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Messaggi del 30/05/2018

Giro di vite

Post n°2654 pubblicato il 30 Maggio 2018 da namy0000
 

2018, ANSA) - LONDRA, 30 MAG - Giro di vite nel Regno Unito contro le aziende che cercano di vendere telefonicamente beni o servizi con tecniche di convincimento assillanti e talora truffaldine, prendendo di mira sovente persone anziane. L'annuncio, anticipato dal Daily Mail e da altri tabloid che avevano condotto una battaglia di stampa al riguardo, è arrivato oggi dal governo britannico. Le nuove norme contro gli artifici delle cosiddette società di cold-call (espressione utilizzata in inglese per indicare la strategia delle chiamate a pioggia, fatte con insistenza a scopi di pubblicità indesiderata e per pressare all'acquisto) introducono in particolare una novità-chiave: la possibilità per chi sia stato ingannato o si senta molestato di non rivalersi solo su aziende a volte coperte da riferimenti-fantasma, ma personalmente chi ne sia riconosciuto al vertice. Con mega multe fino a mezzo milione di sterline per denuncia: vale a dire con la minaccia di fargli sborsare di tasca propria l'equivalente di oltre 570.000 euro al cambio attuale.

 
 
 

Contraddizioni sullo spread

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LE CONTRADDIZIONI DI DI MAIO SULLO SPREAD

·         Di Maio ha attribuito l’aumento dello spread all’instabilità politica e all’incertezza creata dal presidente della Repubblica con il rifiuto della nomina di Paolo Savona ministro dell’Economia, e conseguente rinuncia del presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte, e successivo incarico a Carlo Cottarelli.

Le contraddizioni di Di Maio sullo spread colpa di Mattarella

Su Facebook il capo politico del M5S ha scritto: «Lo spread oggi è schizzato oltre i 300 punti: non accadeva da 4 anni. Il problema non eravamo noi, non era la nostra squadra di ministri, ma l’incertezza che oggi regna sovrana. Se il Governo del Cambiamento fosse partito, oggi avremmo un governo politico forte che sarebbe già al lavoro per incontrare gli altri Paesi Ue e spiegargli i dettagli della nostra politica economica che non ha mai previsto l’uscita dall’euro. Oggi invece c’è solo la prospettiva di un governo debolissimo, che otterrà solo una manciata di voti di fiducia (se li otterrà) e che non ha alcuna idea di futuro del Paese. Andare contro la democrazia non paga». Ci sono due osservazioni da fare sul commento di Di Maio. Il primo è che il capo politico, in un solo giorno, passa dal definire lo spread una bufala ad attribuirne la causa della divergenza dei rendimenti dei titoli di Stato decennali con assoluta certezza, e con relativo fondamento, alle azioni del presidente Mattarella.

Per Di Maio lo spread era una bufala

Ieri sul blog delle Stelle Di Maio scriveva: «Lo spread è aumentato vorticosamente e ora è a oltre 230! Perchè quella dei mercati è una bufala, i mercati al massimo sono preoccupati dall’incertezza e dall’instabilità. Se fosse nato un governo politico, con le idee chiare come ce le avevamo noi, oggi non ci sarebbe stato alcun problema». In realtà l’onorevole Di Maio dovrebbe ricordare che dopo mesi di calma assoluta o quasi sui mercati finanziari lo spread è tornato ad aumentare in conseguenza delle proposte del governo del cambiamento, e della sua possibile composizione. La ridiscussione dei Trattati nella parte dell’unione monetaria – il cosiddetto tornare a prima di Maastricht  -, la richiesta alla Bce di cancellare 250 miliardi di titoli di debito pubblico italiano così come l’indicazione di un ministro del Tesoro che ha predisposto un piano per uscire in segreto dall’euro ha inquietato gli operatori economici sugli asset italiani.

 

 

 
 
 

Accadono pochissime volte

29.05.2018 | Giornalettismo, di Redazione 

BEATRICE LORENZIN: «OGGI PIÙ CHE MINISTRO MI SENTO PARTIGIANA»

·         «Oggi più che ministro della Salute mi sento una cittadina italiana ingaggiata sul fronte della difesa della nostra Repubblica, della difesa dei nostri valori per cui hanno combattuto i nostri nonni e sulla tenuta dei conti delle famiglie italiane che vedo messi seriamente a rischio». Beatrice Lorenzin, deputata e leader di Civica e Popolare, spiega così a Radio Cusano Campus: «Mi sento come una partigiana».

LEGGI ANCHE > GOVERNO: PER IL 2 GIUGNO ALLERTA MASSIMA SU ROMA

«È uno dei momenti della vita di un Paese che accadono pochissime volte. Credo che una fase come questa – rincara – ci sia stata solo dopo la 2 Guerra mondiale. Non può essere sottovalutato questo attacco al Presidente della Repubblica, nonostante i due protagonisti dell’attacco sembra siano usciti fuori da una macchietta fumettistica. Purtroppo però non è un fumetto, è la realtà». «Questo – aggiunge – è un attacco al cuore della democrazia del Paese, inaccettabile nei toni e nelle forme. In queste ore leggo delle bischerate su Twitter, anche da parte di personalità come Meloni e Salvini che non conoscono l’economia, oppure mentono sapendo di mentire».

LEGGI ANCHE > «I MERCATI INSEGNERANNO ALL’ITALIA COME VOTARE», È CAOS SULLE DICHIARAZIONI DEL COMMISSARIO EUROPEO AL BILANCIO

A Di Maio e Salvini, Lorenzin rimprovera che «sono entrambi complici di questa situazione. Il nome di Savona era il simbolo di una visione no-Euro. Perché Salvini ha stressato così la situazione? Gli era stato proposto un ministro della Lega e lui ha detto di no. Io penso che Salvini sia molto cinico e che voglia giocarsi una partita estrema, ha voluto la rottura per andare ad elezioni, cercare di fare cappotto in nome della Le Pen e arrivare fino alle elezioni europee facendo un fronte nuovo con la Le Pen, dalla conquista dell’Italia alla conquista dell’Europa».

A Berlusconi invece manda a dire, dopo aver ricordato «ho militato tanti anni in Forza Italia, che è un partito popolare ed europeista che Forza Italia deve prendere decisioni diverse dal suo alleato lepenista anziché restare con lui per mantenere un’unità di un centrodestra che in questo momento non esiste più».

 
 
 

Il punto di scontro

Dall’Intervista al giornalista Mario Deaglio, 29 maggio 2018

“Paolo Savona nella lettera di domenica ribadisce che il risanamento non si fa con l’austerità, ma con la crescita. Io posso essere d’accordo, ma vorrei vedere i numeri, capire i tempi. Questi sono processi lunghi.

L’ha sorpresa vedere Savona diventare il punto di scontro tra la maggioranza e il presidente della Repubblica?

“Savona è un economista molto bravo. Quello che ha fatto, sia a livello teorico che a livello pratico in Banca d’Italia e in tante aziende pubbliche e private, è di primissimo livello. Ha scritto saggi che denotano una perfetta conoscenza di meccanismi dello Stato italiano e dell’Europa. Io gli credo quando dice che non vorrebbe uscire dall’euro. Bisogna però anche capire il contesto”.

Che cosa intende dire?

L’accelerazione dei meccanismi della spesa pubblica può facilmente portare il bilancio pubblico fuori quadro, creando una situazione di grave crisi strutturale. Con il rischio, anche solo potenziale, che l’Italia finisca per 'votare' un referendum per l’uscita dall’euro. Forse Mattarella avrebbe pure potuto accettare il suo nome, sapendo che il presidente della Repubblica ha anche il potere di bloccare, almeno temporaneamente, le leggi approvate dal Parlamento. È anche vero, però, che se un presidente usa il suo potere di non firmare provvedimenti importanti si crea un pessimo clima istituzionale.

Sforare i limiti sui deficit di bilancio per spingere la crescita è una ricetta corretta?

Come linea d’azione è ragionevole. Padoan lo ha fatto, ma entro certi limiti, sforando di qualche decimale all’anno, recuperato poi con l’aumento della crescita. Se si fanno deficit di maggiore entità, allora le conseguenze sui mercati possono essere rapidissime. I titoli di Stato valgono meno, gli interessi si impennano, le azioni si svalutano e le aziende diventano facile preda dei concorrenti stranieri. Se ci si incammina lungo questa strada, io credo che ci si deve chiedere se ci siano secondi fini, se ci sia un disegno per portare l’Italia fuori dall’Europa. Si parla tanto della Russia... io non sono esperto di questi aspetti ma non li sottovaluto.

L’Italia le pare in grado di risalire questa china che sembra portarla verso l’uscita dall’euro?

È molto più difficile di un tempo perché l’atteggiamento della gente è profondamente cambiato, talora in maniera curiosa: la Lega, ad esempio, è popolare in aree del Paese dove la popolazione deve molto del suo benessere all’Europa. Penso al Nordest, dove tante industrie hanno in Germania i loro principali clienti. Questi cambiamenti possono essere spiegati da una spaccatura della società in corso da circa un decennio: l’ascensore sociale non va più su e lo sviluppo debole che abbiamo vissuto negli ultimi anni ha escluso molti, soprattutto giovani.

Non mi sembra per nulla ottimista su ciò che sta accadendo.

Il problema dei giovani è enorme. Se vedi il curriculum di un ragazzo che si è preso una laurea breve e dopo dieci anni sta ancora facendo “lavoretti”, capisci che non ha futuro. Stiamo iniziando a vedere gli effetti politici di spaccature sociali che ci sono in tutto il mondo: nel Regno Unito, negli Stati Uniti, ora qui. È una situazione di estrema gravità.

Vede spiragli di miglioramento?

Un primo passo sarebbe fare un passo indietro sulla iper-drammatizzazione delle notizie. I media hanno una forte responsabilità, i tempi di Internet sono troppo rapidi, le persone sono spinte a volere tutto e subito, ma nella politica non può funzionare così. Non esistono rimedi facili.

 
 
 

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