ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Giugno 2012

TESTIMONIANZA DI SUSY: MARIA CI PORTA A GESU' E QUESTA E' LA NOSTRA STRADA

Post n°7271 pubblicato il 30 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«In questa bellissima giornata dedicata a Medjugorje, io trovo una fonte vitale, un’energia positiva per andare avanti».

Ho conosciuto Susy a Desio e l’ho ritrovata con piacere a Rho, durante l’incontro di preghiera organizzato da Mir i Dobro il 20 maggio. E’ una persona come tante altre. Una famiglia felice, composta da suo marito e la figlia. Una vita normale, semplice. E come spesso succede, avere una vita normale significa anche scontrarsi con i problemi fisici, con le malattie. Problemi che lei affronta in maniera semplicemente fantastica. Ecco la sua storia:

«Ho quarantotto anni. Ventiquattro anni fa, tre settimane prima del matrimonio, sono stata operata di due cisti tumorali: un tumore benigno, l’altro maligno. Ero all’oscuro di tutto. Mi sono sposata e al ristorante sono stata male. Hanno chiamato un medico che mi ha fatto un’iniezione e dato delle gocce che ancora adesso non so cos’erano, anche se suppongo possa essere stato il valium, sapendo ora la malattia che avevo.»

«Vengo a casa dal matrimonio ma non sto mai bene: ogni sabato un pronto soccorso diverso, un ospedale diverso. Finché trovo un bravo medico: "non ti do nessun farmaco, ti ricovero e ti dico cos’hai." Meno male che è stato così perché dopo avermi ricoverata, quel medico mi disse che avevo la sclerosi multipla. Purtroppo quel giorno lì è stato bruttissimo: mi ero appena sposata, avevo l’idea della famiglia, aver tanti figli. Il medico mi disse: "sappi che per il momento non puoi rimanere in gravidanza perchè ti devo dare un chemio terapico come cura."»

«Fatta questa cura per diciotto mesi, avrei potuto cercare la gravidanza, ma neanche a farlo apposta (la fortuna era sempre dalla mia parte), mio marito ha avuto un incidente in moto, tentando di entrare in coma. Era stato portato in un’ospedale ma non era stata riconosciuta che la cosa grave era l’ematoma che aveva in testa. E’ stato portato all’ospedale Niguarda di Milano dove me l’hanno messo in neuro rianimazione e me lo davano fuori pericolo dopo settantadue ore.»

«Ringraziando il Signore - perchè ora posso dire proprio così: io ho questa consapevolezza che Maria e Gesù mi sono sempre stati vicino. Ci sono arrivata adesso perchè ho questo cammino di fede e ho scoperto Medjugorje. Ma prima non era così per me e neanche per mio marito - è venuto a casa, è guarito con tutto il tempo che ci è voluto. Quando siamo stati tutti e due sereni, abbiamo cercato la gravidanza, ma il neurologo mi ha detto: "sappi che nella tua condizione hai il 50% di rimanere in carrozzella". Ho detto a mio marito:"se viene la gravidanza è Gesù che ce la manda, siamo tranquilli".»

«E’ arrivata questa gravidanza, ma non è stata semplice. E’ stata travagliata, ma grazie all’amore di mio marito e alle prestazioni del mio ginecologo...il dottor Codella (è fantastico, della provincia di Como) ... è nata Veronica, la mia principessa. Veronica, un nome che già dice tutto: vera icona, una vera immagine del Signore.»

«Nel frattempo noi continuiamo la nostra vita, con gli alti e bassi della mia malattia. Poi mio marito è rimasto a casa dal lavoro, causa questa crisi. Però non è stata una sfortuna: doveva essere così, doveva essere nel disegno del Signore. Grazie a mio marito che è stato a casa dal lavoro, siamo andati a Medjugorje: non avrebbe mai lasciato il lavoro per fare un pellegrinaggio... Sono andata a Medjugorje e sono rinata. Sono rinata perchè lì ho trovato un’energia positiva, una forza. ... E vi parlo dopo una trentina d’anni di malattia, di sclerosi multipla. Faccio fatica durante il giorno. La mia quotidianità non è facile, però con Gesù e Maria si affronta tutto»

«Analizzando la mia vita mi sono accorta che nelle due rianimazioni che ha avuto mio marito, quando era in coma in ospedale, Gesù e Maria ci sono sempre stati vicino. Anche con la mia gravidanza, il mio sostegno erano Loro. In tutte le mie difficoltà ci sono sempre stati Loro di fianco a me ad aiutarmi. E tutt’ora, anche se mi appoggio a tante persone - a far da mangiare ad esempio mi appoggio a mia figlia - mi sono resa conto che il Signore mi da la forza per andare avanti, mi sostiene.»

«Ogni persona che incontro gli dico: "andate a Medjugorje, magari anche solo per curiosità, poi tanto ci pensa Maria a cambiare tutto, ma andate a Medjugorje, perchè è la salvezza di tutti noi, perchè Maria ci porta a Gesù e questa è la nostra strada."»

«Vi ringrazio e spero che la mia testimonianza vi possa esser utile, perchè niente è perduto e dobbiamo essere sempre felici, perchè Maria ci dice di sorridere e sorridendo, possiamo andare lontano. Grazie.»

Fonte: www.guardacon.me/?A=Blog&p=559 -

 
 
 

DA SERVO DI PANNELLA A FIGLIO LIBERO DI DIO

Post n°7270 pubblicato il 30 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

E’ uscito nelle librerie il pamphlet online di ben 208 pagine, “Da servo di Pannella a figlio libero di Dio” (Fede&Cultura 2012 ), scritto dall’ex tesoriere dei radicali, Danilo Quinto, ora convertito cattolico e deciso a denunciare le squallide trame che reggono il partito politico con il maggior tasso di odio anticlericale.

Quinto, che è stato custode degli affari societari del partito per vent’anni,  nel 2005 ha rotto drammaticamente con Pannella, è stato denunciato e condannato per l’appropriazione indebita di 230 mila euro, e, a sua volta, ha fatto causa per 5 milioni di contributi mai pagati, tredicesime e ferie non retribuite, danni morali e materiali. In questo libro ha aperto i suoi ricordi, rivelando, ad esempio, il macchinoso progetto di far eleggere Emma Bonino alla presidenza della Repubblica, gli accordi che consentono alla loro radio di ricevere decine di milioni di euro l’anno, più gli importi della legge sull’editoria, più le quote di finanziamento pubblico per la loro lista, più il danaro proveniente dall’accordo elettorale con il PD, più le pensioni dei loro ex deputati. Vengono fuori situazioni interne al partito, mai conosciute prima, come quando «Pannella entra in riunione mano nella mano con l’ultimo dei suoi fidanzati, imponendolo come futuro parlamentare».

Nel 1980, il leader radicale, accoglie Gaetano Quagliariello (un altro “pentito”, ora cattolico) a casa sua per annunciargli le dimissioni da vicesegretario, facendosi trovare nudo dentro la vasca da bagno, in pieno digiuno, sospirando parole patetiche: “E tu vorresti dimetterti proprio ora, lasciandomi in questo stato?”. Pannella, ha scritto Quinto, si fa anche riprendere dalle telecamere a bere la sua urina, durante gli stati di digiuno, che però è «fatta bollire prima del digiuno e conservata in frigorifero, al fine di allungare i giorni dell’impresa nonviolenta», come viene raccontato dal suo medico di fiducia d’allora, anche lui radicale. Scrive Quinto: «Ho visto piangere persone che dal vivo osservavano questa scena, ignare di come tutto, anche i digiuni, possano essere programmati e preparati nei dettagli, a livello scientifico». Non a caso Pannella non ha mai perso un chilo in vita sua, anzi!

Nell’anticipazione di due capitoli, scaricabili da Panorama.it (ripresi in parte anche da Dagospia), viene fuori il retroscena del ridicolo siparietto organizzato dai radicali il 20 aprile 2002 durante il programma televisivo Buona Domenica, condotto da Maurizio Costanzo, quando chiamò in diretta (dopo lunghi accordi con i radicali in settimana) il Presidente della Repubblica Ciampi. I sospetti di tutti, comunque, si fanno realtà: «il digiuno è utilizzato da Pannella come arma di seduzione e di potere. I digiuni di Pannella servono innanzitutto ad azzerare il dibattito interno, perché di fronte a un digiuno nessuno si permette d’interloquire politicamente, di discutere, e l’unico elemento di riflessione riguarda la salute del capo, rispetto alla quale sono tutti molto partecipi. Si sentirebbero soli e abbandonati senza di lui, incapaci persino di pensare, tanto sono abituati a essere, tutti, dei meri esecutori», scrive l’ex tesoriere.  Danilo Quinto svela anche che le campagne plateali e gli istrionici anatemi servono tutti ad un solo scopo personale, l’unico che prema davvero ai pannelliani: «Raggiungere l’obiettivo dell’audience, mostrando in televisione e sui giornali il suo volto perennemente in lotta per i più deboli e i più indifesi». Un partito politico «dove il denaro, tanto denaro, veniva dilapidato», la «più formidabile macchina mangiasoldi della partitocrazia italiana» come recita la copertina del libro.

Emergono anche tematiche inquietanti, ovvero quei «legami ambigui e ricattatori Marco Pannella possa godere nei confronti del potere e di quante lusinghe – consapevolmente – per accattivarselo e tenerselo buono, il potere usi nei suoi confronti. Inquietante è la capacità di Pannella di avere rapporti complessi – e qualche volta misteriosi, anche se spesso è egli stesso, nella sua megalomania a darne notizia – con le varie forme di potere segreto, parallelo a quello istituzionale». Si parla di massoneria, dello strano feeling con Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e dei numerosi tentativi di mettere Ernesto Nathan, più volte Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, alla guida del comune di Roma. Si parla dello stretto legame con Licio Gelli (e figlio), capo della P2, che nel 1987 fu sul punto di candidarsi nelle liste del Partito Radicale per ricevere così l’immunità parlamentare (non si concretizzò a causa del poco tempo a disposizione, che non avrebbe permesso l’organizzazione di una campagna elettorale destinata al successo).

Al “successo” di Pannella, purtroppo, hanno contribuito numerosi cattolici (che ancora oggi in parlamento sono favorevoli al finanziamento pubblico della “sua” radio) e anche sacerdoti (oltre che pornostar), come il prete anticattolico Andrea Gallo (il “don” non lo merita da un pezzo) e don Antonio Mazzi (il prete mediatico che vuole abolire i seminari). Pannella è riuscito perfino ad intortare una suora delle Minime Oblate, Marisa Galli, in realtà già traviata dal femminismo radicale nel 1974, quando ruppe con l’ordine religioso, abbandonando la vocazione. Venne eletta alla Camera nel giugno del 1979, divenendo presto  divorzista, abortista, per i diritti di gay e lesbiche, per la liberalizzazione totale della droga, donna immagine per le denunce contro “l’oscurantismo vaticano”. Parlò dei radicali come «il movimento più autenticamente cristiano che abbia mai conosciuto», ma nel dicembre del 1980 -dopo la rottura- definì Pannella «un capo violento e autoritario, un dittatore». Passò al gruppo parlamentare della Sinistra indipendente e poi alla Democrazia proletaria, ad un certo punto sparì e di lei si persero le tracce. Nel 2006 Antonio Socci ha riportato le parole riferite a terzi di Carlo Casini, secondo cui Marisa Galli era finita in Romania, dove collaborava con un Centro di Aiuto alla Vita. Nel 2011 Andrea Galli l’ha trovata nell’abbazia benedettina “Mater Eclesiae” dell’Isola di san Giulio, nel Lago D’Orta, lei ha risposto con una lettera: «Nessuna intervista né orale né scritta. E’ una linea che ho preso, in accordo con la Madre Annamaria Canopi, all’entrata in monastero, so che non se ne stupirà perché ha già ben capito il mistero della Grazia nel cuore dell’uomo». Firmato: suor Maria Simona, il nome nuovo di una vita ritrovata.

La stessa vita ritrovata di Danilo Quinto, anche lui ingannato dal giogo radicale per poi approdare alla conversione e smettere gli abiti dell’ideologia, diventando per questo il nemico “numero uno” dei suoi ex compagni, rimasti nella loro disperata propaganda del nulla come valore nichilista da affermare.

Fonte: - www.uccronline.it -

 
 
 

PADRE GHEDDO NELLA FESTA DI SAN PIETRO SPIEGA IL MOTIVO PER CUI CRISTO SCELSE L'APOSTOLO COME PRIMO PAPA

Post n°7269 pubblicato il 30 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Padre Gheddo spiega il motivo per cui Cristo scelse l'Apostolo come successore per dirigere la comunità dei discepoli

San Pietro, l’Apostolo che Gesù ha scelto come suo successore nel dirigere la comunità dei suoi discepoli. Quali sono le qualità umane di Pietro, che hanno convinto Gesù a farne il primo Papa?

Pietro era capo di una compagnia di pescatori, un uomo autentico, onesto e trasparente, aveva leadership, bontà naturale, saggezza, prudenza e coraggio, esperienza di vita, buon senso. Però la caratteristica  fondamentale della sua vita è l’amore appassionato a Cristo e la fede in Lui. Quanti fatti nella vita di Pietro testimoniano questa fede e amore a Cristo!

Ricordiamo la triplice domanda di Gesù: “Piero, mi ami tu più di costoro?”. E la sua risposta: “Signore, tu sai tutto. Tu sai quanto ti amo!”. Non era una fede intellettuale, nutrita di studi, ma un amore totale alla persona di Cristo.

“E voi, chi dite che io sia?”. Pietro è stato il primo a dare la risposta giusta: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. “Volete andarvene anche voi?”. Pietro risponde: “Da chi andremo Signore?Tu solo hai parole di vita eterna”.

La fede e l’amore a Cristo lasciano però a Pietro tutti i suoi limiti e peccati. Si fa dire dal Maestro: “Via da me, o Satana! Tu ragioni come gli uomini, non pensi come Dio”. La notte del Venerdì Santo tradisce Gesù: “Non lo conosco”.

E quando Gesù è in agonia appeso in Croce, Pietro non si fa vedere, fugge lontano. Tutto questo avrebbe dovuto scoraggiare Pietro, renderlo pessimista, allontanarlo da Cristo. Invece, da uomo vero, era anche umile, riconosce il suo peccato, piange amaramente, crede dell’amore a Cristo che lo purifica, lo redime, lo rende sempre nuovo nonostante le sue colpe.

Ecco l’esempio più toccante di Pietro. Lo scoprirsi uomo e peccatore (“Allontanati da me – dice a Gesù – che sono un uomo peccatore”) non lo abbatte, sa che l’amore a Cristo vince tutto e riprende il cammino con nuova lena.

Gesù ama le persone autentiche e Pietro lo era. Ritorna sui suoi passi e nel Cenacolo è con Maria e gli altri Apostoli a ricevere lo Spirito Santo. Poi è pieno di coraggio e al Sinedrio, che gli proibiva di parlare ancora di Cristo risponde: “Bisogna obbedire a Dio prima che agli uomini”. Lancia la sfida ed è disposto a ricevere una buona dose di frustate, a farsi incarcerare e poi, alla fine della vita a morire crocifisso come il suo Maestro, addirittura con la testa in basso.

Questo San Pietro il primo Papa, che rappresenta non solo l’immagine della fede, ma è anche il primo Papa, il primo di una interminabile successione di Papi che ci tengono uniti a Cristo. Negli anni del Sessantotto, quando nella Chiesa si stava “infiltrando un acido spirito di critica e di divisione”, come diceva Paolo VI, la Provvidenza ha dato al nostro istituto, il Pime, un superiore generale che ha tenuto ferma la barra del timone orientato alla venerazione e obbedienza al Papa. E ha governato con paternità e mano ferma l’Istituto, salvandolo da una deriva che a quei tempi pareva quasi inevitabile.

Mons. Aristide Pirovano (1915-1997), fondatore della diocesi di Macapà in Amazzonia brasiliana (1946-1965) e superiore generale del Pime (1965-1977), era un uomo, come si dice, tutto d’un pezzo. Uno dei suoi “chiodi fissi” era l’amore e l’obbedienza a Cristo e al Papa. In tempi di  diffusi relativismi e confusione di voci, parlando e scrivendo ai missionari si riferiva spesso al Papa, fino a dire e ripetere questo slogan: “La mia linea è quella di stare sempre col Papa”.

Da uomo di fede, semplice e pratico qual era, non si fermava a discutere di temi che riguardavano la fede (lui diceva che la sua fede era quella che gli aveva insegnato la mamma): se il Papa aveva parlato, lui era d’accordo con Paolo VI. E aveva la capacità e il carisma di agire di conseguenza. Ecco alcuni passaggi del suo “Discorso ai missionari partenti”  tenuto il 22 settembre 1968 a Milano (si veda la sua biografia: P. Gheddo, “Il vescovo partigiano, mons. Aristide Pirovano”, Emi 2007, pagg. 455):

La Chiesa non è certamente nuova alle bufere e ha conosciuto nei secoli lo strazio e le eresie che dilaceravano la veste inconsutile di Gesù…. Ma dobbiamo anche ricordare che il male era circoscritto, limitato a zone d'influenza (non c'erano i moderni mezzi di comunicazione).

La Chiesa poi, in virtù della sua vitalità divina, una volta localizzato il male, reagiva come un corpo sano reagisce alle infezioni, e creava quelle antitossine che erano: più santità, maggior spirito di preghiera, scienza più approfondita e comunicata obbedienza più filiale e devota e generosa, così che il volto della Chiesa brillava più bello e più puro. Infatti la storia delle eresie è tutta costellata da santi di prima grandezza.

Oggi, purtroppo, cari confratelli, quello che vi aspetta non è un'eresia, uno scisma. A mio modo di vedere è qualcosa di ben più grave, di più pericoloso. Oggi, oserei dire, è la potenza delle tenebre che con un infernale gioco di astuzia e con profonde parvenze di verità e di scienza, tende a trasformarsi in angelo di luce e pretende di insegnare al popolo di Dio, ma specialmente ai leviti e ai sacerdoti, nuovi principi di sociologia, di filosofia e persino di esegesi biblica, di morale e anche di teologia dogmatica.

E questa manovra non è una lotta aperta e leale, ma subdola e sottilmente velenosa; si dice di non voler negare la fede ma solo di volerla rendere più comprensibile, più razionale, più facile; si dice di non voler negare la morale  ma di voler soltanto renderla più personale, mettendo in maggior evidenza, vorrei dire "deificare" la cosiddetta personalità umana.

"Non si nega il Concilio, dice Paolo VI, ma pensandolo già superato e non ritenendo di esso che la spinta riformatrice senza riguardo di ciò che quelle solenni assise della Chiesa hanno stabilito, vorrebbero andare oltre, prospettando non già riforme, ma rivolgimenti che credono da sé autorizzare, e che giudicano tanto più geniali quanto meno fedeli e coerenti con la tradizione, cioè con la vita della Chiesa, e tanto più ispirati quanto meno conformi all'autorità e alla disciplina della Chiesa stessa, ed ancora tanto più plausibili quanto meno differenziati dalla mentalità e dal costume del secolo". Così dice Paolo VI.

Ma esiste una medicina che garantisce la salute dell'anima, un'arma che garantisce la vittoria, un mezzo che ci rende invincibili.  Quale? La roccia su cui Cristo ha fondato la sua Chiesa: PIETRO, il PAPA. "Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa" (Mt. 16, 18).

E chi è il Papa? Rispondiamo con Paolo VI: "Il Signore stesso ha voluto definire la persona di Colui che Egli sceglieva come primo dei suoi discepoli, dalla missione che gli conferiva: non si sarebbe più chiamato Simone, figlio di Giona, ma Pietro, suo nome d'ufficio; dove è evidente che Gesù dava al suo eletto una virtù particolare, e un ufficio particolare, raffigurati l'uno e l'altro nell'immagine della pietra, della roccia; e cioè la virtù della fermezza, della stabilità, della solidità, dell'immobilità, sia nel tempo che nelle traversie della vita; e l'ufficio di fungere da fondamento, da caposaldo, da sostegno, come Gesù stesso disse nell'ultima cena a Pietro medesimo: "Conferma i tuoi fratelli" (Lc. 22,32). Pietro doveva essere la base sulla quale tutta la Chiesa del Signore è costruita. Il pensiero di Cristo è chiarissimo”....

"E' da ricordare poi, dice sempre Paolo VI, che nella Sacra Scrittura la figura della Pietra è dapprima riferita a Dio, come spesso si incontra nell'Antico Testamento; poi è riferita al Messia, a Cristo medesimo, la pietra viva e angolare (1Pietro, 2, 4-6). Ma poi da Gesù la figura della Pietra è attribuita al primo degli Apostoli. "Dio, Pietra, Cristo, Pietro, il Papa". Ecco, cari confratelli, l'unico parametro a cui tutto riferire: idee, dottrine, teorie, movimenti, tendenze, progetti, per verificare la loro ortodossia e la loro capacità di salvezza e di produzione di grazia. Cari confratelli, solo col Papa e nel Papa si viene ad attuare quella unità, quella comunione con Cristo e con Dio, unità per la quale Gesù rivolse al Padre quella sublime preghiera del Cenacolo; unità che si allarga in giri concentrici da Pietro all'ordine sacerdotale, e da questo a tutto il popolo di Dio. Obbedienza totale e devota, sincera e fattiva al Santo Padre.

Ecco la salvezza nostra e delle anime che saranno a noi affidate. Ho finito, cari confratelli, e termino chiedendo al Signore per me, e per tutti voi che partite, per tutti i membri della nostra famiglia missionaria, per tutto il Clero del mondo intero, la grazia di rimanere fedeli a questa invocazione: "Padre Santo, ecco la nostra docilità in ascoltarvi come Maestro; la nostra prontezza di obbedienza come a Pastore, la nostra generosa tenerezza di amore come a Padre delle anime nostre e di tutto il Popolo di Dio". La Madonna ci aiuti e ci benedica.

- padre Piero Gheddo - ZENIT -

 
 
 

EURO 2012/IL CALCIO SPIEGATO DA PAPA BENEDETTO XVI: "E' UN TENTATO RITORNO AL PARADISO"

Post n°7268 pubblicato il 29 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ratzinger spiega dove sta la bellezza del calcio

Pubblichiamo una riflessione sul calcio datata 1985, che porta la firma di un insospettabile appassionato sportivo: l’allora cardinal Joseph Ratzinger. Il testo, raccolto nel libro “Cercate le cose di lassù”, è stato scritto appena prima del campionato del mondo dell’86, svoltosi in Messico, e parte da una domanda molto elementare: perché questo sport riesce a trasportare così tanta gente? Ecco come risponde il futuro papa Benedetto XVI.

Regolarmente ogni quattro anni il campionato mondiale di calcio si dimostra un evento che affascina centinaia di milioni di persone. Nessun altro avvenimento sulla terra può avere un effetto altrettanto vasto, il che dimostra che questa manifestazione sportiva tocca un qualche elemento primordiale dell’umanità e viene da chiedersi su cosa si fondi tutto questo potere di un gioco. Il pessimista dirà che è come nell’antica Roma.

La parola d’ordine della massa era: panem et circenses, pane e circo. Il pane e il gioco sarebbero dunque i contenuti vitali di una società decadente che non ha altri obiettivi più elevati. Ma se anche si accettasse questa spiegazione, essa non sarebbe assolutamente sufficiente. Ci si dovrebbe chiedere ancora: in cosa risiede il fascino di un gioco che assume la stessa importanza del pane? Si potrebbe rispondere, facendo ancora riferimento alla Roma antica, che la richiesta di pane e gioco era in realtà l’espressione del desiderio di una vita paradisiaca, di una vita di sazietà senza affanni e di una libertà appagata. Perché è questo che s’intende in ultima analisi con il gioco: un’azione completamente libera, senza scopo e senza costrizione, che al tempo stesso impegna e occupa tutte le forze dell’uomo. In questo senso il gioco sarebbe una sorta di tentato ritorno al Paradiso: l’evasione dalla serietà schiavizzante della vita quotidiana e della necessità di guadagnarsi il pane, per vivere la libera serietà di ciò che non è obbligatorio e perciò è bello.

Così il gioco va oltre la vita quotidiana. Ma, soprattutto nel bambino, ha anche il carattere di esercitazione alla vita. Simboleggia la vita stessa e la anticipa, per così dire, in una maniera liberamente strutturata. A me sembra che il fascino del calcio stia essenzialmente nel fatto che esso collega questi due aspetti in una forma molto convincente.

Costringe l’uomo a imporsi una disciplina in modo da ottenere con l’allenamento, la padronanza di sé; con la padronanza, la superiorità e con la superiorità, la libertà. Inoltre gli insegna soprattutto un disciplinato affiatamento: in quanto gioco di squadra costringe all’inserimento del singolo nella squadra. Unisce i giocatori con un obiettivo comune; il successo e l’insuccesso di ogni singolo stanno nel successo e nell’insuccesso del tutto.

Inoltre, insegna una leale rivalità, dove la regola comune, cui ci si assoggetta, rimane l’elemento che lega e unisce nell’opposizione. Infine, la libertà del gioco, se questo si svolge correttamente, annulla la serietà della rivalità. Assistendovi, gli uomini si identificano con il gioco e con i giocatori, e partecipano quindi personalmente all’affiatamento e alla rivalità, alla serietà e alla libertà: i giocatori diventano un simbolo della propria vita; il che si ripercuote a sua volta su di loro: essi sanno che gli uomini rappresentano in loro se stessi e si sentono confermati. Naturalmente tutto ciò può essere inquinato da uno spirito affaristico che assoggetta tutto alla cupa serietà del denaro, trasforma il gioco da gioco a industria, e crea un mondo fittizio di dimensioni spaventose.

Ma neppure questo mondo fittizio potrebbe esistere senza l’aspetto positivo che è alla base del gioco: l’esercitazione alla vita e il superamento della vita in direzione del paradiso perduto. In entrambi i casi si tratta però di cercare una disciplina della libertà; di esercitare con se stessi l’affiatamento, la rivalità e l’intesa nell’obbedienza alla regola.

Forse, riflettendo su queste cose, potremmo nuovamente imparare dal gioco a vivere, perché in esso è evidente qualcosa di fondamentale: l’uomo non vive di solo pane, il mondo del pane è solo il preludio della vera umanità, del mondo della libertà. La libertà si nutre però della regola, della disciplina, che insegna l’affiatamento e la rivalità leale, l’indipendenza del successo esteriore e dell’arbitrio, e diviene appunto, così, veramente libera. Il gioco, una vita. Se andiamo in profondità, il fenomeno di un mondo appassionato di calcio può darci di più che un po’ di divertimento.

Fonte: Redazione tempi.it

 
 
 

SUOR EMMANUEL: LA GOSPA A MEDJUGORJE E' UN IMMENSO CAPITOLO DI GRAZIE

Post n°7267 pubblicato il 29 Giugno 2012 da diglilaverita
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Un giorno mi trovavo sulla montagna: mi piace pregare là a lungo, prima dell'apparizione della Madonna, per accoglierla nel mio cuore, lontano dalla folla. L’apparizione ha luogo alle 17,40 (ora legale: 18,40). Quel giorno ho detto alla Beata Vergine: - Dato che so che tu ritornerai entro 24 ore, ti preparerò un regalo; potrò offrirtelo domani. - Ma che regalo? Ho avuto l'idea di controllarmi su un punto preciso. In effetti, dall'età di quattordici anni, avevo la cattiva abitudine di scorticarmi le labbra, talvolta anche a sangue. Era un tic del quale non riuscivo a sbarazzarmi. Un dermatologo mi aveva detto che rischiavo un cancro alle labbra (con metastasi molto rapide). Malgrado i suoi avvertimenti, continuavo, era più forte di me. Ho fatto questa promessa alla Madonna: - Per 24 ore farò uno sforzo supremo, non mi scorticherò le labbra, ma ti prego, aiutami! - Arrivò l'incontro del giorno dopo: aveva funzionato! Tutti gli assalti distruttori (molto numerosi) erano stati respinti, la Madonna mi aveva molto aiutato è le ho offerto con gioia il regalo. Mi è venuta allora l'idea di prepararle un'altro dono, una nuova vittoria su un punto preciso, per 24 ore. Perché non la stessa cosa? Uho fatto e Lei ha ricevuto il suo regalo. Durante tutta la settimana, a ogni incontro, facevo la stessa cosa. Cosa è successo, allora? Dopo sette giorni il tic era completamente scomparso. Se n'era andato, finito, non ci pensavo nemmeno più! La Madonna aveva toccato il mio corpo e il mio sistema nervoso, aveva tolto il male alla radice. Grande è stata la mia gioia e la mia riconoscenza.

La storia non è finita. Mentre la ringraziavo, la Madonna mi ha fatto capire nella preghiera che quello che aveva fatto per me, voleva farlo per ogni suo figlio. Mi sono ricordata allora di alcune sue parole; è stata come un'illuminazione: 'Appena avete bisogno di me, chiamatemi! Se avete delle difficoltà o avete bisogno di qualche cosa, venite a me. Dio mi ha permesso di aiutarvi ogni giorno con delle grazie, per difendervi contro il male. Cari figli, permettete a Dio di fare dei miracoli nelle vostre vite!". Ho anche capito che noi avevamo appena sfiorato un immenso capitale di grazie, che eravamo ancora mille miglia lontano dall'aver capito fino a che punto queste visite quotidiane di Maria potessero aiutarci. Che incoscienza! "No cari figli, voi non capite l'importanza della mia venuta" ci dice la Madonna. E Vicka aggiunge: - Quello che la Gospa fa a Medjugorje non è mai stato fatto in nessun luogo prima e non lo sarà dopo. E' un caso unico nella storia. - Non è troppo tardi! Mi ha molto colpito il constatare quanto sia felice il popolo di Dio di venire a conoscere questa buona novella delle apparizioni quotidiane della Gospa. Per i parroci che accolgono i testimoni di Medjugorje che stupore e gioia grandissima vedere le loro chiese improvvisamente strapiene, e tutta questa folla che non se ne vuole andare neppure dopo tre o quattro ore di preghiera e di testimonianze! Non è forse un segno sconvolgente della sete immensa che ha la gente di toccare concretamente il cuore di sua madre Maria, viva, reale, che guarisce, che compatisce, indicibilmente tenero? Si, il popolo di Dio è felice di trovare sua Madre. A Medjugorje il cielo si lascia toccare come non è mai successo prima. Quando la Madonna appare, i veggenti la vedono in tre dimensioni, come si vede una persona normale sulla terra. Possono stringerle la mano, abbracciarla, posso no tirare il suo velo implorandola per una grazia, possono ridere e piangere con lei. E' completamente reale, incarnata, viva e infinitamente bella. - La vediamo da quindici anni - dice Marija - ma non ci abituiamo, ogni giorno è una gioia più grande. - Ma noi, "non veggenti", "non udenti", che non abbiamo estasi quotidiane per conversare con la Regina del cielo, dovremmo avere un destino meno bello? Non è assolutamente così! E' la chiave di volta del dono di Dio a Medjugoije: là dove sono, come sono, io, povero peccatore, senza carismi, posso ricevere le stesse grazie dal cielo come se mi chiamassi Vicka, Marija, Ivan, Mirjana, Jakov o Ivanka. Ho fatto un'indagine fra i veggenti che spesso si sentono dire: "Hai la possibilità di vedere la Madonna! Che felicità dev'essere! Ah se potesse capitare anche a me" Ho sondato Vicka: Vicka, quando vedi la Gospa ricevi delle grazie particolari? - - Si, la Madonna ha detto che ci dava grazie speciali come non aveva mai concesso in tutta la storia del mondo. - - E io, che non vedo niente, riceverò meno grazie dite che la vedi, se le apro completamente il mio cuore? - - Certamente no! Se apri il tuo cuore, ti darà le stesse grazie che dà a me, Lei l'ha detto! Noi non siamo migliori degli altri... La Gospa desidera che si venga a Medjugorje, perché ne ha fatto un'oasi di pace e ci invita. Ma se tu non puoi veramente venire e se apri completamente il tuo cuore nel momento dell'apparizione, certamente riceverai le nostre stesse grazie, di noi veggenti, là dove tu sei. - La conclusione è chiara: le visite di Maria e il fantastico capitale di grazie che apportano non sono riservate a qualche raro eletto; sono per ognuno di noi, per voi che mi leggete, per la vostra famiglia, per tutti quelli che aprono le porte più intime del loro cuore a questa possibilità. Alle 18,40, quando la Madonna scende a conversare con i figli degli uomini e pregare con loro, quelli che lo desiderano possono fermarsi qualche minuto, là dove si trovano, per accoglierla in modo speciale, in comunione con Medjugorje e con le migliaia di persone che già in tutto il mondo vivono questo appuntamento (alcuni orologi si mettono a suonare!) E di giorno in giorno, di 24 ore in 24 ore, capitano loro. cose tali che molti libri non potrebbero contenere le loro testimonianze. Che gioia, in effetti, quando ogni giorno io posso tuffare il mio cuore in quello di mia Madre, certa che ritornerà tra 24 ore, che la mia solitudine non esiste ormai più, che io sono ogni giorno una cugina Elisabetta che esclama: "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me... Che gioia offrirle ogni giorno un regalino, mettersi d'accordo con Lei su una determinata piccola cosa, per superarla, per convertirmi. Se sono schiavo della sigaretta, dell'alcool o della pornografia... posso rinunciarci per 24 ore. Se picchio mia moglie... posso smettere per 24 ore! (e reciprocamente). So di essere troppo debole per promettere uno sforzo di tre mesi, o anche di un mese solo, ma 24 ore... è proprio nelle mie possibilità. Lei lo sa bene e perciò dice spesso: "Di giorno in giorno crescerà l'amore in voi. Sono con voi per aiutarvi a realizzarlo nella sua pienezza" "Di giorno in giorno" è il suo motivo conduttore; 24 ore, la sua unità di tempo. Anche Madre Teresa ci focalizza su questo "oggi" come punto d'impatto della grazia: "Ieri épassato, domani non c 'è ancora, ho solo oggi per amare A ogni venuta, Maria si impadronisce dei nostri cuori per imprimervi la sua ineffabile bellezza... "Datemi il vostro cuore perché possa trasformarlo, perché diventi simile al mio" dice. Si impadronisce con l'avidità dell'amore del nostro regalino promesso la vigilia. Cosi compie in noi un lavoro immenso: "Voglio purificarvi dalle conseguenze dei vostri peccati passati, voglio arricchirvi della mia pace materna Quella che viene a me è la Donna che schiaccia la testa al serpente. E' colei davanti alla quale tremano le potenze infernali e tutti i demoni, perché è l'Immacolata e ha ricevuto la grazia di vincere Satana. A ogni appuntamento ricevo colei che è. più forte del male che abita in me: lo toglierà dalla radice. Tutti noi soffriamo della mancanza di buoni esorcisti, ovunque. Con la proliferazione delle pratiche sataniche coscienti o incoscienti, un numero crescente di persone ètorturato terribilmente dalle potenze delle tenebre. E chi c'è per accoglierli, ascoltarli, soccorrerli? Dove? Come? C'è il deserto. Ecco che nostra Madre risponde. Non abbandona i suoi figli alla triste sorte che l'ateismo dell'ambiente ha loro riservato. Durante gli appuntamenti con la Regina della Pace, avvengono gli esorcismi più belli, come per incanto. Quello che uno psichiatra non ottiene in dieci anni, Maria lo ottiene, Lei è la Regina. "La vostra sofferenza è anche la mia". "Cari figli voi dimenticate che vi chiedo dei sacrifici per aiutarvi a cacciare Satana da voi" (settembre 86). Inoltre, queste visite della Madonna sono un antidoto efficace contro la confusione di New Age, dove si nega l'incarnazione di Dio. A Medjugorje si scopre la realtà della vita spirituale. Maria non è fuori della realtà; ci tuffa nella vita concreta, sotto lo sguardo del Dio vivente e non di una energia impersonale. E' una grande liberazione dal New Age che fabbrica ogni giorno dei nuovi SDF: Senza un Dio Fisso.

Fonte:medjugorje.altervista.org

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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