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XII - Scelta di cuore

Post n°33 pubblicato il 15 Dicembre 2006 da AracnoMania
 

Sbrillo si guardava intorno con disappunto, il suo obiettivo si trovava a poche decine di metri dalla barca ed essa era immobile sopra le acque vorticose. Cercava ancora di capire cosa fosse, passava dalla poppa alla prua alla disperata ricerca di uno sbrilluccichio che indicasse la natura della magia. Non sapeva se l'avessero fermato i maghi o le zingare. La mente si riempì di strani giochi di ruolo in cui cercava di impersonare i possibili voleri delle due fazioni. Come aveva sempre fatto decise di seguire il suo cuore, quella fiammella che gli bruciava dentro e che si assopiva solo quando non le dava considerazione. Si tolse la casacca, lasciò i vari metalli che aveva indosso e si lanciò in acqua. Ovattato e in movimento, il mondo sottacqua era affascinante, trascinati dalla corrente vi erano stracci di vele che si contorcevano quasi ad opporsi all'inevitabile, alghe verdissime che si inseguivano per scappare ai pesci che approfittavano per banchettare. Catturata la visione, con un movimento delle braccia si avvicinò alla superficie. Si guardò intorno cercando Motanga, l'imbarcazione era più lontana di quanto potesse immaginare, si ricordò di essere in un vortice, infatti di lì a poco cominciò a riavvicinarsi per vederla di nuovo allontanarsi.
Il centro del Volksoestrom si avvicinava, ma nessuna paura gli toccava il cuore. La sua presunzione unita alla testardaggine avevano questo speciale effetto, lo facevano sentire invincibile nelle situazioni che altri avrebbero vissuto con il cuore in dubbio. Doveva aspettare di arrivare in fondo per raggiungere l'altro mondo, decise di godersi il momento, aprì le braccia e le gambe e fece la stella in acqua, chiuse gli occhi e attese. Un fruscio più forte giunse alle sue orecchie...

 
Rispondi al commento:
Ventudeca
Ventudeca il 22/12/06 alle 22:57 via WEB
Che tu ci creda o no... spero che il natale ti porti tanta serenità. un bacio
 
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LE AVVENTURE DI MOTANGA

Il vento soffiava leggermente da Nord. Sbrillo esausto contemplava il cielo strappato di nuvole, mentre sorseggiava quella bevanda denominata Adrenina, dal sapore dolciastro e il colore purpureo, sedeva su una sedia in una terrazza del centro del paese di Faglie. Dal balconcino si affacciò Otto, era sudato con gli occhi spiritati, aveva avuto una litigata con una delle sue donne e poi l'aveva posseduta per due ore abbondanti. 
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Sbrillo aveva capito che Otto voleva la sua pozione magica, magari per concludere in bellezza con la dama o magari per riuscire a dirle che era meglio non vedersi più. Controvoglia preparò l'intruglio, lo assaggiò, e lo mise di fronte alla porta di Otto, bussò e si diresse nuovamente in terrazza. Sapeva che in una decina di minuti sarebbe stato lì accanto a lui e avrebbero deciso finalemente il da farsi.
Erano anni che si frequentavano e si scambiavano opinioni varie, avevano avuto la possibilità di fare alcune traversate insieme, ma adesso si trattava di scegliere se formare una ciurma e rimettere in sesto Motanga o continuare ognuno per la propria strada come sempre.

Passarono altre due ore, l'attesa uccideva Sbrillo che nel frattempo aveva cominciato a mischiare Tequila, Adrenina e il suo personale intruglio a base di Foglia del Diavolo. Decise di muoversi, andò a cercare la Musa dei Cerchi di Fuoco.
Faglie era la città natale di Sbrillo, ma non ci si muoveva a suo agio, preferiva viaggiare e stare continuamente in balia della corrente. Ma si sa: i sogni per realizzarsi hanno bisogno di tempo, vera volontà e fatica.
Per sua fortuna trovare una Musa non era un sogno, sua personale confidente era entrata nella vita del giovane Sbrillo poco tempo prima ed aveva occupato immediatamente un ruolo stabilizzante. Infatti Arachiù, così lo conoscevano in paese, era solito avere momenti di follia incontrollabile che manifestava con un arrossamento del viso (diventava magenta in alcuni casi) e un'insaziabile bisogno di sputare veleno e acido citrico su chiunque fosse alla portata della sua voce. Il compito che la Musa assolveva con tenerezza era quello di portarlo nuovamente nel mondo razionale che solitamente ordinava il giovane marinaio.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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