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Mi chiamo Lorenzo e tra le mie innumerevoli passioni vi è anche quello dell'astronomia. Sono stato in passato un membro attivo del Gruppo Astrofili di Rozzano (MI), e nonostante i miei interessi spazino tra innumerevoli altri campi, l'Astronomia rimane uno dei miei temi preferiti.

 

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La nostra Atmosfera

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La nostra Atmosfera Terrestre. Un sottile strato di gas stratificati che insieme al Campo Magnetico del nostro pianeta, ci protegge dalle radiazioni cosmiche.
L'inquinamento prodotto dall'uomo rischia di distruggere le nostre difese naturali, e la vita potrebbe scomparire per sempre.

 

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Saturn

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Saturno, il pianeta gigante più interessante del nostro Sistema Solare.

 

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WATCHING SATURN

Post n°48 pubblicato il 26 Dicembre 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buongiorno equipaggio! :-)

Mi scuso per la lunga assenza dovuta alla manutenzione dell'astronave ...

Oggi volevo parlare di come

GUARDARE SATURNO

In queste notti Saturno è ben visibile a partire dale ore 1:00 di notte, guardando in alto verso Sud.
Gradualmente poi si sposta vesro Sud-Ovest a causa della rotazione terrestre e si abbassa verso l'orizzonte.
Alla fine scompare nel chiarore dell'alba verso le 7:00 tramontando a Ovest.

Con un buon telescopio è possibile vederlo più o meno come schematizzato in figura.
Attualmente dista da noi 8,291 UA(Unità Astronomiche) e si trova nella costellazione del Cancro.

I puntini bianchi attorno a Saturno sono le sue lune più visibili.
Le descrivo da sinistra a destra:

Quella più a sinistra è Titano.
Subito dopo, un po' più in alto viene Tethys.
Più in basso, sulla sinistra di Saturno c'é Dione.
In alto a destra del pianeta c'é la mia cara luna Enceladus che da il nome a questo blog.
Alla sestra di Enceladus c'é Mimas, mentre più in basso c'é Rhea.
Un po' più distante, in alto a destra del pianeta c'é Hyperion.
Lultima luna, la più distante, a sinistra in basso nell'immagine è Iapetus.

Iapeto orbita infatti ad una distanza di ben 3 milioni e mezzo di chilometri da Saturno.
Il suo diametro è di 3.560 chilometri e compie una rivoluzione intorno al pianeta in poco più di 79 giorni.

Anche questa luna fu scoperta da Giovanni Domenico Cassini (di cui abbiamo già parlato nei messaggi precedenti), e le foto ravvicinate di questa luna furono scattate nell'Agosto 1981 dalla sonda Voyager 2.

Per ora ci frmiamo qui.
Presto partiremo alla volta di Urano! :-)
A presto equipaggio!


 
 
 

SATURN

Post n°47 pubblicato il 05 Dicembre 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Bentornati a bordo equipaggio! :-)

Dopo Giove la nostra nave si allontana sempre più dal Sole, verso lo spazio esterno.
Qui troviamo il secondo pianeta Gigante, dalle caratteristiche uniche nel suo genere.

Questo articolo lo dedico ad un carissimo amico di gioventù, scomparso prematuramente nel fiore dei suoi anni.
E portava lo stesso nome:

SATURNO

Sebbene abbiamo recentemente scoperto che tutti i pianeti giganti sono dotati di "anelli", Saturno è unico per la ricchezza e la luminosità dei suoi.

Il primo ad osservare gli anelli di Saturno fu Galileo Galilei, nel 1610 con il suo modestissimo telescopio.
Egli vide gli anelli in modo offuscato dalla cattiva qualità delle lenti ottenibili con le lavorazioni manuali dell'epoca, ed inizialmente li disegnò come se fossero due manici di tazza attaccati al pianeta.

Saturno è un pianeta gassoso leggerissimo, e la sua densità media è inferiore a quella dell'acqua.
Se vi fosse un mare abbastanza grande da contenerlo, Saturno galleggierebbe!

La composizione di Idrogeno e Elio lo rende molto simile a Giove, ma a causa della sua scarsa densità non esiste una zona di separazione netta tra l'atmosfera gassosa e la superficie liquida.

Come su Giove anche Saturno ha delle fascie atmosferiche parallele all'equatore e queste non ruotano attorno all'asse del pianeta alla stessa velocità. Ciò significa che non esiste un'unica velocità di rotazione del pianeta.
Alcune fascie compiono una rotazione completa in 10 ore e 14 minuti, mentre altre arrivano a ruotare in quasi 10 ore e 40 minuti, con circa 26 minuti di ritardo rispetto al resto del pianeta.

Nel 2004, quando la sonda Cassini-Huygens si avvicinava al pianeta, misurò la rotazione delle emissioni radio del pianeta in 10 ore 45 minuti e 45 secondi.

Dettagli sulla missione della sonda Cassini-Huygens sono riportati nel sito web di Enceladus di cui vi è un link nel menu di questo blog.

Fu proprio Christiaan Huygens che nel 1655, grazie all'utilizzo di un telescopio molto più potente di quello ysato da Galileo, scoprì che quelle strane "orecchie" di Saturno erano in realtà un anello.

Nel 1675 Giovanni Domenico Cassini scoprì che non era un singolo anello, ma diversi anelli concentrici, separati da larghi spazi. Lo spazio più ampio tra essi è denominato La Divisione di Cassini.

Saturno ha un campo magnetico simile a quello della Terra, e 20 volte più debole di quello di Giove
Gli anelli sono osservabili dalla Terra ad intervalli regolari, secondo l'inclinazione che Saturno assume nelle sue varie fasi dell'orbita rispetto all'eclittica.

L'atmosfera di Saturno raggiunge le 8 milioni di atmosfere (contro le 100 milioni di Giove) e la temperatura al nucleo è di 12.000 gradi (contro i 30.000 gradi di Giove).

Le lune di Saturno sono ben 18, ma le loro masse sono tutte molto più piccole di quelle della nostra Luna, fatta eccezione per Titano che ha una massa pari a 1,837 di quella della Luna terrestre.

Anche per i dati relativi a Titano, vi rimando al sito web Enceladus, il cui link è riportato a lato.

Delle Lune di Saturno e della luna Enceladus che dà il nome a questo blog, ne abbiamo già parlato nei post n.2 e n.3 dello scorso Marzo 2005.

DATI FISICI  E ORBITALI DI SATURNO:

Massa: 5,688 x 1026 kg (95 volte la Terra)
Diametro equatoriale: 120.536 km (9,5 volte la Terra)
Densità media: 0,69 g/cm
3
Periodo di rotazione medio: 10h 14m
Inclinazione dell'asse sul piano orbitante: 26,73°
Distanza media dal Sole: 1.426,98 milioni di km
Periodo di rivoluzione: 10.759,5 giorni terrestri
Eccentricità dell'orbita: 0,0556
Inclinazione sull'eclittica: 2,49°
Velocità di fuga: 35,49 km/s
Temperatura media alla superficie: 143°K


COMPOSIZIONE ATMOSFERICA:

Idrogeno (H):                    93%
Elio (He):                             5%
Metano (CH4):                  0,2%
Acqua (H2O):                    0,1%
Ammoniaca (NH3):          0,01%
Etano(C2H6):              0,0005%
Fosforo idrato (PH3):  0,0001%

Sempre disponibile per ulteriori approfondimenti!
A preso equipaggio! :-))

In ricordo di Dante "Saturno il notturno".

 
 
 

SL9 OBSERVATION

Post n°46 pubblicato il 03 Dicembre 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buongiorno equipaggio! :-)

Scusate l'assenza prolungata, a causa della semplice mancanza di ispirazione nello scrivere (In compenso ho chiacchierato al telefono come non facevo da anni! :-))

L'amico Shinedom ha richiesto un ulteriore approfondimento sull'osservazione della SL-9 trattata nel post precedente, per cui ora cerco di dare le informazioni che ho disponibili.

OSSERVAZIONI DELL'IMPATTO DELLA COMETA
SHOEMAKER-LEVI 9

Come suggeriva l'amico Shinedom l'impatto dei frammenti della cometa SL-9 fu osservato da alcuni potenti sistemi spaziali:

Il telescopio orbitante HUBBLE SPACE TELESCOPE (HST), il satellite tedesco a Raggi-X ROSAT (Röntgen Satellit), la sonda GALILEO che si trovava in traiettoria di Giove per studiarne la magnetosfera, la sonda ULYSSE che si trovava a 2,6 AU, e dalla sonda VOYAGER 2 che ormai si trovava già a ben 44 AU dal pianeta .

[NOTA: Per chi non se lo ricordasse, 1 AU (unità astronomiche ) è uguale alla distanza media tra Terra e Sole, ovvero a 149,6 milioni di chilometri]

In particolare la sonda Galileo si trovava a sole 1,6 AU da Giove, posizionata dal lato opposto di quello visibile dalla Terra ed ha quindi consentito di ottenere dati altrimenti inosservabili dalle altre due sonde-telescopy che sono in orbita attorno al nostro pianeta.

La sonda osservò quindi l'impatto del frammento più grande, avvenuto il 18 Liglio1994 alle 07:34 UTC e che lasciò una macchia scura ampia oltre 12.000 km generando un'esplosione nell'impatto pari a 6 milioni di megatoni di tritolo (750 volte la potenza dell'intero arsenale atomico del Mondo!) ...

Studi spettroscopici basati sell'assorbimento delle onde atomiche elementari tipiche di Giove, hanno evidenziato la formazione di Zolfo molecolare (S2) e Bisolfito di Carbonio (CS2).
Questa è stata solo la seconda volta si è rilevata la presenza di Zolfo in un corpo celeste.

Altre molecole rilevate sono state l'Ammoniaca (NH3) e l'Idrogeno Solforato (H2S).
Sorprendentemente non sono state rilevate molecole di Anidride Solforosa (SO2) .
Oltre ai composti dello Zolfo, sono stati rilefati emissioni di Ferro (Fe), Magnesio (Mg), Silicio (Si) ed acqua (H2O).

Le onde d'urto generate dagli impatti hanno a loro volta provocato delle "onde gravitazionali" come se una notevole massa di acqua e di Idrogeno Liquido Molecolare (Vedi post su Giove) avesse reagito come una specie di Tsunami spaziale di bibliche proporzioni, interferendo con il normale campo gravitazionale di Giove.

NELLA FOTO: Immagine all'Ultra-Violetto degli impatti su Giove, ripresi dal telescopio Hubble.

A presto equipaggio! :-)

 
 
 

SL9

Post n°45 pubblicato il 26 Novembre 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Saluti a tutto l'eqipaggio e bentornati a bordo! :-)

Con questo post intendo rispondere ad un quesito posto dall'amico SHINEDOM, in uno dei post precedenti.

LA COMETA
SHOEMAKER-LEVI 9

La notte del 24 Marzo 1993 dall'osservatorio di Monte Palomar in California (USA), la coppia di astronomi Carolyn e Eugene Merle Shoemaker, ed il loro collega David Levy scattarono una foto con il telescopio di 40 cm e vi rilevarono una cometa (la nona scoperta da loro) che fu catalogata inizialmente come D/1993 F2.

Dai calcoli effettuati dagli astronomi, la cometa doveva essere stata catturata nei primi anni '70 dalla forza di gravità del nostro Sole e quindi non era una cometa "nostrana" (come la Halley, per esempio), ma venuta dallo spazio esterno al nostro Sistema Solare.

I calcoli della traiettoria combinati con le interferenze gravitazionali dei nostri pianeti orbitanti, portarono presto gli astronomi a prevedere una collisione della SL9 con il pianeta Giove entro l'anno successivo.

Fu così che tra il 16 ed il 22 Luglio 1994 la cometa fu irrimediabilmente attratta dall'enorme forza di Gravità di Giove.
Quella forza spezzò la cometa in 22 grossi pezzi che caddero in sequenza sulla superficie di giove nell'arco di quei 6 giorni.

Lo spettacolo fu unico, ed i segni lasciati dagli impatti dei detriti della cometa rimasero a lungo visibili anche con un modesto telescopio.

A presto equipaggio! :-)

Nella foto in alto: I segni lasciati dalla cometa nell'atmosfera di Giove.

 
 
 

ABIOGENESI

Post n°44 pubblicato il 25 Novembre 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Saluti a tutto l'equipaggio! :-)

Nei post precedenti abbiamo preso in considerazione una delle ipotesi sulla nascita della vita nellUniverso: la panspermìa.

Oggi analizziamo un'altra ipotesi:

LA ABIOGENESI

Attorno al 1922 il biochimico sovietico Aleksandr Oparin ipotizzò la possibilità di generare materiale organico partendo da un'atmosfera di metano, ammoniaca e idrogeno.

Nel 1953 Stanley L. Miller e Harold C. Urey diedero vita ad un esperimento di laboratorio atto a verificare l'ipotesi di Oparin.
In un'atmosfera di acqua
(H2O), metano (CH4), ammoniaca (NH3) e idrogeno (H2)  quale doveva essere quella della Terra primordiale, vennero fatti scoccare dei fulmini nel tentativo di riprodurre le condizioni atmosferiche della Terra dopo un miliardo di anni dalla sua formazione, ovvero l'atmosfera di 3,5 miliardi di anni fa.

La teoria doveva dimostrare che i primi sistemi viventi dovevano essere capaci di sintetizzare le molecole organiche partendo da quelle inorganiche ed in particolare dall'anidride carbonica presente nell'ambiente.

L'esperimento di Miller ed altri successivi, dimostrarono la formazione di alcuni aminoacidi e cellule organiche con nucleotidi.

Ulteriori esperimenti ripetuti dallo stesso Miller nel 1998, hanno dimostrato che con procedimenti semplici e non troppo critici è possibile generare i primi "mattoni della vita".

Nonostante questi importantissimi passi per spiegare la formazione di materiale organico, ancora oggi non sappiamo quale sia stata quella "molla" che ha dato vita al primo organismo vivente primordiale, in grado di riprodurre sé stesso.

A presto equipaggio! :-)

In foto: l'esperimento di Miller

 
 
 

JUPITER, the god planet

Post n°43 pubblicato il 24 Novembre 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buonasera e bentornati a bordo a tutto l'equipaggio! :-)

Oggi parliamo di ...

GIOVE, il dio dei pianeti.

Dopo Marte, in ordine di distanza dal Sole, finiscono i cosiddetti pianeti terrestri ed iniziano i pianeti gassosi o giganti.

Giove è il quinto pianeta in ordine di distanza dal Sole ed è il più grande pianeta del nostro Sistema.
Esso rappresenta il 71% della massa totale dei pianeti che orbitano intorno alla nostra stella.

Il Sole ha comunque una massa che supera di quasi mille volte quella di tutti i pianeti del Sistema Solare messi assieme! ;-)

Grazie alla sua grande massa e basse temperature superficiali, Giove trattiene nella sua sfera gravitazionale tutti i gas leggeri (che invece i "pianeti terrestri" hanno perduto), quali l'Idrogeno e l'Elio.
Questo conferisce a Giove una struttura ed una composizione molto simile a quella del Sole.

Nonostante la sua mole gigantesca, giove ruota attorno al proprio asse ad una velocità maggiore di qualsiasi altro pianeta e visto che è quasi completamente gassoso, lo schiacciamento ai poli è evidente ed è osservabile anche con un modesto telescopio.

Sempre usando uno strumento modesto ed economico è possibile vedere nitidamente la fascie parallele all'equatore, costituite da gas freddi discendenti (fascie scure) e da gas caldi ascendenti (fascie chiare), ed una grande macchia rossa che è la sommità di una perturbazione ciclonica che dura almeno da 300 anni.

Nel 1610 Galileo Galilei osservando Giove con un telescopio di qualità sicuramente peggiore di quelli economici che si trovano oggi sul mercato, scoprì i primi quattro satelliti di Giove e che furono i primi satelliti planetari osservati dall'uomo dopo la nostra Luna.

Galileo chiamò le lune Io, Ganimede, Europa e Callisto e sono tutt'oggi conosciute come le Lune Galileiane.

L'atmosfera di Giove è costituita pel 88% da Idrogeno molecolare, per l' 11% da Elio e per l' 1% da Metano, Ammoniaca, Acqua ed Anidride Carbonica.

Un altro fatto che rende Giove simile al Sole è che esso irraggia una quantità di energia 2,5 volte maggiore di quella che riceve dal Sole.
Giove ha infatti una tempratura del nucleo che raggiunge i 30.000 gradi!

Sotto alla densa atmosfera gassosa, Giove ha un vero oceano di Idrogeno liquido molecolare.
Prima del suo nucleo formato da silicati di Ferro, Giove ha uno strato di
Idrogeno liquido metallico, ovvero atomi di Idrogeno ove a causa delle immense pressioni dell'atmosfera soprastante (circa 3 milioni di atmosfere) e dall'alta temperatura, gli elettroni si muovono liberamente come avviene normalmente nei metalli conduttori.

Questo dà luogo a forti correnti elettriche e magnetiche come se fosse una gigantesca dynamo naturale! O___o
Questo spiega anche perché Giove sia una potente fonte di onde radio.

Nel 1979 grazie alle sonde Voyager, abbiamo scoperto che anche Giove ha degli anelli, simili a quelli di Saturno, anche se molto più piccoli e sottili.
Di fatto abbiamo scoperto che tutti i pianeti gassosi (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) sono dotati di anelli, anche se quelli di Saturno rimangono i più vistosi.

L'anello più esterno di Giove si trova a circa 130.000 km dal centro del pianeta e si estende fino a 214.000 km, è largo 85.000 km circa e comprende due piccole lune: Amalthea e Thebe.
Un secondo secondo anello, più luminoso, è largo ben 6.400 kilometri ed è posizionato a circa 125.000 kilometri dal centro del pianeta. In questo anello troviamo anche due lune: Adrastea e Metis
Il terzo anello lambisce l'atmosfera gioviana ed è il più debole e difficile da osservare, è largo quasi 23.000 kilometri ed inizia a circa 100.000 kilometri dal nucleo.

Finora sono state osservate circa 17 lune che orbitano intorno a Giove.

La luna galileiana Io che ha un diametro di  3.630 km ed una massa di 1,22 volte quella della nostra Luna, è l'unico planetoide su cui sono stati finora osservati fenomeni vulcanici attivi simili a quelli che abbiamo qui sulla Terra.

Sulle lune Europa (diametro 3.138 km) e Callisto (diametro 4.800 km) si sono osservate superfici ghiacciate di acqua e fango, simili a quelle dei nostri Circoli Polari, e si ritiene che sia possibile la vita in forme elementari, come ad esempio i batteri.

Infine Ganimede ha un diametro di ben 5.262 km ed una densità di oltre 2 volte quella della nostra Luna.

Giove orbita intorno al Sole ad una distanza media di circa 778 milioni di kilometri.
Compie una rivoluzione completa in 11,86 anni.
Ruota su sé stesso in 9 ore 55 minuti e 28 secondi con un'inclinazione sull'eclittica di 3,12 gradi.

Dati fisici di Giove:

MASSA:         
1,9 * 1030 grammi (318 volte quella della Terra)

DENSITA' MEDIA:
1.326 g/cm3

DIAMETRO EQUATORIALE:
142.984 km (11.2 volte quello della Terra)

VOLUME:
1.431 * 1018 m3 (120.5 volte la Terra)

VELOCITA' DI FUGA:
59,54 km/s

TEMPERATURA SUPERFICIALE:
-121 °C


ATMOSFERA:

PRESSIONE ATMOSFERICA:
70 kPa

H (Idrogeno):                   86%
He (Elio):                          14%
CH4 (Metano):                  0,1%
H2O (Acqua):                    0,1%
NH3 (Ammoniaca):            0,02%
C2H6 (Etano):                   0,0002%
PH3 (Fosforo idrato):        0,0001%
H2S (Idrogeno solforato): 0,0001%

Infine diciamo che sulla stessa orbita di Giove si muovono due fascie di asteroidi, detti Trojani.
Ma di questi ne parleremo più avanti.

A presto equipaggio! :-))


SONDAGGIO:
http://blogamici.altervista.org/index.php?pg=3e4e238


 
 
 

FASCIA DI ASTEROIDI

Post n°40 pubblicato il 20 Novembre 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Bentornati a bordo equipaggio! :-)

Dopo la divagazione su una delle teorie sulla nascita della vita nell'Universo, torniamo ad analizzare il nostro Sistema Solare!

LA FASCIA DI ASTEROIDI E LA LEGGE DI TITIUS-BODE:
UN PIANETA PERDUTO?

Nel 1766 l'astronomo tedesco Johann Daniel Titius pubblicò una semplice legge geometrica con la quale era possibile prevedere la posizione delle orbite dei pianeti.

La legge fu poi divulgata nel 1772 da Johann Elert Bode che ne diede il nome, anche sembra che addirittura questa legge fu principalmente scritta da Christian Wolff nel ben più lontano 1724.

Questa legge dice semplicemente che la distanza dei pianeti dal sole A è uguale a (n+4), ove il risultato 10 rappresenta la distanza della Terra dal Sole (una unità astronomica UA), ovvero:

A=(n+4)

I valori di n erano attribuiti secondo questa regola:

0, 3, 6, 12, 24, 48, ecc. ...

Quindi, ne deriva che

Mercurio     0+4=4 (0,4 UA)
Venere        3+4=7 (0,7 UA)
Terra         6+4=10 (1 UA)
Marte      12+4=16 (1,6 UA)
........        24+4=28 (2,8 UA)
Giove       48+4=52 (5,2 UA)
Saturno 96+4=100 (10 UA)
Urano  192+4=196 (19,6 UA)

..............................................

Già proprio così!
Tra Marte e Giove manca un pianeta!

Cercando di capire perché non vi fossero pianeti a 2,8 UA, la notte del 1 Gennaio 1801 l'astronomo italiano Giuseppe Piazzi che si trovava all'osservatorio di Palermo, scoprì per caso il primo pianetino (o asteroide) che chiamò Cerere, venendo così ad occupare il "posto mancante" nella sequenza di Titius-Bode.

Oggi sulla stessa orbita, oltre a Cerere che misura 933 km di diametro, si contano decine di migliaia di altri piccoli corpi celesti ed è denominata "fascia di asteroidi principale".

Vedremo poi più avanti che vi sono altre fascie di asteroidi, sulla stessa orbita di Giove, ed altre ancora che passano periodicamente vicino alla Terra (si tratta dei NEO - Near Earth Objects).

La fascia principale di asteroidi, non è ancora troppo chiaro se si tratta di un pianeta sbriciolato oppure se è un pianeta che non ha mai potuto realmente aggregarsi a causa delle forti attrazioni del Sole e di Giove che si contrappongono.

A presto equipaggio! :-)

 
 
 

LA PANSPERMIA

Post n°35 pubblicato il 20 Novembre 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buongiorno a tutto l'equipaggio!

Con le parte 9 abbiamo terminato, e con delle informazioni più "fresche", la sezione dedicata all'esplorazione di Marte. :-)

Ora, prima di passare ad analizzare il resto del Sistema solare, ci soffermiamo ad analizzare il fenomeno della vita nell'universo:

La Panspermìa

Panspermìa è un termine che discende dal greco e siglifica "semi della vita ovunque".
Questo termine fu utilizzato per la prima volta dal chimico svedese
Svante Arrhenius che nel 1908 si riallacciò ad un'ipotesi già ventilata da Hermann Richter, il quale nel 1865 ipotizzava che la vita sulla Terra fosse stata portata da un meteorite contenente cellule organiche.

Richter non si era posto il problma di come delle cellule, o degli organismi monocellulari come i batteri, potessero sopravvivere alle alte temperature per l'attrito del meteorite con l'atmosfera terrestre, oppure come resistere alla forte radiazione ultra-violetta che vige negli spazi interstellari, ma si limitò a dire che se l'ambiente planetario potesse offrire le condizioni idonee allo sviluppo della vita, questa sarebbe sbocciata convalidando le intuizioni di Charles Darwin che vedono in questa situazione il punto di partenza per il processo evolutivo.

Arrhenius suppose invece che spore di dimensioni intorno al decimo di micron sospinte dalla radiazione solare avrebbero potuto raggiungere Nettuno in circa 15 giorni, ed il sistema di Alfa Centauri in 9000 anni.
La radiazione ultra-violetta presente nello spazio è del resto letale solo in presenza di aria, ove avvengono i fenomeni di ossidazione che distruggono il materiale organico.

Nello spazio invece, in assenza di aria, sarebbe sufficiente un leggero scudo di carbone, spesso solo un decimo di millimetro, per proteggere una spora che anche se rimasta a lungo a temperature prossime allo zero assoluto non perderebbe comunque la sua capacità di germinare. Lo spazio interstellare del resto è pieno di polveri di grafite e silicati che quindi le spore hanno già un ottimo scudo naturale alle radiazioni! ;-)

Un fenomeno simile avviene anche sul nostro pianeta, ove una terra sterile può germogliare se messa a contatto con l'aria che trasporta le spore, e persino nella Terra del Fuoco (Chile estremo meridionale) ove il buco nell'Ozono lascia passare una notevole quantità di radiazione ultravioletta che sterilizza tutto.
Sotto le rocce però la vita continua! :-)

Più tardi anche il fisico inglese Francis Crick (scopritore della struttura del DNA insieme a James Watson, e morto il 28 Luglio 2004) fu un accanito sostenitore della panspermìa ma secondo lui il germe della vita fu portato da un'astronave aliena senza equipaggio.

Questa ipotesi fantascientifica, ci sembra più reale ora che abbiamo scoperto che proprio noi terrestri abbiamo infestato Marte con il Bacillus Safensis, con le nostre sonde! O____o

L'astronomo britannico Fred Hoyle (morto il 20 Agosto 2001) ed il suo collaboratore e matematico Chandra Wickramasinghe (tuttora in vita) sostennero l'ipotesi della panspermìa dicendo che nello spazio esiste in abbondanza tutta la materia prima necessaria per la formazione di molecole organiche e che la presenza di acqua farebbe scaturire la vita e quindi la sua crescita ed evoluzione.

Anche grazie a questa ipotesi oggi si tende a pensare che le comete, con il loro nucleo di acqua ghiacciata, possano essere i vettori della vita nell'universo.

Che i micro-meteoriti che cadono sulla terra con una frequenza/massa totale di 300 quintali al giorno, siano vettori di batteri e virus, lo dimostrerebbe il continuo proliferare di nuovi virus influenzali.

Nel 1918, quando i viaggi intercontinentali non avvenivano con gli aerei, ma solo con le navi che dovevano viaggiare per mesi negli oceani, si sviluppò un'epidemìa influenzale dello stesso virus che colpì contemporaneamente Boston (USA) e Bombay (India).
Un fatto inspiegabile dal punto di vista epidemiologico!

Un'ultima nota curiosa riguarda sempre l'astronomo Fred Hoyle, che nel 1961 diede vita, in collaborazione con la BBC inglese, alla serie televisiva A COME ANDROMEDA, scritta dallo stesso Hoyle.

Nella foto in alto: Francis Crick, scopritore della struttura del DNA.

Nei prossimi post parleremo di una teoria alternativa allo sviluppo della vita: La Abiogenesi.

A presto equipaggio! :-))

 
 
 

Mars Exploration(Part 9)

Post n°34 pubblicato il 13 Novembre 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Bentornati a bordo equipaggio! :-)

Mi scuso per la prolungata assenza causa impegni di lavoloro all'estero.
Purtroppo ogni tanto mi capiterà, e senza preavviso ... :-(

Ma adesso torniamo alla nostra
ESPLORAZIONE DI MARTE
(Parte 9)

Riallacciandoci alla precedente "parte 8", in Inghilterra sta per essere pubblicato proprio in questi giorni un libro di Alan Burdick, intitolato OUT OF EDEN, nel quale si ribadisce che nessuna delle sonde che raggiunsero la superficie di Marte erano davvero sterili.
Questo spiegherebbe il proliferare del
Bacillus Safensis
rilevato dai rovers.

Lo scorso 12 Agosto 2005 la NASA ha lanciato la missione Mars Reconnaissance Orbiter (MRO).

Il lancio era previsto per il giorno 9, ma alcuni dubbi sulla affidabilità degli strumenti giroscopici del missile Atlas V-401 equipaggiato con uno stadio superiore Centaur, hanno imposto un ritardo per consentirne le opportune verifiche.
Il lancio avrebbe dovuto quindi avvenire il giorno 11, ma a causa del maltempo ed anche di letture errate dei sensori del serbatoio dell'Idrogeno liquido, il lancio fu quindi riprogrammato per il giorno 12.

La missione MRO è stata studiata per localizzare un appropriato sito per l'atterraggio della missione PHOENIX prevista per l'Agosto 2007 e per la missione Mars Science Laboratory (MSL) prevista per il Dicembre 2009.

La missione MRO e le due successive sono missioni studiate per preparare la discesa dell'uomo su Marte.
La MRO sarà il quarto satellite artificiale della NASA che orbita attivamente nell'orbita di Marte.

GLi strumenti ad alta risoluzione a bordo della MRO individueranno quindi i siti più adatti per l'atterraggio delle due missioni successive.
E anche dotata di sofisticati strumenti di trasmissione dati, in modo da essere utilizzata come "ponte radio" verso la Terra delle future comunicazioni dalla superficie di Marte.
Inoltre sarà in grado di inviare dati e segnali utili alla navigazione sulla superficie del pianeta (Una specie di satellite GPS per Marte!)

La MRO entrerà in orbita di Marte nel Marzo 2006 passando sull'emisfero Sud a circa 400 km di altezza.
Per 27 minuti consecutivi verranno accesi i 6 motori principali per ridurre la velocità da 2900 metri al secondo (10.440 km/h) a 1900 m/s (6.840 km/h).

La stabilizzazione dell'orbita tramite la tecnica dell' Aerobraking (una tecnica che sfrutta l'attrito delle molecole dell'atmosfera del pianeta per ridurre la velocità della sonda), durerà circa 5 orbite eseguite nel tempo di una settimana terrestre.

L'orbita finale del satellite sarà fortemente ellittica ed avrà il suo perielio a soli 300 km di altitudine dalla superficie marziana, mentre al suo afelio sarà a ben 45,000 km di distanza dal pianeta.
Il periodo di rivoluzione (un giro completo) sarà di 35 ore.

Ed ora un breve cenno in dettaglio alla strumentazione a bordo della MRO, costruita presso la Lockheed Martin Space Systems :

In foto: Rappresentazione pittorica della sonda MRO

Arrivederci a presto, equipaggio! :-))

 
 
 

I'm back!

Post n°33 pubblicato il 10 Novembre 2005 da Encedalus

Ciao a tutti! ^_____^

Sono tornato! Ora mangio e poi vengo a scrivere qualcosa.
(Ho un mal di testa terribile ...)

A presto equipaggio! :-)

 
 
 

K40506A

Post n°32 pubblicato il 29 Luglio 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

C'è un nuovo pianeta del nostro Sistema Solare recentemente scoperto dal Technological Institute Of California.

Il pianeta era stato tracciato fin dallo scorso anno, ma prima di darne notizia si è voluto attendere numerose conferme dei risultati e l'annuncio ufficiale verrà dato a Cambridge, il prossimo Settembre.

Per ora il pianeta non ha un nome ufficiale, e quindi viene indicato con il numero di catalogazione automatica degli strumenti di osservazione computerizzati.
K40506A, appunto.

Nella foto in alto è riportato cerchiato, così come la piccola zona del sensore CCD lo vede attualmente.

L'orbita di questo pianeta è fortemente ellittica e, mentre in alcuni momenti si può trovare in posizione più vicina di Plutone, in altri momenti si posiziona a distanze maggiori di Nettuno.

Per darvi un'idea di come si osserva lo spazio oggi, vi riporto di seguito uno stralcio dei tabulati computerizzati dai quali si identificano e si studiano gli oggetti celesti più lontani:

=======================================
2005 0726  Contained biases, NO domes, skyflats I+ND4,V+ND4 and 108 objects
                        in BVRI
----------------------------------------------------------------------
SAOimage SCANNING RESULTS

Electronic noise/fraying along lower ~10 pixels continues.
Problem with "dead zone" on left and bottom margins continues.
Bad pixel areas circa 528,763 and 774,245

.... OMISSIS ...

rccd050726.0011.fits    K40506A
rccd050726.0023.fits    "V504 Cen"
rccd050726.0024.fits    "V504 Cen"
rccd050726.0048.fits    J1655-40 broken-belt artifact
rccd050726.0062.fits    "possible nova sco"
rccd050726.0080.fits    "V691 CrA"


.... OMISSIS ...

E' il susseguirsi di tabulati giornalieri come questo, che gli scienziati analizzano e studiano, al fine di individuare nuove stelle e nuovi pianeti.

Un lavoro un po' meno affascinante di come molti di voi avevano immaginato, vero? :-))

 
 
 

MARS EXPLORATION (Part 8)

Post n°30 pubblicato il 28 Luglio 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Bentornati a bordo, equipaggio! :-)

Come abbiamo visto molte missioni trattate nei post precedenti, sono tutt'ora in essere, ed ormai stiamo raggiungendo le missioni più attuali de ...

L'ESPLORAZIONE DI MARTE (PARTE 8)

Il 2 Giugno 2003 l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) lanciò dal cosmodromo di Baikonur (Космодром Байконур in Russo) sito nei pressi di Tyuratam, in Kazakhistan, la missione MARS EXPRESS.

La missione MARS EXPRESS si compone di un modulo orbitante e del modulo lander BEAGLE 2, il quale trasporta uno piccolo spettrometro ed un braccio meccanico per "scavare" qualche centimetro di suolo marziano.

La sonda etrò nell'orbita di Marte il 25 Dicembre 2003 e lo stesso giorno iniziarono le manovre per far atterrare il modulo BRAGLE 2.

Sfortunatamente si perse il contatto radio con la sonda BEAGLE 2 e non si potè più ristabilirlo.

Il modulo orbiter del MARS EXPRESS però portò a termine la missione, e trovò ghiaccio e acqua al polo Sud di Marte, convalidando di fatto quello che la NASA scoprì invece al polo Nord.

Il 10 Giugno 2003 la NASA lancio la missione MER-A (Mars Exploration Rover - A) che trasportava il rover SPIRIT che atterrò con successo nel cratere di Gusev, il 3 Gennaio 2004.

Il 7 Luglio 2003, nel frattempo, venne lanciata la missione MER-B che trasportava il rover OPPORTUNITY e che atterrò il 24 Gennaio 2004 nel Meridiani Planum, ove è concentrata una quantità considerevole di Ematite, il che fa supporre che un tempo in quella zona vi fosse stata molta acqua.

A parte alcune difficoltà tecniche che ritardarono di qualche giorno gli esperimenti (sembra a causa di una memoria danneggiata a bordo del rover OPPORTUNITY),  la sonda confermò non solo la passata presenza di acqua, ma che le rocce di quella zona fossero rimaste per millenni in acqua salata ... un mare dunque!

Le ultime notizie sono proprio di questi giorni ...

La prima, positiva, è che i rover hanno scoperto dei meteoriti caduti su Marte.
I primi meteoriti analizzati su di un altro pianeta! :-)

La seconda notizia non è davvero positiva, purtroppo.

Dalle analisi condotte dagli stessi moduli rover in questo mese di Luglio 2005, sembra che con essi si sia trasportato per errore un batterio dalla Terra: il Bacillus Safensis, e che quest'ultimo si stia riproducendo.

Il primo caso di infezione spaziale extramarziano, e purtroppo molto Terrestre! :-(

... I prossimi post riguarderanno le scoperte non convalidate scientificamente.
Come ad esempio il "volto umano" della "sfinge marziana"!

A presto equipaggio! :-))

 
 
 

MARS EXPLORATION (Parte 7)

Post n°29 pubblicato il 27 Luglio 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Buonasera a tutto l'equipaggio! :-)

Approfitto di questa "finestra di lancio" che il mio lavoro mi concede per proseguire a tutta velocità con i nuovi post riguardo l'esplorazione di Marte!

Con questo penso di recuperare i quasi due mesi di inattività e di assenza dal blog. ^___^

L'ESPLORAZIONE DI MARTE (PARTE 7)

c'è una cosa che non è stata detta nel post precedente, a proposito della missione del MARS POLAR LANDER.
Ovvero che la missione principale trasportava ALTRE DUE missioni secondarie: le DEEP SPACE 2.

Si trattava di fatto di due piccole sonde di soli 2,4 kg che avevano il compito di penetrare il suolo di marte per l'analisi in profondità.

Le sonde, di cui è riportata una foto in figura, vennero rilasciate dal modulo principale subito dopo l'entrata nell'atmosfera di Marte.

Senza nessun paracadute o retrorazzi, dovevano schiantarsi al suono ad una velocità di 640 Km/h, separandosi nei due pezzi visibili in figura e collegati tra loro solo dal cavo a spirale dei segnali elettronici, anch'esso ben visibile in figura.

La parte a forma di ogiva allungata doveva quindi penetrare il suolo marziano per una profondità di circa 60 cm, mentre la parte soprastante rimasta in superficie doveva trasmettere i dati alla sonda orbitante MGS (MARS GLOBAL SURVEYOR) di cui abbiamo parlato nei post #24 e #25, la quale doveva registrarli e successivamente inviarli alla Terra.

La missione si svolse esattamente secondo le fasi previste, ma per ragioni ignote le due sonde DEEP SPACE non trasmisero mai i dati al MGS.

Il ciclo di missioni sfortunate della NASA si interruppe con la missione del MARS ODYSSEY che aveva il compito di analizzare il suolo con il suo potente spettrometro a Raggi Gamma e a Neutroni, e quindi ricercare le prove dell'esistenza di acqua su Marte, anche in un remoto passato, nonché di passate attività vulcaniche.

Questo portò a rilevare un grosso deposito di Idrogeno situato nei primi 3 metri di profondità sotto alla crosta marziana, a circa 60 gradi di latitudine Sud.

Il MARS ODYSSEY fu lanciato il 7 Aprile 2001 da Cape Canaveral, in Florida, con un razzo DELTA II.
La sonda raggiunse Marte il 24 Ottobre 2001.

Le perfette condizioni di viaggio verso Marte, consentirono di effettuare pochissime correzioni di rotta, e la sonda risparmiò circa 200 kg di carburante, tuttora disponibile per eventuali manovre.

L'orbita della sonda si stabilizzò in modo definitivo il 19 Febbraio 2002 e gli esperimenti ebbero inizio.

Si analizzò l'emissione termica del pianeta, ed il 28 marzo 2002 gli strumenti confermarono la presenza di ghiaccio in alcune zone, a solo un metro di profondità dalla superficie.

 La missione del MARS ODYSSEY continuerà fino al Settembre 2006 registrando qualsiasi variazione nel clima, distribuzione del ghiaccio e le attività delle tempeste di sabbia, durante il passare delle stagioni.

... l'esplorazione continua ...

 
 
 

MARS EXPLORATION (Parte 6)

Post n°28 pubblicato il 27 Luglio 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Bentornati a bordo equipaggio! :-)

Proseguiamo con la nostra esplorazione del pianeta Marte!

L'ESPLORAZIONE DI MARTE (PARTE 6)

Ci eravamo lasciati con il fallimento sofferto della sonda giapponese NOZOMI.

Anche la NASA soffrì la perdita di due importanti sonde:
Il MARS CLIMATE ORBITER ed il MARS POLAR LANDER.

Il MARS CLIMATE ORBITER era una sonda di dimensioni 2,1x1,6x2 metri ed aveva un peso al decollo di 629 kg, di cui 291 kg erano di carburante.

Fu lanciata da un razzo DELTA-7425 che era composto da un razzo Delta-Lite, da 4 booster laterali a combustibile solido e da un terzo stadio STAR-48.

Il lancio avvenne il 11 Dicembre 1998 da Cape Canaveral e la manovra di inserimento nell'orbita di Marte avvenne il 23 Settembre 1999 alle 09:01 UTC.

Alle 09:06 la sonda entrò nel cono d'ombra di Marte e sarebbe dovuta riapparire alle 09:27 e quindi ristabilire il contatto radio con la Terra.

Il contatto invece non fu mai più ristabilito.

Si scoprì poi che vi fu un errore colossale tra i tecnici che programmarono la missione:
I tecnici americani utilizzarono le unità di misura inglesi per i parametri di calcolo, mentre i tecnici europei utilizzarono quelle metriche.

Fu così che la sonda, invece di entrare in orbita a 150 km di altitudine, si portò a soli 57 km entrando così nell'atmosfera marziana, danneggiandosi irreparabilmente.

Il MARS POLAR LANDER invece fu lanciato il 3 Gennaio 1999, con un razzo identico a quello del CLIMATE ORBITER, e raggiunse Marte il 3 Dicembre dello stesso anno.

Il POLAR LANDER entrò nell'atmosfera con il suo scudo termico ben orientato iniziando a rallentare fio a 500 m/sec e ad un'altitudine di 7,3 chilometri si aprirono regolarmente i paracadute.
Infine atterrò azionando i retrorazzi.

Dopo questa fase era prevista una pausa di 6 ore per ricaricare le batterie, dopodiché avrebbe dovuto iniziare a trasmettere le immagini registrate durante la discesa, le immagini della zona attorno alla zona di atterraggio ed i suoni catturati dal microfono di bordo.

In realtà la trasmissione non ebbe mai inizio e così si perse il contatto con la sonda.

P.S.- Nella foto in alto, una rappresentazione pittorica del MARS POLAR LANDER.

... l'esplorazione continua ...

 
 
 

STS-114

Post n°27 pubblicato il 27 Luglio 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Piki mi ha chiesto ulteriori informazioni sull'equipaggio del DISCOVERY.

L'equipaggio della presente missione (STS-114) è composto da sette persone: Eileen Collins (comandante), James Kelly (pilota), Charles Camarda, Wendy Lawrence, Soichi Noguchi, Steve Robinson e Andy Thomas (specialisti di missione).

In alto, la foto dell'equipaggio.

Si noti che la sigla di missione STS sta per SPACE TRANSPORTATION SYSTEM.

Si tenga presente che nel frattempo è stata approntato anche lo shuttle ATLANTIS per la missione STS-121 e che, secondo le norme di sicurezza varate dopo il disastro del COLUMBIA, è pronto al decollo nel caso si rendesse necessaria una missione di salvataggio nello spazio.

Lo shuttle DISCOVERY ha fatto il suo primo volo il 30 Agosto 1984, mentre lo shuttle ATLANTIS ha fatto il suo primo volo il 3 Ottobre 1985.

A presto, con il proseguimento della nostra esplorazione di Marte e le risposte ai quesiti di Nowadays!

:-)

 
 
 

SPACE SHUTTLE IS BACK!

Post n°26 pubblicato il 26 Luglio 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Piccola nota informativa.

IL RITORNO DELLO SPACE SHUTTLE!

Oggi, alle 16:39 ora italiana, 10:39 al Kennedy Space Center in Florida, lo space shuttle Discovery ha dato inizio alla missione STS-114 che porterà scorte di ossigeno, cibo e acqua alla stazione orbitante internazionale (ISS).

I membri dell'equipaggio, i cui nomi e le rispettive missioni individuali sono elencati nei commenti del post #23, rientreranno sulla Terra alle ore 05:46 del 7 Agosto (11:46 in Italia)

FILMATO DEL LANCIO (Richiede RealPlayer):
http://www-pao.ksc.nasa.gov/kscpao/videos/metafiles/ksc_072605_rtf_launch.ram

FOTO AD ALTA RISOLUZIONE:
http://www.nasa.gov/images/content/123182main_05pd1735.jpg

 
 
 

MARS EXPLORATION (Parte 5)

Post n°25 pubblicato il 24 Luglio 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Saluti a tutto l'equipaggio!

O troppo o niente ... Ecco quindi che proseguiamo l'esplorazione del "nostro" pianeta Marte con un post immediatamente successivo! ^___^

L'ESPLORAZIONE DI MARTE (PARTE 5)

Nel post precedente abbiamo parlato del MGS (Mars Global Surveyor).

L'MGS era anche equipaggiato con un altimetro laser, che ha consentito di tracciare in maniera precisa e definitiva la mappa topografica di Marte, completando ufficialmente la sua missione il 31 Gennaio 2001.

Possiamo quindi dire che tutte le altre informazioni pervenuteci, incluse le foto dello SPIRIT vicino al suo sito di atterraggio, sono informazioni extra dovute dall'estendersi della missione del MGS (Vedi post precedente).

Il magnetometro ed il riflettometro elettronico (MAG/ER) installati sul MGS hanno scoperto che il campo magnetico marziano non è universalmente generato da un "core" di ferro-nickel come avviene nel nucleo terrestre, ma bensì è generato da talune zone sotto la crosta marziana.

L'MGS ha anche scoperto che la superficie della luna Phobos, è ricoperta da uno strato di ben 3 metri di polvere cosmica depositatasi nei millenni.

Soltanto un mese dopo il lancio del MARS GLOBAL SURVEYOR, il 4 Dicembre 1996 la NASA lanciò  a bordo di un identico razzo DELTA il MARS PATHFINDER.

Il 4 Luglio 1997 il MARS PATHFINDER atterrò nella zona chiamata Chryse Planitia.

Dopo l'atterraggio la sonda aprì i suoi pannelli solari, liberando contemporaneamente il modulo rover Sojourner.

Il nome "Sojourner" fu dato in onore di Sojourner Truth, schiava nera vissuta ne 1800 negli USA, che combattè per l'abolizione dello schiavismo in america e per la parità dei diritti delle donne.

Il rover Sojourner ha avuto il compito dell'analisi ravvicinata di suolo e rocce, rilevandone la composizione e lo stato di radioattività.

L'intero progetto è stato diretto dal già menzionato JPL (Jet Propulsion Laboratory) che è l'ente ufficialmente responsabile del MARS EXPLORATION PROGRAM il quale a sua volta fa parte del programma DISCOVERY della NASA.

La foto in alto riporta l'immagine del rover Sojourner ripreso dalla telecamera della sonda Pathfinder.

Il sito di atterraggio sul pianeta rosso, dapprima chiamato ARES VALLIS fu successivamente rinominato CARL SAGAN MEMORIAL STATION in onore di Carl Edward Sagan, già menzionato nei post precedenti quale direttore del SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) e divulgatore delle scienza verso il pubblico generico.

L'entrata in orbita e la successiva discesa fu controllata da un sistema di paracadute.
A pochi secondi dall'impatto con il suolo marziano la sonda PATHFINDER è stata completamente avvolta da un sistema di Air-bag che ne ha assorbito l'urto.

La missione del MARS PATHFINDER si è conclusa il 27 Settembre 1997, inviando 16.500 immagini dalla sonda fissa, e 550 immagini dal rover.
Ha inoltre inviato 15 analisi chimiche del suolo e molti dati sui venti e sul clima di Marte.

Dopo questi successi però, seguirono una serie di fallimenti.

La sonda giapponese NOZOMI (che significa "speranza") lanciata il 3 Luglio 1998, ebbe una serie di guasti di cui il principale alla valvola del carburante che, dopo esser passata vicino alla Terra per avvantaggiarsi della "fionda gravitazionale" il 20 Dicembre dello stesso anno, perse carburante e la spinta prevista per dirigersi verso Marte risultò insufficiente.

La sonda incontrò comunque altre possibilità di correggere la rotta e di dirigersi verso Marte, ma ogni volta avveniva un guasto diverso e tutte le manovre possibili, che si protrassero fino al 14 Dicembre 2003, risultarono vane.

L'lultima manovra fu fatta per evitare che la sonda si schiantasse sul suolo di Marte perché non essendo previsto l'atterraggio, la sonda non era stata sterilizzata e quindi si è voluto evitare che batteri terrestri potessero contaminare il pianeta rosso.

... l'esplorazione continua ...

P.S. - Scusate se ho scritto due post uno dietro l'altro, ma non so quando potrò scrivere ancora ... spero molto presto!

A preso equipaggio! :-)

 
 
 

MARS EXPLORATION (Parte 4)

Post n°24 pubblicato il 24 Luglio 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Saluti a tutto l'equipqggio!

Mi scuso per la prolungata assenza, ma impegni di lavoro mi hanno consentito solo pochi minuti, non sufficienti per scrivere un post ...

Oggi però, dovrei farcela, e quindi ...
Allacciate le cinture! La nostra missione all'esplorazione del pianeta Marte continua!!! ^___^

L'ESPLORAZIONE DI MARTE (PARTE 4)

Prima di proseguire riporto qui di seguito le FINESTRE DI LANCIO, ovvero le date in cui lanciando una sonda dalla Terra, questa possa raggiungere il pianeta Marte (calcolando anche il tempo del viaggio e la posizione dei pianeti che ne frattempo si modificano) nel più breve tempo possibile.

  • Novembre/Dicembre 1996
  • Dicembre 1998-Gennaio 1999
  • Aprile 2001
  • Giugno-Luglio 2003
  • Agosto 2005
  • Ottobre 2007
  • Dicembre 2009

___________________________________

Dopo il fallimento del programma Sovietico PHOBOS nel 1988, la NASA riprese le missioni con il lancio del MARS OBSERVER il 25 Settembre 1992.

La missione aveva il compito di stabilire con esattezza la composizione della crosta marziana, definire in modo definitivo la topografia e il campo gravitazionale del pianeta rosso, stabilire la natura del campo magnetico marziano e definire la distribuzione di polveri e gas nell'atmosfera marziana, nonché il loro migrare durante i fenomeni meteorologici stagionali e di conseguenza studiare la struttura ed i moti dell'atmosfera di Marte.

Parte della struttura e l'elettronica della sonda MARS OBSERVER, era direttamente derivata dalle sonde Satcom-K and DMSP/TIROS utilizzate in precedenza per lo studio di asteroidi che orbitano nelle vicinanze del nostro pianeta.

Il sistema era alimentato da 6 pannelli solari (di cui si pensava di utilizzarne solo 4, vista la vicinanza al Sole), mentre per i periodi in cui la sonda si fosse trovata nell'ombra del pianeta, l'alimentazione sarebbe stata garantita da 2 batteria Ni-Cd da 43 Ampere ciascuna.

Sfortunatamente la NASA perse il contatto con la sonda il 21 Agosto 1993, appena 3 giorni prima della prevista manovra di messa in orbita su Marte.

Non sappiamo se la sonda eseguì comunque il programma automatico di raccolta di dati.

Oggi la sonda si trova anch'essa in orbita inerte intorno al Sole, come accadde per la missione del MARINER-3 (Vedi post #21).

La missione costò circa 980 milioni di dollari, ma non tutto andò perduto, e parte della strumentazione sviluppata allora fu nuovamente utilizzata nelle missioni MARS GLOBAL SURVEYOR (1996), MARS ODYSSEY (2001) e la MARS RECONNAISSANCE ORBITER (2005).

Il 7 Novembre 1996 il lancio del razzo DELTA-7925 che portava in carico la sonda MARS GLOBAL SURVEYOR (che per brevità chiameremo MGS), segnò il ritorno della NASA e del JPL (Jet Propulsion Laboratory) dopo quasi 20 anni, con nuove missioni verso il pianeta rosso.

L' MGS era fabbricato dalla Lockeed-Martin Astronautics negli stabilimenti di Denver, ed era costituito da una scatola di forma rettangolare con dei pannelli solari estensibili ai lati, quasi fossero delle ali.
(Nella foto in alto è riportato uno schizzo pittorico del MGS).

La sonda viaggiò per oltre 750 milioni di chilometri e dopo 300 giorni di viaggio il MARS GLOBAL SURVEYOR si inserì in un'orbita polare l' 11 Settembre 1997.

L'orbita era velocissima, di soli 22 minuti, e fortemente ellittica.
Raggiungeva un'altezza di soli 262 chilometri sorvolando l'emisfero Nord, mentre si allontanava fino ad oltre 54.000 chilometri quando sorvolava l'emisfero Sud.

Successivamente l'MGS compì una serie di manovre di rallentamento che lo portarono a modificare l'orbita fino a raggiungere i 110 chilometri, entrando in contatto con l'atmosfera marziana e subendone ulteriori rallentamenti per l'attrito con le particelle dei gas.

Questo attrito comportò il leggero piegamento di uno dei pannelli solari, e la NASA decise di portare l'MGS fuori dall'atmosfera fino a quando non fu constatato che l'incidente non avesse comportato danni specifici alla struttura della sonda.

La sonda MGS è tutt'ora attiva e recentemente ha fotografato il modulo lander SPIRIT (30 Marzo 2004), il modulo orbitante MARS ODISSEY (Aprile 2005) ed il MARS EXPRESS.

 ... l'esplorazione continua ...

 
 
 

MARS EXPLORATION (Parte 3)

Post n°23 pubblicato il 05 Luglio 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Saluti a tutto l'equipaggio! :-)

Continuiamo imperterriti nella nostra esplorazione del pianeta Marte!

L'ESPLORAZIONE DI MARTE
(PARTE 3)

Proseguendo nelle missioni MARS, l'Unione Sovietica lanciò nel 1973 le sonde orbitanti MARS-4 e MARS-5, nonché le sonde Orbiter/Lander MARS-6 e MARS-7.

Delle quattro missioni menzionate, solo la MARS-5 riuscì a trasmettere circa 60 immagini prima che il trasmettitore entrasse in avarìa.

La sonda lander della missione MARS-6 riuscì a trasmettere alcuni dati durante la discesa verso il pianeta, ma poi si schiantò sulla superficie distruggendosi.

Le sonde sovietiche MARS-4 e MARS-7 invece, sbagliarono rotta e non riuscirono nemmeno ad avvicinarsi al pianeta.
Con questo ultimo fallimento l'URSS interruppe le missioni MARS.

Nel 1976, dopo la cancellazione del programma VOYAGER, la NASA iniziò il programma VIKING.

Le sonde VIKING-1 e VIKING-2 erano composte anch'esse di un modulo orbitante basato sull'architettura del passato MARINER-9, e di un modulo lander di nuova concezione.

Il modulo lander era costituito in alluminnio con tre piedi per la stabilizzazione in atterraggio.
Il modulo era alimentato da due Generatori Termici a Radio-isotopi (RTG) contenenti Plutonio-238.

I due generatori RTG avevano un diametro di 58 cm ed alti 28 cm, e ciascuno forniva un'energia di 30 Watt a 4,4 volt.
I picchi di assorbimento invece, erano tamponati da 8 batterie al Nickel-Cadmio da 28 Volt, in grado di erogare 8 Ah.
(Scusate gli eccessivi dettagli tecnici ... Si vede che sono anche un ingegnere elettronico? ;-))

La propulsione necessaria per lasciare l'orbita ed entrare in traiettoria discendente verso Marte, era assicurata da 12 razzi ad Idrazina (N2H4) Disposti in 4 gruppi in grado di assicurare una spinta di 32 Newton, imprimendo un'accelerazione di 180 m/s.

Nella foto allegata è riportato il modulo lander del Viking, vicino a CARL EDWARD SAGAN, professore, scienziato ed astronomo, promotore di numerose missioni spaziali volte alla ricerca di vita intelligente, e massimo divulgatore della scienza verso il pubblico generico.

Potremmo dedicare questo Blog, proprio a Carl Edward Sagan (1934-1996), per la sua opera di divulgazione anche attraverso il cinema e la televisione [Vedi serie televisiva COSMOS ed il film CONTACT con Jodie Foster, del 1997]

Il modulo lander trasmetteva le immagini e i dati attraverso due trasmettitori (uno era di backup) da 20W ciascuno operanti a 381 MHz, verso il modulo orbitante.
Quest'ultimo ritrasmetteva i dati verso la Terra con un trasmettitore di 30W, dopo aver registrato i dati su di un nastro magnetico dalla capacità di soli 40 milioni di bit (8 bit = 1 byte, ovvero 5 mega-byte).

L'Unione Sovietica dal canto suo, riprese le missioni su Marte con il programma PHOBOS, nel 1988.

Le sonde PHOBOS-1 e PHOBOS-2 erano destinate allo studio del pianeta e delle sue lune, Phobos e Deimos.
PHOBOS-1 perse il contatto mentre era ancora in rotta verso Marte, mentre PHOBOS-2 ebbe un'avaria pochi minuti prima di rilasciare due moduli lander destinati alla superficie della luna Phobos, e si perse definitivamente il contatto.

... continua ...

 

 
 
 

LE SONDE SOVIETICHE

Post n°22 pubblicato il 02 Luglio 2005 da Encedalus
Foto di Encedalus

Saluti a tutto l'equipaggio! :-)

Piccola foto anatomica delle sonde sovietiche MARS-2 e MARS-3, trattate nel post precedente ...

La parte soprastante a forma di fungo è di fatto il modulo lander, costituito dal tipico scudo termico per proteggersi dalle alte temperature di attrito durante la fase di contatto con l'atmosfera di marte, a velocità prossime ai 6 m/s.

La sonda era alta 4,1 metri e larga 2 metri con i pannelli solari retratti. Mentre raggiungeva una larghezza di quasi 6 metri con i pannelli solari estesi come mostrato in figura.

Al momento del lancio, la sonda pesava complessivamente 4.650 kg (incluso il carburante per le manovre spaziali).

Il modulo orbiter pesava da solo 3.440 kg mentre il modulo lander pesava 1.210 kg.

Ricordiamo che per mettere in orbita queste sonde nel 1971, i russi dovettero impiegare il potente razzo PROTON.

... continua ...

 
 
 
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