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Messaggi del 06/03/2014

 

Boy George - This is what I do

Post n°338 pubblicato il 06 Marzo 2014 da syd_curtis
 

 

Boy George


Pollice su:
Se la voce di Boy George è da considerarsi una rovina, beh, allora è una bellissima rovina: la Tintern Abbey delle tonsille, la Luxor delle laringi. Se desideri la serafica purezza del giovane George, canzoni come Victims, Time (Clock of the Heart), Mistake No.3, That's the way e Black Money sono consegnate all'eternità; nessuno può portarsele via. Ma come vetrina sulla versione attuale (di quella voce) - più profonda e rauca, quasi una Marianne Faithfull maschile - This is What I Do assolve perfettamente al suo scopo. (da The Quietus)

Pollice giù: Una buona fetta di This is what I do è impantanata in torbidi midtempo reggae (le ultime sei tracce sono quasi intercambiabili) e non fa nulla per lasciare una traccia d'emozione nella testa dell'ascoltatore. Di sicuro TIWID è maturo, pieno di sentimento e spesso bellissimo, ma è anche in gran parte dimenticabile (da All Music).

Opinioni di cui si può far senza:
Fa tanto stereotipo, ma non riesco a trattenermi: per il sottoscritto, Boy George è soprattutto quello dei primi dischi dei Culture Club, l'albero di natale imbellettato che cantava Do you really want to hurt me, o Karma Chameleon, oltre trent'anni fa. La voce che accompagnava le prime feste coi compagni di scuola delle superiori, i primi amorazzi, l'adolescenza. Non sembri riduttivo: quei primi (due) dischi sono gemme di pop fragrante e gioioso, in particolare Colour By Numbers, del quale verrebbe voglia di citare ogni traccia. Della vita tormentata di Boy, da quegli anni ottanta in qua, so poco, ho origliato qualcosa, ma non millanto conoscenze che non ho. Il disco che lo ha mostrato redivivo, sul finire del 2013, è un bel disco pop, cantato con la sua vociona dal registro basso, e si ascolta con grande piacere.

 

 

 
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