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Messaggi del 11/03/2014

 

Silver Mt. Zion Memorial Orchestra - Fuck Off Get Free We Pour Light on Everything

Post n°340 pubblicato il 11 Marzo 2014 da syd_curtis
 

 

Rumore, speranza e cervi morti: Se c'è una cosa che i Mt. Zion's hanno chiarito attraverso sette album, è che la speranza risiede nel rumore, non nel silenzio. "La rabbia è una buona fonte di speranza", ha detto lo stesso Menuck durante il Kreative Krontol podcast di Vish Khanna, aiutando a comprendere i motivi della lenta deriva della band, dalle esecuzioni strumentali, intense, splendidamente dolorose, dei primi lavori, alle attuali, elettrizzanti, esplosioni di basso e amplificatori: il rumore dà modo di cambiare, e il cambiamento genera speranza. Niente altro nel loro catalogo è più chiaro di Austerity Blues, un poema epico inesorabile che stratifica i propri riffs fulminanti con squilli di cornamuse, e ci conduce verso la fine come un cervo morto trascinato lungo l'autostrada. (da COS).

Voci generiche: Il problema è che le parti vocali suonano generiche. Generiche in modo impressionante, ad essere onesti - come avessero sfruttato una profonda vena di tic vocali da white-man-alienation che passa attraverso autori come Roger Waters, Robert Smith e Graham Coxon, per citarne solo alcuni - e questa specificità culturale in qualche modo deprime l'espressione e la portata delle canzoni: è una vergogna. Ci sono momenti di pura libera espressione - la chitarra che suona come un flessibile, spinta avanti in 'Fuck Off Get Free (for the island of Montreal)' o il frenetico riff prog-punk-con-violini nella seconda metà di 'Take Away These Early Grave Blues' - in cui ti viene da pensare quanto sarebbe stato pazzesco questo disco se fosse tutto, o quasi, strumentale. (da Fact Magazine)

Opinioni scritte con la mano sinistra: Ammetto il mio limite: non amo particolarmente le tracce che si dilunghino oltre i consueti tre, quattro minuti, il canone giusto per il pop-rock, veloce e intenso quanto un orgasmo (magari durasse tre minuti). M'ero quindi preparato a sputare una buona dose di fiele contro i Silver Mt. Zion, nati tra l'altro da una costola dei temibili Godspeed You Black Emperor, noti per la logorrea senza freni (nell'ultimo disco, tracce da 25 minuti!). Qui ci sono sei canzoni, per una durata totale di 50 minuti circa: fate voi i conti. Dopo un paio di ascolti, sono stato costretto a rimangiare lingua, parole e cappello: è un disco memorabile. Abbagliante la prima traccia, Fuck Off Get Free (for the Island of Montreal), con un grande improvviso cambio di passo che la fa sprofondare in nefandezze quasi metal, una goduria. Il resto di alto livello: non sono mai riuscito a cogliere sino in fondo il vero significato del termine post-rock, ma se ha a che fare in qualche modo, pure solo in controluce, con questa roba che ho nelle orecchie, datemene ancora, non mi interessa capire. Non riesco poi ad immaginare cosa possa accadere, da qui a fine 2014, per togliere a What We Loved Was Not Enough lo scettro di canzone più bella (straziante, intensa, dolente) dell'anno. Clic qui sotto, prima che cancellino il video da Utube.

 

 
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