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Messaggi del 13/07/2015

Trestevere de maggio

Post n°1838 pubblicato il 13 Luglio 2015 da valerio.sampieri
 

Trestevere de maggio

Ed ella in polacchetta e in vestarella bianca dietro la finestra, le imposte chiuse, pe' nun fasse vede' che je la da vvinta, trepidante, ascolta la voce del su' regazzo e in cuor suo gli risponde:
«Fiore de mela,
Quant'è ccontento er core de chi tt'ama!
E chi nun te pò ama', Ddio quanta pena!»

Giggi Zanazzo
(estratto dal brano "Trestevere de maggio")

 
 
 

La mojje martrattata

La mojje martrattata

Porco bbú e vvia, (1) tu cce sei stato a ccena,
e a mmé ’na pulentina rada rada
m’ha da serví de semmola e de bbiada, (2)
e mme fai puro (3) la cantasilena! (4)

E cche! mm’hai trova (5) in mezzo d’una strada,
io che tte fo da Marta e Mmadalena?! (6)
Ma abbada (7) veh, pporcaccio a ppanza piena,
c’una le paga tutte, Angiolo: abbada.

Io sto a ccroscetta, (8) e llui torna acciuffato (9)
co ’ggni sorte, pe ddio, de mastramucci! (10)
Ah! nnun fà (11) ccorna a tté ppropio è ppeccato!

Sta’ attenta, fijjo, (12) perch’io sarto er fosso. (13)
Hanno ggià uperto l’occhi li gattucci: (14)
io fo tiratte (15) er cazzo ar pettorosso. (16)

Giuseppe Gioachino Belli
Roma, 15 gennaio 1833
Sonetto 748

Note:
1 Bu e via, cioè bu e quel che segue della parola: insomma, senza complimenti, buggerone.
2 D’ogni e solo cibo.
3 Pure.
4 Cantilena: qui, per «brontolio».
5 Trovata.
6 Ti servo in ogni aspetto; da moglie e da fantesca.
7 Bada.
8 A digiuno: dal far la croce sulle labbra col pollice.
9 Accipigliato.
10 Stravaganze.
11 Fare.
12 Le donne si servono del participio feminino, parlando anche ad uomini.
13 Rompo il freno.
14 Mi sono illuminata.
15 Ti fo tirare.
16 Tirare il cazzo al pettirosso, o a pettirossi: vale «morire».

 
 
 

La commare secca

Post n°1836 pubblicato il 13 Luglio 2015 da valerio.sampieri
 

La commare secca

La possin'ammazzalla 'ndó' se trova!
Te pôi annisconne quanto ppiù tte pare,
ma nun ce scamperai tu a la commare:
nun credo che tte servirà la prova.

All'arberi pizzuti tutti vanno
e lo pôi dì in un zacco d'artri modi.
Si hai da stirà le cianche nun te godi
la ggioia de scoprì né 'r dove e 'r quanno.

'N' antra maniera è annà all'antri carzoni,
pe' ddì che vai a ffà ttera pe' cceci:
mo' ddatte 'na grattata de cojoni!

Sai come lo diceva Bbelli, ... posso?
Nun credo lo dicevano li Greci:
si mmori, tiri er cazzo ar pettorosso.

Valerio Sampieri
12 luglio 2015

Note:
La commare secca è la morte ed il sonetto indica alcune locuzioni che si usano -o usavano- per esprime l'atto di morire:
annà all'arberi pizzuti
annà a ffa' terra pe cceci
stirà le cianche
annàssene all'antri carzoni (usata da Zanazzo. L'antri carzoni sono quelli che si usano per vestire il morto, quelli del "vestito buono".)
tirà er cazzo ar pettorosso.

Per l'ultimo modo di dire, si veda il sonetto 748 di Giuseppe Gioachino Belli "La mojje martrattata", la cui ultima terzina recita:

Sta’ attenta, fijjo, perch’io sarto er fosso.
Hanno ggià uperto l’occhi li gattucci:
io fo tiratte er cazzo ar pettorosso.

(Bada, perché perdo le staffe. Ora comprendo tutto, ho aperto gli occhi: io ti faccio tirare il cazzo al pettirosso - ti faccio morire).

 
 
 
 
 

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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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