Creato da aranciovitamina il 29/05/2006

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All'Ufficio Postale

Post n°102 pubblicato il 08 Settembre 2006 da aranciovitamina
 

Apro con questo post una nuova serie intitolata "Il mio Sud"...

Vi racconterò un po' di episodi strani, buffi, divertenti... folkloristici che qui sono all'ordine del giorno. Ma non solo. Vi metterò a conoscenza delle usanze di qui, delle abitudini dei miei concittadini, dei problemi che affliggono la mia città. E ancora (e soprattutto) vi spiegherò il Sud dal mio punto di vista, secondo la mia personale esperienza di ciò che ho vissuto: il "mio" Sud, appunto.

Vi anticipo che "non sarò dolce"... Se sono venuta via di qui ci sarà pure un motivo!

Che nessuno si senta offeso, con la generalizzazione di "Sud", ma è così: il Sud è anche questo. E' anche il mio.

Naturalmente ciò che vi scriverò non vale per tutte le città meridionali, ma riservatemi il diritto di narrare. E commentare. Poi commenterete anche voi.

Buona lettura.


Primo episodio: ALLE POSTE

Ufficio Postale, sede centrale, due settimane fa.

E' da qualche tempo (forse qualche anno) che in tutti gli uffici postali si è realizzata un'autentica rivoluzione, con il passaggio da servizio pubblico a privato: loghi ben stigmatizzati, colori identificativi del marchio, design curato degli arredamenti (standard in tutta Italia), packaging ben progettato dei prodotti postali e infine... la fine delle "code all'italiana", in cui tutti, a turno, provano a guadagnare qualche posizione rispetto a quello (o quelli) affianco (dipende da quanto spazio c'è) con cui non riuscirai mai a stabilire se era arrivato prima di te opure no... Il tutto fingendo la più placida naturalezza e la più candida ingenuità (nonchè una scenica sorpresa e un fervido rammarico) se qualcuno osa avanzare il sospetto che stavi tentando di passargli davanti nella fila!

Bene, tutto ciò (dovrebbe) essere ormai sorpassato, in quanto sono state appositamente installate, a lato di ogni entrata, le macchinette distributrici di numerini, ognuno dei quali può essere prelevato semplicemente pigiando il pulsante rispettivo alla lettera indicata accanto (ad esempio, "P" per la spedizione di lettere e pacchi, "E" per il ritiro di raccomandate e pacchi, ecc. - ora non vorrei aver detto una ca***ta e aver invertito o cambiato le lettere, ma mi sembra fosse proprio così).

Sono in fila con mia nonna allo sportello che serve la lettera "E", devo ritirare una raccomandata. Ad un certo punto si sente una sirena, in fondo alla fila.

EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE....

Mi volto per capire che succede. No, non è una sirena. E' una signora che urla, come impazzita, per protestare... Sta dicendo che "'nzomma, n'è possibb'l fà n'or d'fila!!!", ma quanto ci deve stare ad aspettare??

Tutti si voltano, incuriositi e per niente divertiti dalle urla spaccatimpani e spacca-altro della signora grassa e occhialuta, che continua, imperterrita: "Ma inzomm', è n'or ca steng qqua!!!" (trad.: ma insomma, è un'ora che sono qui).

Così comincia una lunga litania sul come sia lì da un'ora seduta ad aspettare e su come, sul display che lei stava guardando (quello sopra uno sportello presidiato da un impiegato ma evidentemente inattivo, al momento), il numero accanto alla lettera "P" non si sia mosso dal 206.

Mosso forse dalla curiosità ma forse molto più probabilmente dalla rottura di c******i, qualcuno accenna a spiegarle che quello non è l'unico display a cui deve gettare un'occhio, perchè ce ne sono anche altri che servono la lettera "P"... il tutto ovviamente in un dialetto pesantemente stretto.

Ma la signora continua a vociare, e il tipo di prima si scompone a chiederle che (diamine) deve fare con quella lettera "P", e la signora (sempre con un tono di voce preso in prestito da qualcuno al mercato del pesce) gli dice - fortemente innervosita - che deve ritirare una raccomandata.

"Ma signòò, ha' sbaglièèt a pigghià a' lett'r... E' a' YE, ca' pigghià, no a' PI...!"

(Ma signora, hai sbagliato a prendere la lettera: è la E, che devi prendere, non la P...!)

Ed ecco che la signora inizia a tirare fuori delle urla disumane, prendendosela con "la signora di prima" a cui aveva chiesto, appena entrata, che lettera dovesse prendere e che le aveva suggerito di prendere la P.

Il tizio inizia a dirle che è proprio un'analfabeta, che è scritto chiaramente sia sulla macchinetta sia su altri fogli sparsi un po' ovunque sulle pareti della sala: la E per il ritiro, la P per le spedizioni...

"EEEEEEEEEEEEE... MA YI' 'E CHIEST' A SIGNNOOR... MA'DDITT D' PIGGHIA' A' PPI!!!!"

(Eh, ma io gliel'ho chiesto, alla signora, mi ha detto di prendere la P).

E il tipo: "E s'a signnor n'nzep legg pegg' d' te... da nu' k vvù??"

(Ma se la signora non sa leggere peggio di te, da noi che vuoi?).

E giù, la signora, di nuovo a urlare che la signora le aveva detto... (vi risparmio il resto, tanto già lo sapete). Segue diverbio tra i due, poi la signora viene gentilmente invitata a prendere la lettera giusta... Lei va, e torna.

"EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE... HE' SBAGLIEET N'ATA VOOOT'!!!"

(HO SBAGLIATO DI NUOVO)

Tutti ridono (ovviamente) e da qualche parte arriva un "Ma allor si' proprj scem'!"

Uno la accompagna per la seconda volta alla macchinetta e le prende (finalmente) la lettera giusta. La signora non ringrazia nemmeno e va a piazzarsi in fila dietro di me, passando davanti a uno entrato da poco a cui toccava il turno dopo di me... dicendo: "Comungue, y' stev prim du' signnor! ...Mò, ca' e'sbaglieet, però stev prim!!!", rivendicando una pole position migliore del tipo che in realtà è prima di lei. E il signore, infatti, anche parecchio infastidito, le spiega che non conta la fila che si fa in piedi, ma i numeri... si prendono apposta!!!

Come non detto. La signora attiva di nuovo la sua sirena e riprende a urlare qualsiasi cosa a qualsiasi persona sia nel raggio d'azione della sua voce...

Il tipo si rende immediatamente conto che non può competere con quelle urla, e allora opta per la diplomazia: "K ch'amma mett affà storie, mò??? Tò, pigghiete stu nummer e pass 'nnanz..." e le cede il suo numero, strappandole dalle mani quello immediatamente successivo...

La signora lo guarda interdetta.  Almeno ha smesso di urlare.....

EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE......

No. Era un bluff.

Cosa diavolo vorrà ancora, questa cagam*****e??? è il pensiero generalizzato che aleggia nell'ufficio postale... ma che tutti si guardano bene dal proferire verbalmente, terrorizzati dall'urlo disumano che potrebbe conseguire...

In effetti, la signora ha rotto una buona percentuale di attributi, e quella modesta porzione rimanente è già in stato di decomposizione avanzata...

Si sta lamentando ancora (nell'ordine):

  • della signora che le ha indicato di prendere la lettera sbagliata;
  • dell'ora di fila che le ha sconvolto il sistema nervoso;
  • del tipo che pretendeva pure di passarle avanti!!!! (e che, vi ricordo, le ha gentilmente offerto il suo numero chissà per quale illuminazione ultraterrena...).

Insomma, nel frattempo è arrivato il mio turno e io mi affretto allo sportello perchè voglio allontanarmi dalla mamma di Tarzan il più in fretta possibile... Arrivo allo sportello e il mio sguardo incrocia quello del giovane impiegato al di là del bancone... anche lui ha (ovviamente) assistito allo spettacolino teatrale della palla di pelo occhialuta urlante... e ridiamo...

Nella risata mi sento una cosa appiccicata addosso... al braccio destro... MA CHE E'??? Oddiosanto... è la signora...!!!

Impaziente, tenta di mantenere la posizione faticosamente conquistata a suon di urla e sirene, annullando lo spazio tra me e lei... Assiste a tutte le nostre operazioni: consegna della cartolina, allontanamento dell'impiegato, breve scambio di frasi con mia nonna, ritorno dell'impiegato e consegna della lettera... Il tutto rimanendomi appiccicata addosso come una vongola...

Mi allontano velocemente con il trofeo in una mano (la raccomandata) e mia nonna all'altro braccio (velocemente per lei, non per me, infatti).

Andiamo via, nonna, gli uffici postali mi sfiniscono...

 
 
 
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