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Messaggi del 17/01/2015

Una storia popolata di imprevisti..

Post n°6865 pubblicato il 17 Gennaio 2015 da nina.monamour

Chi l'avrebbe mai detto?

Lei, Giuditta, Insegnante di Lettere, donna tutta d'un pezzo di sani principi, cattolica, Lui, Pietro, condannato a vent'anni per omicidio e spaccio di droga, vita spericolata, una gioventu' bruciata negli eccessi e che sembrava destinata a consumarsi nel buio di una cella.

Si sono incontrati in maniera imprevedibile, piaciuti, innamorati, sposati! Freschi di matrimonio si sono trasferiti in una casetta di Lxxxo, piccola ma da far invidia con una grande finestra da cui si intravede il lago celebrato dal Manzoni.

Questa è una storia popolata di imprevisti, imprevista l'occasione che capita a Pietro di poter lavorare in carcere, quando viene trasferito in un carcere diverso

dove da molti anni una cooperativa ha allestito laboratori per assemlare valigie, biciclette, produrre dolci, gestire un call center e altro ancora, offrendo una possibilità di rilancio umano e professionale a decine di detenuti. Imprevisti gli incontri con i detenuti che nei laboratori lo accolgono col sorriso sulle labbra "in un posto dove di solito ti insegnno a odiare e coltivare la vendetta".

La prigione ti toglie la libertà fisica, ma da loro ha imparato che quella interiore non te la toglie nessuno; puoi sentirti libero da carcerato e prigioniero da uomo libero. E invece lì ha iniziato a sollevare il suo sguardo incarognito e a capire che c'era la carezza di Cristo pronta a posarsi sulle sue ferite e sui suoi errori.

Imprevisto anche l'invito della cooperativa a partecipare come volontario ad un Meeting di Rimini assieme ad altri detenuti (ovviamente sotto sorveglianza delle Guardie di Polizia Penitenziaria).

Una bella occasione per testimoniare che i detenuti sono persone che devono pagare per gli errori commessi, ma non sono definiti dai loro errori, insomma uomini che possono ricominciare!

Imprevisto l'incontro con una giovane Insegnante arrivata al Meeting con alcuni suoi studenti, conosciuta per caso e che accende in lui la fiamma di un amore vero, pulito, così diverso da quelli istintivi sperimentati nel suo tormentato passato. E' amore a prima vista tra Pietro e Giuditta, messo subito alla prova dalle difficoltà oggettive con cui devono misurarsi. Il Meeting finisce e lui deve tornare in prigione, l'unico mezzo per comunicare sono le lettere.

Diventano, loro malgrado, innamorati per corrispondenza, con le parole scritte a biro su un foglio che, sole, esprimono i sentimenti; e perciò diventano pesanti e piene di significato, imparano cosa è l'essenziale.

L'anno scorso, dopo 11 anni, 2 mesi e 22 giorni di detenzione, Pietro ottiene l'affidamento ai Servizi Sociali, può scontare la pena a casa! E per un altro dei tanti imprevisti di cui è costellata questa storia trova lavoro come fabbro, il suo antico mestiere, quello di due vite fa, prima di cadere nel vortice della malavita.

Poi il matrimonio e nel mese di Giugno viene pubblicato "Il cuore oltre le sbarre", diario dell'anima in cui Giuditta racconta cosa hanno imparato da questa avventura. e una delle solite frasi che si si è sempre sentita ripetere piu' volte in questi anni è "chi nasce rotondo non muore quadrato".

Ha voluto dimostrare che è una pura e bella idiozia, perchè ciascuno può decidere, in ogni momento e circostanza, di tornare ad essere uomo, qualunque errore abbia commesso; può decidere di alzare lo sguardo da un'altra parte, che ti viene a cercare anche quando gli hai voltato le spalle. Nessuno è perduto per sempre, nessun sbaglio è tanto grande da non poter essere perdonato.

Pietro nell'ultima pagina del libro scrive che aveva buttato via tutto e a distanza di 11 anni dall'arresto, con una detenzione che fortunatamente prosegue con l'affidamento ai Servizi Sociali, può affermare che la "galera"

è stata la sua salvezza; con il carcere ha ritrovato la fede e la vita vera, ha trovato l'amore infinito per una donna stupenda ed ha scoperto amici che sono dei veri angeli.

Concludendo, nella casa di Pietro e Giuditta appeso al muro della sala, c'è un crocefisso in ferro battuto, lo ha costruito "il fabbro", utilizzando gli scarti di lavorazione dell'Officina in cui lavora.

Anche Lui era uno "scarto", ma Gesu' ha avuto compassione e si è chinato sulle sue ferite..

Chi l'avrebbe mai detto?


fonte: rivista penitenziaria - Dipartimento Amm.ne Peni.zia

 
 
 

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