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lotta o sopravvivenza?

Creato da dreamersgirl il 23/03/2008

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sono stata premiata

dall'amica

almares74 

"Utopia di dreamrsgirl

motivazione:


Perle di saggezza

 ke scolpiscono l'anima,

parole vere e sincere

ke riescono a dare un conforto,,,,,,"

Grazie Almina

Premiata per la 2°volta

UTOPIA di dreamersgirl 

motivazione:

per l'impegno sul sociale

e sui fatti della vita

di tutti i giorni

grazie doha.1

 

 

Ritorno

Post n°96 pubblicato il 15 Febbraio 2011 da dreamersgirl

 

E' questo il mio mondo

e qui ritornerò a scrivere.

 
 
 

notte degli albatros

Post n°95 pubblicato il 13 Marzo 2009 da dreamersgirl

NOTTE DEGLI ALBATROS 

 Jack Folla



Siamo qui per un sogno: il sogno di poter tornare a sognare. Mi basta guardarvi per essere certo che nessuno potrà mai seppellire i nostri sogni.
Siamo tutti soli, siamo tutti diversi, ma siamo tutti insieme e condividiamo
molte speranze, molte paure, molti ideali. Alcatraz è una patria comune.
Ho cercato questa patria comune facendo un viaggio dentro me stesso.
Siamo Noi le nostre Alcatraz.
Migliaia e migliaia di Alcatraz con tante celle con dentro migliaia di “Io”.
Ci sono Io Presentabili ed Io Impresentabili.
Quando andiamo in giro per le strade, scegliamo quasi sempre d’indossare la nostra personalità più presentabile, l’Io da passeggio, o l’Io
vestito da sera.
Quello che ha maggiori possibilità di sopravvivere, forse perché è la nostra coscienza più mediocre, quella che dice sempre “Sì” o “Ni”, quella che abbassa gli occhi di fronte alle ingiustizie, alla corruzione, alla miseria e al dolore degli oppressi, dei diversi, dei deboli “perché non ti conviene; perché ti metti nei guai; perché va’ con chi vince; perché sta zitto e fregatene, in fondo non sono affari tuoi. Ma la stoffa di questo “Io” da passeggio poi ci soffoca, è una seta gelida, un’anima morta.
L’Italia è piena di questi sudari che camminano. Allora noi abbiamo cercato caldo all’inferno, perché siamo partiti alla ricerca di Jack, il “nostro” Jack:
quello rinchiuso al buio in una gabbia così inaccessibile che nessuno lo potesse sentire, perché era stato “cattivo”, il più cattivo di tutti noi “Io”.
Jack quello che dice sempre No, l’insolente, il vagabondo, il sognatore, il ribelle, il rompiballe, la nostra personalità più impresentabile, quello che
se non riesce a farsi amare si fa odiare, quello che “tu finirai male, figlio mio”; Jack l’ultimo della classe, il guastafeste, capace d’ingraziarsi i potenti
e, quando è in cima ai loro favori, di sbeffeggiarli, ma nessuno lo potrà mai capire perché è un gioco a perdere, un calcio al Potere. Jack, la luna nera. Il condannato. …Ma anche l’uomo capace di sognare di essere un albatro e di volare verso un sole d’oro.
Per questo, dovevamo dargli un microfono. E per questo, stasera, siete così in tanti.
Solo chi è stato profondamente al buio poteva immaginare una notte così bianca.
Dare il microfono all’Io che teniamo in prigione nel nostro braccio della morte, costituisce un rischio altissimo, per i vecchi noi stessi, per i compromessi che Jack ci farà esplodere dentro, e per la mediocre società, quella che o lo deride, o lo disprezza, o l’ignora; perché Jack è un italiano fuori posto, non etichettabile, quindi incontrollabile e capace di una rivoluzionaria tenerezza sociale.
Jack è pericoloso perché si fa continue domande, mentre per noi sono pericolosi quei giornalisti che non se le fanno più, e soprattutto quei
governanti che non hanno mai dubbi. Siamo ricaduti nell’Italia che si fida dei punti esclamativi di un uomo solo. Jack preferisce continuare a fidarsi
dei punti interrogativi di tutti.
Peppino Impastato aveva dato il microfono al suo Jack. Falcone e Borsellino l’avevano dato. Anche Che Guevara, soprattutto quando rinunciò agli onori politici di Cuba, per combattere un sogno d’altri. Da noi, un secolo prima, l’aveva già sognato e realizzato Garibaldi.
Era la stessa fede politica che univa personaggi così diversi? Forse Borsellino e Impastato votavano per lo stesso partito? No. Thomas Eliot, in
un verso infinito di tre parole, si chiede: “Oserò turbare l’universo?” Il verbo che unisce questi uomini liberi è “osare”. Osare di turbare l’universo
mafia …è un bell’osare. Soprattutto oggi.
Interessa? … Interessa? …(Lo sospettavo)
Jack Folla non è un black-block. Chi agisce violentemente in quel modo all’esterno è un'altra di quelle “personalità in vestito da sera”. Gli “Io” vestiti da sera non sono necessariamente griffati Valentino. Sono le divise di quei poliziotti che manganellano una ragazza con le mani al cielo,
o la tuta nera di un black-block che brucia un’automobile o una banca. Ma anche una camicia verde che impreca contro gli stranieri, accusandoli del
delitto di non essersi integrati, un delitto che lui per primo ha commesso:
non essendo riuscito neanche a integrarsi con se stesso.
Questa gente, di cui l’Europa si sta pericolosamente
affollando, è straniera a se stessa, agisce esternamente quello che dovrebbe provocarsi internamente: incendiarsi le certezze assolute, manganellare e limare le sbarre della propria prigione per far evadere il loro extracomunitario Jack. Liberarsi. Ma loro, credendo di liberarsi, cacciano
fuori sempre la persona sbagliata. Gli altri.
Anche l’Italia ormai è sempre più scissa, proprio come le nostre personalità; un Paese spaccato in due anche da un Presidente del Consiglio che promette di sognare per tutti ma che poi sogna solo se stesso.
Ma così viaggia solo in "superficie, “sulla cresta dell’onda”, e l’Italia di oggi è diventata la sua scia. La Repubblica di MastroLindo, come cantava
profeticamente De Gregori.
A questa Italia delle apparenze, il Paese in cui la Pubblicità è Dio, la Religione i Soldi; …all’Italia delle Chiese dei Sondaggi, delle televisioni a pensiero unificato, dei Vip che applaudono i Vip, Jack Folla, dalla periferia di tutto, ha lanciato la sua piccola, grande sfida: comunicare in modo trasparente. Mettere in piazza, prima di denunciare quelli altrui, i propri orrori; mettere in dubbio, autoironicamente, le proprie presunte “verità”; non approfittare del seducente, tremendo potere di suggestione della radio e della TV; mettere in guardia chi ti ascolta anche da te che parli, non “fottere” il pubblico: e se proprio non resisti, cercare di farci l’amore.
La sfida era quella di non scindersi mai. C’era un famoso programma alla radio, tanti anni fa; un personaggio-mattatore si confrontava col pubblico; il titolo era “Voi e io”. Alcatraz ha aggiunto solo un accento:
Voi E’ io. Ma come evitare, a questo punto, il rischio d’onnipotenza?
L’unico sistema che conosco (e consiglierei anche al potere politico attuale)è quello di sottoporsi al giudizio di una magistratura alla quale davvero non
ci si dovrebbe sottrarre mai, non fosse altro per stile: e anche lei, la magistratura, siamo sempre noi. Così come noi siamo la libera informazione
italiana. Noi siamo diritti e doveri. Privilegi e soprusi. Nord e Sud. Siamo Bergamo e Messina. Siamo Gerusalemme ferita. Noi siamo l’ebreo e il palestinese. E siamo l’impotenza dell’Onu. Siamo solo noi che proiettiamo il mondo che vediamo, scisso proprio come siamo scissi noi, -noi carnefici, noi vittime-, mentre invece continuiamo ad attribuirci solo la regia delle cose che ci piacciono e a
disconoscere e a rinfacciarci la paternità dei film che non ci piacciono, ma quando questo lo fanno addirittura i ministri e i capi di Stato, allora è un
vero guaio. Una tragedia che si chiama, per esempio, torri gemelle di Manhattan. L’esplosione di una scissione dell’Io collettivo del mondo.
Perché se tu hai una doppia coscienza, e con la prima vendi armi batteriologiche, per esempio, all’Irak; non puoi gridare con la seconda coscienza al pericolo di una guerra batteriologica e attaccare l’Irak. Questo intendo per scissione dell’Io collettivo. La conseguenza, -l’esplosione del sintomo-, è Manhattan. E se anche questa tragedia la tratti come causa del
male, allora intervieni “chirurgicamente” sull’Afganistan, ma non curi, al contrario, il malato mondo peggiora, perché continui a dividere il suo Io.
In questi tre anni di Alcatraz, avevo un desiderio: far evadere Jack.
Dapprima il Jack privato, perché chi scrive -come diceva Cesare Paveseracconta quello che non ha; Quello che ha non lo racconta, se lo tiene. Ma poi non ho potuto tenermi più neanche quello che avevo. La mia famiglia, i miei ricordi, il nostro bisogno di essere amati, le vostre lettere, i nostri amori, le mie e le vostre malattie, e le nostre speranze di vivere in un Paese felice, tutto si è mescolato con tenerezza e rabbia in una sorta di Repubblica dei Liberi Stati Mentali; niente “è stato tenuto”, senza pudori, anche se con qualche imbarazzo, e il mio egoistico e un po’ narcisistico desiderio iniziale si è trasformato -dopo avervi conosciuti- in un altro: che voi riusciste a stringere, per una volta, la mano al vostro “Io” più impresentabile, che ricucissimo, tutti noi, una scissione, e ritrovassimo, qui e ora, in una notte
come questa, una patria comune.
Guardatevi negli occhi, guardatevi intorno.
Vedete di cosa è capace il nostro “Io” più disperato, più solo, più abbandonato?
Prima parlavo del verbo “osare”, che amo molto.
Penso che noi siamo anche quello che siamo stati. Prima ancora che nascessimo intendo. Credo in una specie di reincarnazione all’incontrario.
Ho nostalgia del futuro perché ho il rispetto della memoria, e noi siamo anche i nostri antenati, i nostri morti. In questi anni mi avete chiesto in tanti
“Ma come ti è saltato in mente un Jack Folla?” Mi perdonate un piccolo aneddoto privato? Spero di sì. Anche perché non ve lo racconto per stronza
vanagloria. Sono la pecora rossa di una famiglia benemerita delle armi italiane. Ce l’ho un po’ su con Bossi perché quindici fra miei bisnonni, biszii e biscugini sono morti per il Risorgimento e l’Unità d’Italia. Quindici giovani che volevano un’Italia non scissa, ma una, libera e indipendente.
Jack Folla è anche nato dal gesto di uno di loro. Era mio bisnonno. Si chiamava Efisio, e fu l’unico generale che nella disfatta di Custoza
continuava a avanzare, mentre l’altra mezza dozzina di generali di divisione -senza premurarsi di avvertirlo- si erano già ritirati. Alla Camera dissero che se tutti avessero combattuto come lui, Custoza non sarebbe stata un’onta per l’Italia. Lo fecero ministro della guerra. Ma non è questo l’osare che
intendo. Anche questa, pur essendo Storia, è vanità. Io parlo di quel momento irripetibile della vita di ciascuno, in cui, con un piccolo gesto di rivoluzionaria follia, si spezza un vecchio e logoro schema, si rompe col passato e si apre al nuovo mondo.
Prima di “partorire” Jack, scoprii casualmente un aneddoto familiare all’Archivio di Stato. Il 2 Luglio 1871 il Re Vittorio Emanuele II entrò solennemente a Roma, diventata capitale. Immaginatevi il corteo, la pompa magna, le alte uniformi, la folla. Ma al Quirinale, l’Italia Unita trovò il portone sbarrato. Il Papa non era stato proprio felicissimo di cedere agli italiani casa sua, che poi, veramente, era la nostra. Così era fuggito. Ma era fuggito anche il cardinale che custodiva le chiavi, portandosi appresso, come sfida e ultimo gesto di disprezzo, tutto il mazzo. Il soldatino della guardia reale bussava, suonava, tentava di aprire. Tutto inutile. Il Quirinale era sbarrato. Il re d’Italia, incazzato, tossiva, gli ufficiali in alta uniforme arrossivano, tutto il cerimoniale andò in tilt. Nessuno sapeva che pesci pigliare. L’Italia veniva a prendersi Roma, ma la nobiltà nera di Roma aveva chiuso i portoni dei palazzi in segno di lutto per l’arrivo degli “italiani
invasori” e i preti avevano gettato le chiavi del Palazzo dei Palazzi. Allora Efisio scese da cavallo, si piantò davanti al portone sbarrato, prese le
misure, e senza tanti “se” e “ma” sferrò un calcione con gli stivali e sfondò la porta del Quirinale, che da quel momento divenne la casa di tutti gli italiani. Lo era già, per legge, però quel calcio ci voleva, quel calcio è la storia che si compie, è esattamente l’atto di chi “osa turbare l’universo”.
Volevo dire che, di generazione in generazione, non si tramandano nel sangue solo il diabete o l’anemia mediterranea, ma anche i calci.
E allora, un secolo e mezzo dopo, o da quel gesto nasce Totti, (e io a calcio
ero una schiappa) o dall’albero genealogico della fantasia, nasce un Jack Folla. Quello che conta, cioè, non è se hai avuto o non avuto un bisnonno “famoso”; il sangue che conta è solo quello che trasmette (non alla tua schiatta ma a tutti) la capacità di sognare. E per sognare intendo la capacità d’immaginare insieme un mondo diverso, un Paese migliore. Perché se quel film non ce l’hai già dentro, non potrai proiettarlo quindi “vederlo” mai.
La seconda domanda alla quale volevo dare una risposta (nonpreoccupatevi, le domande sono solo tre) è il grido “Perché vuoi uccidereJack? E perché proprio adesso che in lui ci siamo ritrovati? Jack non deve
morire!” Non sarò certo io a seppellire il mio sogno più caro, che si chiama come un film, e come questa notte “Le ali della libertà”. Jack non può morire perché ormai è stato trasmesso nel DNA della fantasia, è già in circolo nel sangue dei vostri valori, anzi, lo era da sempre, semplicemente l’abbiamo ritrovato. Jack, stanotte, deve partire, è diverso. Se tornerà, quando, e in che cosa l’avrà trasformato il nostro sogno collettivo, questo non è dato saperlo né a voi né a me.
Ma se Jack parte stanotte, suppongo che qualcosa o qualcuno stia per arrivare domani. Uno scrittore non è altro che una stazione di confine. Tutte le storie sono in transito. Bisogna solo aspettare il treno giusto.
Ma so già che a molti di voi questa risposta non basterà; ed io stessosono triste, stasera, perché dire “Hasta siempre, Jack” mi fa, come tutti gli abbandoni, anche una certa paura.
Jack, per tre anni, è stato il mio universo.
“Oserò turbare l’universo?” Sì. Sì perché se Jack Folla è diventato il nostro nuovo universo, il nostro universo diventa la sua nuova prigione. Non dobbiamo permetterlo mai.
Jack è la nostra mente libera. Bisogna lasciarla volare. Lui è il nostro albatro viaggiatore.
Vi ricordate la poesia “Il viaggio” di Baudelaire?
“Noi partiamo un mattino con il cervello in fiamme, con il cuore gonfio di rancori e di desideri amari, e andiamo, cullando al ritmo delle onde il nostro infinito sul finito dei mari. Alcuni sono lieti di fuggire una patria infame, altri l’orrore della loro nascita, altri ancora –astrologhi sperduti
negli occhi di una donna- la tirannica Circe dai pericolosi profumi…
Ma i veri viaggiatori sono soltanto quelli che partono per partire; cuori leggeri, simili agli aerostati, essi non si separano mai dalla loro fatalità, e senza sapere perché, dicono sempre “Andiamo”! I loro desideri hanno le forme delle nuvole.”
Questo è stato Jack. E non saremo certo noi quelli che mettono le nuvole in gabbia.
E adesso la terza e ultima risposta. Questa notte molti di voi verranno qui a raccontarci “se, e in che cosa, sono cambiati con Jack.” Credo di
dovermi sottoporre anch’io a questa domanda. E’ un dovere, perché siete diventati voi i miei Jack, ed avete rivoluzionato la mia visione del mondo.
La mia è una risposta molto semplice. Ho sempre pensato di essere solo.
Stanotte, mi basta guardarvi, per capire, non soltanto di non esserlo più, ma di non esserlo stato mai....

 
 
 

nell'aria...

Post n°94 pubblicato il 02 Marzo 2009 da dreamersgirl

Oggi mi è parso di sentire il profumo della primavera nell'aria e ho chiuso gli occhi, un profondo respiro...guardando l'ultimo post, mi accorgo che sono già passati due mesi da quando l'ho scritto, e oggi mi è venuta voglia di riscrivere in questo mio angolo di pensieri. Ho notato che nonostante la mia lunga assenza, o meglio la mia poco presenza, molti hanno continuato a scrivermi, a passare di qui, a lasciarmi una traccia. E ne sono felice. Ricordo il periodo in cui scrivevo assiduamente in questo mio spazio, ricordo il periodo in cui qui tra i vostri blog, ho ritrovato voi che attraverso le vostre parole, i vostri post mi avete dato tanto, adesso a distanza di tempo, mi rendo conto di quanti bei momenti, di quante belle emozioni ho condiviso con tutti voi, dai sorrisi alle lacrime, dalle amicizie autentiche a quelle false. Ma anche nella vita reale è così. Ma oltre al profumo di primavera, sento ancora nell'aria il malessere che si respira. Non c'è un giorno in cui non accendo la tv e non sento dai telegiornali notizie che parlino di morti, violenze, infanticidi e pedofilia. L'Italia, la nostra Italia, sembra essere affetta da un virus, si perchè oramai è diventato maledettamente normale ascoltare notizie del genere. Il problema di fondo secondo me sono le leggi, troppo lievi le pene per gli stupratori, non sufficientemente adeguate per la gravità del reato. Penso alle vittime, ai bambini, alle donne che hanno subito tali violenze, penso a come si sentano, alla loro sofferenza fisica e psicologica, penso alla difficile rimarginazione di quelle ferite, a come sia difficile riprendersi la vita e non provare rabbia. Se pensiamo ai numerosi infanticidi, alle numerose vittime di pedofilia, alle violenze che ogni giorno avvengono nei confronti delle donne, mi viene da dire se tutto questo non sia il risultato della poca tempestività della giustizia e nella scarsa applicazione della pena per chi si macchia di questi reati. Io sono per la castrazione chimica, per la pena minima di almeno trent'anni, perchè nessun uomo deve e può permettersi di sporcare, violentare, ferire e calpestare la dignità dell'essere umano, perchè la donna non può ancora essere ancoraconsiderata ogetto di desiderio, perchè i bambini non si toccano, non devono essere toccati. Mi rivolgo ai signori politici, svegliamoci, attuate le leggi più rigide è più spietate cosicchè anche questi abominevoli esseri possano finalmente provare la sofferenza e il dolore che hanno portato alle loro vittime.

dal web: Roma, 26 feb. (Adnkronos) - ''Gli ultimi agghiaccianti episodi di cronaca confermano come sia necessario un giro di vite sulle condanne e sulle pene inflitte ai pedofili. Il responsabile della brutale aggressione di Napoli doveva essere in carcere. Anni di galera devono essere una certezza per chi si macchia di reati cosi' terribili destinati a rovinare per sempre la vita di minori innocenti''. Lo sottolinea Isabella Bertolini, Componente del Direttivo del Pdl alla Camera. ''Ritengo -osserva- che l'ipotesi di ricorrere alla castrazione chimica per chi si macchia di tali reati in maniera recidiva debba essere presa in seria considerazione''.

 
 
 

se non ci dovessimo sentire per il 31....

Post n°93 pubblicato il 28 Dicembre 2008 da dreamersgirl

A chi affannosamente vive.
Agli eterni distratti
A chi non sa fermarsi
A chi non sosta per un sorriso
Auguro un anno tranquillo,
attento alle piccole cose.
Il tempo per una sosta
Per sorridere e dire Ti voglio bene.
Auguro un anno di momenti
per cogliere i momenti
per ridere davvero.

a chi ama dormire ma si sveglia sempre di buon umore, a chi saluta ancora con un bacio, a chi lavora molto e si diverte di più, a chi arriva in ritardo ma non cerca scuse, a chi si alza presto per aiutare un amico, a chi ha l'entusiasmo di un bimbo e i pensieri di un uomo, a chi spegne la televisione per fare due chiacchiere, a chi vede nero solo quando è buio, a chi non aspetta il nuovo anno per essere migliore!

a chi non sorride
un sorriso vero.
A te ormai stanco
La forza di continuare.
A te povero un pezzo di pane
e una coperta calda.
A te uomo solo
un amico che ti stringa la mano
A tutti quanti tanta pace e serenità.

A chi è appena nato,
a chi è a meta strada,
ai bambini,
agli anziani,
a chi non ha avuto,
a chi ha avuto molto,
a chi nella mia vita è passato anche per un solo attimo regalandomi un sorriso,
a chi mi ha amato,
a chi ho amato,
a chi mi odia
a chi mi ama
a chi mi conosce,
a chi non conosco...
 

Vi auguro sogni a non finire
la voglia furiosa di realizzarne qualcuno
vi auguro di amare ciò che si deve amare
e di dimenticare ciò che si deve dimenticare
vi auguro passioni
vi auguro silenzi
vi auguro il canto degli uccelli al risveglio
e risate di bambini
vi auguro di resistere all'affondamento, all'indifferenza, alle virtù negative della nostra epoca.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi.....di credere nei sogni... di non abbandonarli, annaffiarli, curarli, proteggerli, realizzarli...che la speranza alberghi sempre nei vostri cuori, che l'amore riscaldi sempre le vostre vite, che il sorriso vi accompagni, che la serenità e la salute non vi abbandonino, che gli ideali ed i buoni propositi possano sempre darvi la forza di andare avanti..con questo augurio...con il cuore e dal cuore....

buon anno....

dreamersgirl

vi regalo il mio lato poetico...

sempre io...

 
 
 

sono tornata!

Post n°92 pubblicato il 25 Novembre 2008 da dreamersgirl

mitico Che!

rieccomi

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Peppino Impastato

Dove un gruppo

di uomini liberi si unisce,
tu sei presente,
dove la bandiera illumina

il sangue dei morti
tu ci sei,
tra confronti e scollamenti
il tuo volto si riconosce,
la tua voce rinasce,
quasi un urlo di libertà
che scuote le coscienze.

Giovanni Riccobono

 

 

attenzione


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