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« Messaggio #15...solamente una... »

Volksoestrom

Post n°16 pubblicato il 06 Ottobre 2006 da AracnoMania
 

Motanga scivolava sull'acqua, come se avesse una guida lubrificata. Vento sedeva tra i due marinai ascoltava in silenzio il racconto di Otto, nei suoi occhi si leggeva un velo di preoccupazione. Sguardi veloci e intensi con Sbrillo. Il giovane alchimista, in pensiero perchè vedeva l'amico stranizzato dall'accaduto, cercava di cogliere dalle parole del suo compagno quel qualcosa che lo teneva sull'attenti. Otto finito il racconto e la tisana si addormentò pacificamente sull'amaca. Vento e Sbrillo si portarono a prua e appoggiati alle corde delle vele si guardarono negli occhi senza emettere alcun fiato. Sbrillo ruppe il silenzio << Tutto ciò è strano, alcune cose non combaciano. Il mio amico non avrebbe mai abbandonato me e la sua adorata Motanga per una donna non conosciuta. Inoltre ho visto due figure e lui continua ad affermare che fosse solo con lei, quando lo ha soggiogato, legato e imbavagliato. Potrebbe essere un incantesimo, ma se conosco il mio Otto potrebbe essere qualcosa di diverso...ho bisogno di meditare per esprimere un giudizio.>> I due fecero un sospiro all'unisono e Vento prese parola << Erano due sicuramente, ho sentito la presenza di una mia sorella e di un'entità molto forte, sicuramente un mago. Ora ho uno strano sentore, non riesco a definirlo. I miei poteri sono affievoliti, il varco tra il vostro mondo e il mio si è ingrandito, più passa il tempo e minori saranno i poteri delle Zingare. Devi affrettarti ! Raggiungi il Volksoestrom e passa...il mio pensiero sarà con te, come un'ombra ti seguirà. >> Il cuore del giovane alchimista ribollì, lo irradiò un calore per tutto il corpo. La gola secca non gli permise di proferir parola e la Zingara, avvertito il cambiamento in lui, si congedò con un cenno e scomparve.

Si diresse a poppa a controllare il suo amico, aveva il viso tirato come per uno sforzo e delle marcate occhiaie bluastro violacee. Preparò un infuso di sambuco e fiori d'arancio, lo avrebbe fatto sudare e rilassare. Lo svegliò con dolcezza, ma Otto sbarrò gli occhi lucidi, lo guardava quasi con odio le pupille erano minuscole e una bava gialla gli scendeva da un angolo della bocca. <> Senza alcuna parola tranguigiò il contenuto della tazza e ricadde in un sonno tormentato.

La notte arrivò troppo presto e con essa un vento freddo che smuoveva il mare. Avevano poche leghe da percorrere ancora, ma non si sarebbero potuti spingere fin dentro il Volksoestrom con Motanga, non sapeva cosa li avrebbe aspettati al di là di quel vortice gigantesco. Doveva trovare una baia tra le migliaia di scogli affilatissimi e ormeggiare il veliero. Non era facile con la pioggia che gli bagnava il viso ancor più delle onde che sballottavano la barca. Una luce intermittente dalla costa, la decisione di dirigersi verso essa non ebbe nemmeno il tempo di essere vagliata. Era una speranza in un momento in cui le speranze erano affogate nei flutti travolgenti del mare del Nord.

La luce non smetteva di indicargli la via, più si avvicinava più sentiva il suo cuore leggero e le mente sgombra. Quando ebbe la costa a vista, si rese conto di dove si stava dirigendo. Scogli a perdita d'occhio, taglienti come le lame del suo amico Mastro, onde alte almeno cinque metri che si scontravano contro la riva con fragorosa potenza. Mente lucida. Calcolo. Le possibilità erano da scartare in fretta, gli scogli o il vortice. Prese la sua decisione e correndo da poppa a prua da solo riuscì a cambiar rotta. Adesso stavano entrando nel raggio d'azione del vortice, sembrava che il mare fosse tranquillo. C'era uno stacco netto tra i due mari, dove si trovavano adesso e le onde descrivevano una spirale che si chiudeva dentro il mare. Lentamente la barca si faceva trasportare. Sbrillo si appoggiò all'albero maestro e cercò di rimettere in ordine i pensieri. Se adesso si trovava a poche decine di minuti dal baratro doveva avere una spiegazione. Un rumore sordo ruppe il silenzio irreale. Sbrillo si voltò e si trovò faccia a faccia con il peggiore dei suoi nemici. Otto brandiva uno dei suoi famigerati coltelli gli occhi completamente bianchi e con quella bava gialla che gli scendeva dalla bocca si dirigeva verso il giovane alchimista. Egli sapeva che non avrebbe retto un confronto con il suo amico in quello stato, era stanco e l'amico era sicuramente posseduto da un demone . Si spiegò molte cose, ma adesso doveva trovare una soluzione. Non poteva far del male al compagno, ma doveva portare a termine la spedizione, non avrebbe neppure potuto rimandare. << Deh! Stupido di un alchimista >> urlò Sbrillo a se stesso. Prese la rincorsa e scavalcò l'amico facendo perno sulla sua testa. Corse verso l'amaca, li vicino doveva esserci il sacco con le pozioni trovate nella casa sulla collina. Lo aprì, ne estrasse una azzurra, una gialla e una fucsia. << Simile con simile>> prese la gialla e la scagliò sull'amico, un vapore ocra lo avvolse. Svanito il fumo, il suo amico era disteso sul ponte.

Vento cavalcava il suo grifone attraverso verdi colline dai profili morbidi, laghi argentei e fitte foreste ai piedi di alte montagne innevate. Lo incitava con parole decise, doveva raggiungere le sorelle prima che il complotto in atto avesse successo. Arrivò in una radura ai piedi di una rupe dalla quale un fiume si lanciava con forza e decisione. Prese fiato e si tuffò sotto la cascata, si fece trasportare dal flusso dell’acqua cristallina cosparsa di bollicine d’aria, scese in profondità e aiutandosi con la spinta delle braccia si infilò in un tunnel fra le rocce. Una luce filtrata di blu indicava l’uscita. Pochi secondi e riprese aria all’interno di una caverna dove due fiaccole a Ydrogin bruciavano senza consumarsi. Uscita dall’acqua si diede una strizzata e proseguì a piedi per cunicoli sempre più bassi e bui, si fece luce con una sfera verde che galleggiava sopra la sua mano. Raggiunse un’apertura laterale sulla roccia dalla quale si apriva una ampia e alta caverna con formazioni che solo l’acqua nei secoli poteva aver creato, pietre lisce dai profili allungati e flessuosi.
<< Casa…>>
Riprese il cammino con passo svelto e leggero. Imbucò altri cunicoli che formavano un’intricata rete, solo chi conosceva la strada poteva districarsi con tale velocità.
Le sorelle Zingare la attendevano trepidanti attorno al grande ceppo.
<< Mie sorelle, scusate l’attesa, ma ho dovuto seguire gli avvenimenti da molto vicino, e sono dovuta intervenire nei limiti delle mie possibilità. >> dopo aver ripreso fiato e passato lo sguardo su ogni consorella che la osservava. << Sono giunta ad una conclusione, il giovane alchimista è nella condizione di rendere il suo mondo più vivibile di quanto lo è adesso. Se dovesse passare dal suo mondo al nostro i poteri dei maghi e delle zingare verrebbero a decadere, solo la formulomagia resisterebbe. Per noi non sarebbe una castrone, significherebbe smettere di combattere questa guerra millenaria con i maghi. Se dovesse fallire il suo mondo verrà invaso dalle forze oscure del nostro mondo, che scomparirebbe come una nuvola di fumo.>> Le consorelle rimase attonite, nessuna di loro, nemmeno la vetusta Edera che le dirigeva da secoli, era riuscita a vedere oltre l’accadere degli eventi. Edera ruppe il silenzio <> << Porterò con me Notte e Libertà, la prima per le sue doti di paciere, la seconda per il suo modo di agire e di pensare complementare al mio, in questo modo le decisioni saranno maggiormente ponderate ed eque.>> Notte sorrideva orgogliosa dei complimenti ricevuti, Libertà non aspettandosi una tale situazione, sbigottita, sfornò un sorriso falsamente stirato. Le tre presero immediatamente la via per uno dei cunicoli lasciandosi alle spalle le consorelle in silenzio. Ripercorsero a ritroso la ragnatela di cunicoli finchè giunsero ai loro grifoni in attesa di essere cavalcati in volo.

Commenti al Post:
Ventudeca
Ventudeca il 06/10/06 alle 21:49 via WEB
Motanga veniva sballottata dalle onde sempre più alte, Otto ancora incosciente rischiava di esser portato via dalle onde, Sbrillo imprecando corse a prendere le forti funi e una volta legato l'amico all'albero maestro si mise disperatamente al timone. Improvvisamente la nave smise di beccheggiare, le onde impetuose continuavano ad infrangersi contro il legname, ma lei rimaneva ferma, mille mani bianche, fatte di salsedine la stavano tenendo sollevata e con forza misteriosa la sospingevano nel baratro, stavano per entrare nell’altro mondo. Edera, ritirandosi nel suo appartamento trovo un libellula ora che la attendeva “madre, sono a conoscenza di un complotto ordito dal mago Rune e la nostra Libertà. Avvisa i maghi e veglia su di noi… ma ti prego di riporre in me una maggior fiducia di quella fin ora dimostrata, riunisci tutte le sorelle e convogliate le vostre forze in me, ti prego bruciate i vapori del lago, salmodiate preghiere ed unitevi in me, solo così potrò far tornare in se Libertà rimediando al suo misfatto. Sempre tua Vento.” Notte accarezzava con tenerezza il suo grifone, lo coccolava e vezzeggiava ed il fiero amico la ricambiava con dolcezza; Libertà controllava le provviste con atteggiamento altero e distaccato. Vento guardava nel cristallo nero…Sbrillo stava per varcare il mondo, sorella Onda lo stava portando dritto nel portale, lui stanco e provato guardava il suo destino farsi avanti e il suo amico di una vita ancora incosciente, lo vide stringere i pugni e il suo pensiero le giunse come un urlo”Vento dove sei?” Con una stretta al cuore si mise in moto <<sorelle andiamo, il viaggio e lungo ma la nostra presenza è richiesta, Libertà vai avanti a noi!>>
 
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LE AVVENTURE DI MOTANGA

Il vento soffiava leggermente da Nord. Sbrillo esausto contemplava il cielo strappato di nuvole, mentre sorseggiava quella bevanda denominata Adrenina, dal sapore dolciastro e il colore purpureo, sedeva su una sedia in una terrazza del centro del paese di Faglie. Dal balconcino si affacciò Otto, era sudato con gli occhi spiritati, aveva avuto una litigata con una delle sue donne e poi l'aveva posseduta per due ore abbondanti. 
<>
Sbrillo aveva capito che Otto voleva la sua pozione magica, magari per concludere in bellezza con la dama o magari per riuscire a dirle che era meglio non vedersi più. Controvoglia preparò l'intruglio, lo assaggiò, e lo mise di fronte alla porta di Otto, bussò e si diresse nuovamente in terrazza. Sapeva che in una decina di minuti sarebbe stato lì accanto a lui e avrebbero deciso finalemente il da farsi.
Erano anni che si frequentavano e si scambiavano opinioni varie, avevano avuto la possibilità di fare alcune traversate insieme, ma adesso si trattava di scegliere se formare una ciurma e rimettere in sesto Motanga o continuare ognuno per la propria strada come sempre.

Passarono altre due ore, l'attesa uccideva Sbrillo che nel frattempo aveva cominciato a mischiare Tequila, Adrenina e il suo personale intruglio a base di Foglia del Diavolo. Decise di muoversi, andò a cercare la Musa dei Cerchi di Fuoco.
Faglie era la città natale di Sbrillo, ma non ci si muoveva a suo agio, preferiva viaggiare e stare continuamente in balia della corrente. Ma si sa: i sogni per realizzarsi hanno bisogno di tempo, vera volontà e fatica.
Per sua fortuna trovare una Musa non era un sogno, sua personale confidente era entrata nella vita del giovane Sbrillo poco tempo prima ed aveva occupato immediatamente un ruolo stabilizzante. Infatti Arachiù, così lo conoscevano in paese, era solito avere momenti di follia incontrollabile che manifestava con un arrossamento del viso (diventava magenta in alcuni casi) e un'insaziabile bisogno di sputare veleno e acido citrico su chiunque fosse alla portata della sua voce. Il compito che la Musa assolveva con tenerezza era quello di portarlo nuovamente nel mondo razionale che solitamente ordinava il giovane marinaio.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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