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Messaggi del 21/03/2014

 

Asgeir - In the Silence

Post n°345 pubblicato il 21 Marzo 2014 da syd_curtis
 
Tag: 2014, Asgeir

 

 

Carcasse e Alleanze (su!): Pacchetto completo, questo In the Silence. Pura lacca pop, pieno di canzonette che puoi seguire canticchiando a bocca chiusa, frammenti da ballare e altri in cui rilassarsi, testi emozionanti e parti strumentali potenti quanto l'Arca dell'Alleanza. Non c'è nemmeno un particolare fuori posto, eppure suona ancora grezzo come una carcassa nella vetrina di un macellaio. [...] Un album che pare un gioiello raro, tante sono le qualità che può mostrare, una concreta testimonianza del talento di Asgeir. (da TLOFBF)

Mumf(j)ord & Sons (bah!): Quando non mormora a bocca chiusa, Asgeir ha una bellissima voce, alta e chiara, che utilizza per cantare alcune canzoni molto belle, anche se di un genere che pare predestinato a fare da delicato sfondo a pubblicità televisive o sit-com sentimentali, in particolare la title track e Was There Nothing? Allo stesso modo, ci sono momenti, inclusa In Harmony, dove la batteria acquista un tono vagamente marziale, le melodie si fanno un po' più stridenti, e l'intera cosa assume l'aspetto della versione nordica di un recente fenomeno folk più vicino a noi: MumfJord & Sons. (dal Guardian)

Vergogna, per favore vai via: Mi vergogno un po' a scriverlo, ma fa niente. Il primo ascolto mi ha fatto esclamare tra me medesimo, Ma è per dischi come questo che si sceglie ancora, testardamente, di ascoltare musica! Ebbene sì, sembrava di aver preso un po' di Bon Iver, aggiunto qualche pizzico di National stile ultimo album, raccolto qua e là suggestioni alla Fink, prodotto il tutto sotto la supervisione di John Grant, et voilà, il piatto era servito. Appetitoso, fresco, fragrante. La più bell'acqua delle chitarre acustiche, il falsetto alla Vernon, un po' d'elettronica, la bellezza soul di King and Cross, la maraviglia degli inserti hard di Torrent: che altro chiedere. Che è successo poi?, vi starete chiedendo. Niente, non è successo niente, ho cercato in tutti i modi di trovargli dei difetti, mi dicevo: pare un disco senza un capello fuori posto, precisino; e poi i fiati in In the silence mi sembrano leggermente fuori registro o un filo scontati; in fondo è solo il disco d'esordio di un ventunenne islandese, che sarà mai, non la si può dare al primo che passa; guardate la foto qui sotto, è falso come una moneta da dieci euro, e via così digradando. Non ci sono riuscito: al quinto, sesto ascolto, pezzi come Higher o Summer Guest mi toccano ancora troppo da vicino. E' quindi con la massima vergogna delle vergogne, percuotendomi il petto da sciacquetta, ancorché villoso, che torno ad esclamare: è per dischi come questo che s'ascolta oggigiorno, ancora, la musica pop. Dritto nel mio piccolo quore, senza passare dal via.

 

 
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