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Nel regno della Nubia

Post n°2290 pubblicato il 29 Luglio 2017 da namy0000
 

NEL REGNO DELLA NUBIA. Nel Sudan settentrionale lungo la valle del Nilo. Tra tante piramidi e necropoli che si possono visitare in solitudine, perché i turisti sono pochissimi.

La porta di legno della tomba si apre e il mondo sotterraneo ci trascina nella sua morsa oscura. Hatim al Nour, la mia guida, mi precede con una torcia illuminando con un tenue bagliore i gradini coperti di terra, consumati dai millenni…

Re Tenutamani – il sovrano del settimo secolo a.C. che un tempo risiedeva nella piramide K16 della necropoli di El Kuru – è scomparso ormai da tempo insieme al suo sarcofago. La sua presenza si avverte solo sulle pareti, negli eleganti affreschi che raffigurano i suoi trionfi…

 

Ammirare queste divinità egizie, ritratte con tanta chiarezza nella tomba di un uomo morto nel 653 a.C., è un privilegio ma, a scanso di equivoci, bisogna tenere presente il contesto. Sì, perché El Kuru non si trova in Egitto, ma in Sudan, 440 chilometri a nord della capitale Khartoum. Il regno dei faraoni si estendeva molto più a sud di quello che oggi è l’Egitto: seguiva il corso del Nilo oltre l’attuale diga di Assuan e il lago Nasser e s’inoltrava nel territorio che oggi fa parte del Sudan. Proprio qui, nel Sudan settentrionale, gli antichi egizi costruirono molti templi e piramidi. Ma, 42 secoli dopo, ci sono pochissimi turisti. La parola “Sudan” è il motivo principale dell’esiguo numero di visitatori di siti archeologici che, in un paese con un’immagine migliore, sarebbero invasi dai pullman e dalle code. Questi territori avevano probabilmente già una cattiva fama ai tempi dell’invasione di Mentuhotep II, nel ventunesimo secolo a.C., ma a connotarli sono stati soprattutto gli eventi degli ultimi duecento anni: l’annessione ottomana nel 1821, l’assoggettamento al dominio coloniale britannico nel 1882, l’indipendenza nel 1956 e la successiva guerra civile che nel 2011 ha portato alla nascita di uno stato separato, il Sud Sudan. Inoltre, negli anni Novanta, gli Stati Uniti avevano accusato il Sudan di essere uno sponsor di terrorismo e avevano bombardato Khartoum. La maledizione continua ancora oggi: i cittadini del Sudan sono tra i musulmani colpiti dal divieto d’ingresso negli Stati Uniti deciso dall’amministrazione Trump. Turisti? È già tanto che ce ne sia qualcuno…..” (Chris Leadbeater, The Sunday Telegraph, Regno Unito, Internazionale n. 1212 del 7 luglio 2017). 

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