' mio dopotutto. Sì, un po' di latte autoprodotto placherà questa fame.

 

 

 
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Rispondi al commento:
sanguemisto84
sanguemisto84 il 11/04/12 alle 15:59 via WEB
Commento globalmente qui le prime due parti: è scritto molto bene come racconto, d'altronde non avevo dubbi, la penna, pardon, le dita, da cui è partorito sono una garanzia :-) questo secondo capitolo mi ricorda una scena del film trainspotting (non so se l'hai mai visto) in cui una madre tossicodipendente con figlio piccolo al seguito va a comprarsi una dose da uno spacciatore in un appartamento e dopo essersela iniettata con i suoi "amici" cade in un sonno profondo che dura 2 giorni. Al risveglio il bambino non è più vivo. La crudezza della scena che hai descritto si avvicina a quella, solo che in questo caso il tunnel non è la droga ma da quanto intuisco una depressione fortissima. Spero che la protagonista riesca a "disintossicarsi" e ritornare in combutta con il mondo come prima. Inutile dire che attendo con ansia il seguito :-)
 
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