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QUESTO è il NORD I° episodio

Post n°39 pubblicato il 04 Novembre 2010 da CHEgirl
 

Signorina "CONSUMATA"...ecco il TUO NORD
NO ALLE DISCARICHE DI AMIANTO

 

L’uso scorretto e criminale dell’amianto ha provocato morti e non vogliamo che anche lo smaltimento scorretto dell’amianto continui ad uccidere perché è un problema altamente sottovalutato, non si vogliono investire soldi sufficienti per eliminarlo e per ora costituisce solo l’ennesima fonte di arricchimento per pochi.

L’amianto non deve essere smaltito seguendo il principio dell’economicità e del profitto, ma solo perseguendo la tutela della salute dei cittadini. La salute non ha prezzo.

COMUNICATO STAMPA
Cremona, 25 ottobre 2010

OGGETTO: Cappella Cantone non deve diventare una nuova Terzigno! Il TAR deve dire NO al progetto di discarica di Cappella Cantone. NO all’interramento del rifiuto amianto.

Il TAR di Brescia si pronuncerà, con tutta probabilità, il 27 ottobre prossimo sulla fattibilità o meno della discarica di amianto di Cappella Cantone (CR), ma questo NON significherà per noi la conclusione della battaglia che abbiamo condotto in questi tre anni.

Se la sentenza del TAR non sarà favorevole alla sospensione, l’ulteriore passaggio obbligato sarà l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Nel caso in cui i tecnici regionali, anche in questa sede, dovessero continuare a seguire la strada scellerata di autorizzare una discarica sopra falde acquifere affioranti, la mobilitazione continuerà e ci sarà la possibilità di ricorrere nuovamente al TAR.

Se il TAR, come noi ci aspettiamo, bloccherà la realizzazione della discarica, si dovrà comunque continuare a vigilare e a mobilitarsi contro i sicuri tentativi di aggirare la legge da parte di settori economici e politici che non demorderanno dal tentativo di realizzare i loro profitti anche con mezzi al limite della legalità. Non dobbiamo dimenticare che attorno alla cava di Cappella Cantone vi sono interessi economici privati enormi che vanno ad intrecciarsi inevitabilmente con le istituzioni e con mafie economiche di varia natura. Le discariche sono l’affare del secolo.

Dopo anni di dimenticanze e di latitanza delle istituzioni nell’affrontare questo problema lo smaltimento dell’amianto diventerà a breve un’emergenza (come stanno facendo a Terzigno e come hanno fatto a Chiaiano). Emergenza vorrà dire derogare a tutte le normative e dichiarare le aree di smaltimento di “interesse strategico militare”(vedi sempre l’esempio della Campania) al fine di inviare l’esercito per garantire lo smaltimento anche in luoghi evidentemente non idonei e pericolosi per la salute dei cittadini. Dobbiamo, quindi, impedire che con questa giustificazione siano realizzate discariche di amianto non solo nel nostro territorio, ma in tutto il Paese.

Per questo noi stiamo lavorando per consolidare ed organizzare il coordinamento di tutte le istanze che si oppongono alle discariche, che sono nocive alla salute e sono realizzate violando tutte le norme di cautela.

Scienziati e ricercatori sostengono che le discariche di amianto non sono ecocompatibili e non sono la migliore tecnologia disponibile. Non a caso la normativa europea mette le discariche all’ultimo posto nella gerarchia dei rifiuti.
Le discariche di amianto non eliminano il rifiuto e ne producono di nuovo: il percolato, ricco di fibre di amianto che ritornano quindi nell’ambiente. Il percolato deve poi essere smaltito all’estero perché in Italia non sono stati impiantati sistemi di filtrazione efficaci perché molto costosi.
I costi ambientali nel medio e lungo periodo delle discariche di amianto sono elevati: il terreno non è mai più recuperabile e vi è la necessità di un monitoraggio costante e per sempre.
Le discariche sono una delle fonti di maggiore possibilità di infiltrazione di interesse mafioso. Il principio dell’ecomafia è “sotterrare rifiuti di ogni genere in ogni spazio vuoto disponibile: costa meno tempo, meno sforzi e meno soldi”.
Ricordiamo che la Locatelli, nuova proprietaria della Cavenord, dava lavori in subappalto alla Perego, il cui proprietario è accusato di essere colluso con la n’drangheta.
L’uso scorretto e criminale dell’amianto ha provocato morti e non vogliamo che anche lo smaltimento scorretto dell’amianto continui ad uccidere perché è un problema altamente sottovalutato, non si vogliono investire soldi sufficienti per eliminarlo e per ora costituisce solo l’ennesima fonte di arricchimento per pochi.

L’amianto non deve essere smaltito seguendo il principio dell’economicità e del profitto, ma solo perseguendo la tutela della salute dei cittadini. La salute non ha prezzo.

Mariella Megna – Cittadini contro l’amianto
Giorgio Riboldi – SU LA TESTA l’altra Lombardia
Carmine Fioretti – Confederazione Unitaria di Base di Cremona

******************************************
Comunicato stampa
Cremona, 28 ottobre 2010

OGGETTO: discarica di amianto di Cappella Cantone. La decisione del TAR rinvia ad un futuro più lontano tutte le problematiche. A questo punto dimissioni di Tadi e di Salini. Questi continui rinvii sono un successo perché hanno colpito gli interessi della ditta che vuole realizzare profitto a scapito della salute di tutti i cittadini .

Dopo tre anni di impegno contro la megadiscarica di amianto a Cappella Cantone un primo parziale risultato è stato raggiunto. Il 27 ottobre scorso il TAR ha rinviato per l’ennesima volta la decisione sulla realizzazione della discarica di Cappella Cantone (CR). Questa decisione è comunque il frutto di tre anni di battaglia che hanno saputo sapientemente intrecciare la mobilitazione di una parte della cittadinanza con quella delle istituzioni costringendo queste ultime a farsi carico della diffusa opposizione alla discarica.
Il fatto che si sia riusciti ad evitare, per ora, la realizzazione di questo impianto pericoloso e criminale smentisce nei fatti “gli uccelli del malaugurio” presenti in alcune parti politiche e anche fra la cittadinanza del territorio che sostenevano l’inevitabilità di questo impianto di smaltimento.
L’ennesimo rinvio dimostra che con l’impegno costante ed intelligente contro le iniziative pericolose per la salute si possono ottenere risultati insperati anche se contro di noi si sono mossi e si muovono interessi privati e pubblici che hanno come unico obiettivo la realizzazione di profitti a scapito della vita e della salute dei cittadini.
A questo punto diventano più che mai attuali le richieste di dimissioni di Tadi, sindaco di Cappella Cantone, e di Salini presidente della Provincia di Cremona. Questi personaggi non si sono opposti allo scellerato progetto di discarica di Cappella Cantone e non hanno avuto un comportamento corretto verso i cittadini. Tadi ha ingannato i suoi elettori e si è mostrato favorevole alla discarica solo dopo essere stato riconfermato sindaco alle ultime elezioni amministrative. Salini ha adottato due pesi e due misure come se ci fossero cittadini di serie A e di serie B: ha espresso parere negativo al progetto di discarica di amianto a Cingia de’ Botti poiché vi è presenza di acqua effimera superficiale e una situazione viabilistica critica, ma ha ritenuto giusto approvare il progetto di Cappella Cantone dove vi è la stessa situazione, anzi più grave per quanto riguarda gli acquiferi.
E che dire della Regione Lombardia? La giunta Formigoni della scorsa legislatura ha operato un sopruso e si è arrivati a nominare un ‘commissario ad acta’ per la gestione della discarica di amianto di Cappella Cantone solo perché il piano rifiuti, regolarmente approvato dalla precedente giunta di centro-sinistra della Provincia di Cremona, prevedeva una distanza minima tra discariche che, di fatto, rendeva irrealizzabile il progetto di Cappella Cantone.
Il decreto regionale del novembre dello scorso anno, che ha dato parere positivo sulla Valutazione di Impatto Ambientale, è volutamente omissivo dal punto di vista tecnico-legale ed é arrivato a meno di una settimana dalla presentazione di un rapporto dell’Istituto di Ricerca Regionale (IRER) in cui si analizzavano tutte le criticità del procedimento di VIA in Regione Lombardia quali, per esempio, la mancanza di un approfondita valutazione delle alternative, il coinvolgimento diretto di soli enti territoriali senza un peso rilevante della società civile, il rendere spesso prioritario la salvaguardia dei consensi territoriali rispetto alla piena tutela ambientale e anche problemi di eventuali conflitti di interessi poiché la struttura Via è alle dipendenze dello stesso ente regionale invece di essere un organismo autonomo. Perché tutta questa fretta degli uffici regionali? E perché la VIA non ha voluto tener conto dell’alternativa meno impattante sul territorio, l’impianto di trattamento termico dell’amianto, che i comuni della zona intorno a Cappella Cantone vogliono realizzare al posto della discarica?
Gli uffici regionali hanno continuato, poi, la loro condotta poco rispettosa delle istanze provenienti dal territorio anche in sede di Autorizzazione Integrata Ambientale. Nell’ultima conferenza dei servizi del luglio scorso la Regione ha rifiutato un rinvio richiesto dai sindaci contrari alla discarica per poter esaminare le integrazioni tecniche che la ditta aveva presentato solo due giorni prima ed ha proseguito l’incontro con la sola presenza, tra gli enti interessati, di Tadi , sindaco di Cappella Cantone, e Pinotti, assessore all’agricoltura e all’ambiente della provincia di Cremona.
Ribadiamo che attorno alla cava di Cappella Cantone vi sono interessi economici privati enormi che vanno ad intrecciarsi inevitabilmente con le istituzioni e con mafie economiche di varia natura. Le discariche sono l’affare del secolo.
Questi continui rinvii sono un successo perché hanno certamente colpito gli interessi della ditta che vuole realizzare profitto a scapito della salute di tutti i cittadini. I Fratelli Testa hanno acquistato tre anni fa il terreno della cava di Cappella Cantone , per un importo tra l’altro di sei volte superiore al valore di mercato, e ancora non hanno messo a frutto il loro investimento, anzi, hanno dovuto cedere ultimamente il 100% delle quote della loro società Cavenord, che aveva presentato il progetto della discarica in Regione, alla ditta Locatelli Gabriele.
Ma non basta. Non vogliamo che dopo anni di dimenticanze e di latitanza delle istituzioni nell’affrontare il problema dello smaltimento dell’amianto questo diventi a breve un’emergenza nel senso di deroghe alle normative.
Bisogna continuare la mobilitazione, insieme a tutti gli altri comitati della Lombardia e in Italia che si oppongono alla realizzazione delle discariche di amianto, perché si arrivi ad una moratoria di tutte le autorizzazioni in corso e si rivedano le regole vigenti che non sono sufficienti a garantire che lo smaltimento dell’amianto non provochi ancora morti come ha fatto l’uso scorretto e criminale dell’amianto stesso. L’amianto non deve essere smaltito seguendo il principio dell’economicità e del profitto, ma solo perseguendo la tutela della salute dei cittadini. La salute non ha prezzo.

Mariella Megna – cittadini contro l’amianto

Commenti al Post:
jigendaisuke
jigendaisuke il 04/11/10 alle 00:48 via WEB
a casale monferrato la fabbrica eternit è chiusa da più di 20 anni, eppure c'è ancora tanta polvere di amianto (oltre ad eternit sparso ed usato ovunque) che la gente continua ad ammalarsi e morire!
 
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