Creato da Prisoner.Of.Soul il 05/04/2008

Prisoner Of Soul

Queste gioie violente hanno fini violente. Muoiono nel loro trionfo, come la polvere da sparo e il fuoco, che si consumano al primo bacio.

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SOME WORDS

I think the highest and lowest points are the important ones. Anything else is just... in between. I want the freedom to try everything.

The body was the soul's prison unless the five senses are fully developed and open. He considered the senses the 'windows of the soul.' When sex involves all the senses intensely, it can be like a mystical experence.

Give me a reason, but don't give me a choice, 'cause I'll just make the same mistake... again.

 

 

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Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 19 Luglio 2008 da Prisoner.Of.Soul






I ricordi sono di quanto più dispettoso e infido ci sia nella vita.

Quando il tuo cuore, quando la tua anima si decide a voltarsi dalla parte opposta, spesso loro ritornano per proprio conto. Così, dal niente. Come un'esplosione accecante ti travolgono, ti disorentano e tu non sei altro che un burattino nelle loro mani.
Io ad esempio non rincorro mai il ricordo del mio desiderio di farla finita. Perchè certe cose, penso, è meglio dimenticarle.

Non sono mai stato nessuno. Non ho mai fatto nulla neanche per diventarlo. Troppo chiuso in me stesso, troppo inchiodato al mio muro immaginario, trattenuto da catene fatte di mancanze e di violenze. Tutto questo quando non ero altro che un bambino diventato un po' più alto del metro e trenta.
In quel periodo per quanto ci provassi, a scuola finivo sempre per fare a botte con qualcuno, e quando tornavo a casa, invece, c'era qualcun altro che finiva per dare botte a me, o a mia madre. Insomma, non molte cose giravano per il verso giusto.

E poi arrivò il giorno in cui tutto smise di esistere. In cui tutte le luci si spensero e tutti i rumori si fecero silenziosi. Persi mia madre. La persi, forse, nel modo peggiore in cui si può perdere qualcuno... sempre se esiste un modo migliore. Certo è che sono stato arrabbiato con lei per molti anni per quello che aveva fatto. E la mia rabbia la sfogavo sulle cose, e sulle persone che si prendevano gioco di me... per qualsiasi cosa essi lo facessero.

Poi ho imparato a tenerla un po' a posto quella rabbia, e la sfogavo solo per conto mio... scrivendo e scrivendo.

Poi un giorno sono cresciuto. Senza saperne nè quando e nè il perchè. Nè tanto meno il come. Mi sono ritrovato a pensare che quella stanza nella casa dei miei zii materni era troppo stretta. Mio cugino mi andava troppo stretto. Tutto era troppo stretto per l'angoscia che mi esplodeva dentro. E così a 18 anni presi quelle poche cose che avevo e me ne sono andato via.
Vivere da solo credevo mi lasciasse più respiro, ma non fu così. A volte il silenzio rotto solo dal mio stesso respiro era peggio delle prese in giro di mio cugino.
Così rispolverai la chitarra di mia madre. Imparai a suonarla meglio. E questo a volte serviva a combattere quell'urlo silenzioso che si imadroniva della casa... e di conseguenza di me.

Ed arrivò il giorno in cui capii che ero perdutamente innamorato della mia ragazza. Che il solo pensiero della sua voce, e dei suoi occhi mi calmava. Mi faceva dimenticare le botte subite, gli insulti messi da parte... e a volte mi faceva dimenticare anche quanto mi mancaasse mia madre.
Ma a volte la tua vita viene scritta da un crudele scrittore. Uno di quelli di romanzi semi-macabri e semi-novelle rosa. Per cui, se questo scrittore decide di buttare la tua vita sul tragico, gli basta scrivere un paio di pagine e tutto il tuo mondo finisce di nuovo.

E perdi tutto.

Così decidi di non voler vedere cosa c'è scritto alla prossima pagina, al prossimo capitolo.
Ed allora prendi un'auto. Vai fuori città, dove non ci sono altro che campi, un albero qua e là e silenzio. E forse non hai ancora deciso  bene che cosa fare, o forse sì. Ma poi ti ritrovi solo spinto a forte velocità verso un albero che sarà il punto. Il punto finale della tua storia.

Ma poi ti risvegli, qualche tempo dopo, in un posto che non sai riconoscere.
All'inizio tutto era confusione. Non sapevo chi erano le persone che si avvicinavano. Non sapevo neanche alcuni nomi delle cose. Non sapevo dov'ero, e soprattutto non sapevo perchè sentissi tutto quel male.
Ora ricordo quel male. Un dolore lancinante ad ogni minimo movimento. Cosa di cui non puoi fare a meno quando sai di non poterti muovere. Ma tutto è molto lontano... offuscato. Senza senso come la foto di una montagna vista su una rivista.
La cosa peggiore, forse, era il mal di testa. Ce l'avevo in continuazione, che dormissi o fossi sveglio. E la cosa mi faceva essere fuorioso, con chiunque mi si avvicinasse. Dall'ifermiera più gentile a quelli meno disponibili.

Poi anche il male diminuì un po'. Ma non la mia rabbia. E la rabbia venne poi sostituita da uno strano senso di... rassegnazione.
Non mi arrabbiavo più spesso. Non tendevo ad alzare la voce oltre modo così come mi succedeva prima.
Mi sentivo succube di qualche cosa che non potessi gestire. Come se fosse qualcun altro a manovrare tutto quello che facevo, tutto quello che mi succedeva.

Ho iniziato a buttarmi da una storia all'altra. Cose che finivano nel giro di pochi mesi. Non ero innamorato come dicevo, ma ogni volta, quando la storia finiva, stavo male. Pur sapendo di non aver vissuto quella storia "alla mia maniera". Eppure sentivo l'angoscia salire.

Ho iniziato a frequentare più spesso una psicologa.
La odiavo con tutto me stesso, perchè io cercavo di dimenticare qualsiasi cosa, anche tutte quelle cose che mi ritornavano alla mente come dei boomerang lanciati anni fa e tornati indietro di colpo.
Io cercavo di cancellare tutto, e lei me lo estraeva come un animale pericoloso viene estratto dalla sua tana. Violentemente e senza pietà.
Ed ho passato notti a tremare, seduto sul letto. Per il male alle ossa e per quanto mi sentissi solo e stupido. A volte mi svegliavo sudato dappertutto. Non un solo centimetro della mia pella era asciutto. E così tentavo di alzarmi, dimenticandomi che ancora non riuscivo a camminare.

Ora tutto questo sembra essere lontano.
Ora non ricordo così bene il dolore alla gamba. Il dolore al ginocchio. Il dolore al torace delle costole rotte. Qualche volta si fa' sentire il dolore alla caviglia, e soffro ancora di non troppo frequenti mal di testa...

... non li ricordo, ma so che ci sono stati.

Quello che non riesco a ricordare è se quello che sono ora, lo ero anche prima. Se su quell'auto, la persona che si è buttata contro ad un albero è la stessa persona che vedo ogni mattina ed ogni sera riflessa sullo specchio.

Non so se sono riuscito a liberarmi di quella persona, perchè a volte tutto ritorna.

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