IN THE GHETTO

Post n°18 pubblicato il 14 Aprile 2005 da catcherintherye001
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IN THE GHETTO

 

Entro’ al Tattletail Lounge, lo strip club vicino allo Cheshire Bridge, alle 11,30.

Si avvicino’ al bancone e il barista gli diede una birra, chiamandolo con quel nomignolo con cui tutto lo conoscevano li’ dentro: Pee Wee. Come al solito era l’unico bianco nel club.

Sul palco c’erano un paio di ragazze che, senza troppa voglia, si dimenavano al ritmo di una vecchia hit di Tupac mentre nei tavoli di fronte alcuni ragazzi fischiavano ed urlavano.

La serata sembrava abbastanza moscia a dire il vero, anche perchè al fine settimana mancavano ancora un paio di giorni.

Jasmine si sarebbe dovuta esibire di li’ a breve. Non era mai stato geloso del lavoro che faceva, anzi, gli piaceva guardarla mentre faceva lo strip, di sicuro era una delle migliori del Tattletail e per questo era pagata. Quelle sul palco dovevano essere le due di cui Jasmine gli aveva parlato la sera prima, venivano da Baltimora e secondo lei erano molto più giovani di quanto avessero detto. Ma non era certo questo cio’ che interessava a Wallace, il proprietario del club, in giro dicevano che ultimamente doveva dei soldi a della gente del racket che non andava troppo per il sottile.

Bevve l’ultimo sorso di birra, lascio’ il bicchiere vuoto sul bancone e si ando’ a sedere ad un tavolino un po’ in disparte.

Eccola. “In da Club” di 50 Cent inizio’ a rimbombare dalle enormi casse del locale e Jasmine, con addosso il suo bikini preferito, inizio’ il suo numero.

Lascio’ passare un paio di minuti e si alzo’: era venuto il suo momento per entrare in scena e lavorare un po’. Si avvicino’ ai ragazzi sotto il palco e si uni’ alle loro grida di apprezzamento poi estrasse dal portafoglio un biglietto da 10 dollari.

Jasmine ora stava ballando proprio ai bordi del palco sopra di loro, lui le fece vedere i soldi e quindi li infilo’ nel tanga della ragazza. La gente intorno poco dopo inizio’ a fare lo stesso.

Funzionava sempre allo stesso modo, lo sapeva bene lui, era il suo lavoro.

 
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ACQUE MORTE

Post n°17 pubblicato il 10 Aprile 2005 da catcherintherye001
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ACQUE MORTE

 

Ogni anno il giorno del suo compleanno si guardava allo specchio e si poneva sempre la stessa domanda: cosa hai fatto negli ultimi dodici mesi ? E le risposte che si dava le annotava sul suo taccuino nero, per poi andare a rileggerle ogni tanto e capire dove stava andando.

Questo era cio’ che si era detto davanti allo specchio oggi: meglio avere rimorsi che rimpianti. Doveva essere il suo motto per il prossimo futuro. Non si ricordava se l’avesse letto da qualche parte o se era un semplice sentito dire.

Si’ perchè avere rimpianti significa non avere vissuto. Era stanco di essere impantanato in queste acque morte, di vivere la sua vita in perenne attesa, di questa passività latente che,  alla soglia dei quarant’anni, lo obbligava a stare ancora in casa con i suoi. Aveva avuto un’unica relazione “seria” che l’aveva quasi portato all’altare; lavorava, neanche troppo sodo, per una multinazionale britannica; aveva qualche amico con cui condividere una serata, ma tutto questo non gli bastava, o, meglio, non gli bastava più, gli sembrava troppo poco.

Dallo stereo giungevano le note di una canzone dei suoi vent’anni “when I look at myself I don’t see the man I wanted to be, somewhere along the line I slipped off track” non avrebbe mai immaginato che quelle parole avrebbero potuto essere il suo migliore ritratto, apri’ il taccuino, scorse brevemente tutte le pagine, sino a quella scritta poco prima, poi strappo’ ad una ad una tutte le pagine bianche rimanenti.

 
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FRAGILE

Post n°16 pubblicato il 05 Aprile 2005 da catcherintherye001
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FRAGILE

 

Poso’ lo scatolone pieno sul tavolo della cucina e lo apri’ per l’ultima volta.

All’interno ben riposte e tenute insieme da un elastico giallo c’erano tutte le lettere che aveva ricevuto in quei tre anni e mezzo, insieme con i biglietti d’auguri e i bigliettini stupidi che di solito gli innamorati si scambiano.

Sul fondo c’erano i libri che gli aveva regalato, sia quelli che aveva letto, sia quei libri fantasy che non avrebbe sfogliato nemmeno se lo avessero pagato ed il libro monografico su Magritte che a lei piaceva cosi’ tanto. Poi c’era il cd  dei Creedence Clearwater Revival che gli aveva comprato per il compleanno e che aveva già provveduto a sostituire con la discografia completa della band americana. Qualche problema di spazio gli aveva creato quel piccolo tavolo da ping pong a cui comunque non avevano mai giocato. Aveva lavato e stirato la camicia gialla poi chiusa in una busta di plastica trasparente, mentre il pigiama l’aveva semplicemente gettato, anche perchè non aveva mai indossato un pigiama per andare a letto. Quasi si dimenticava delle foto, tutte quelle foto suddivise per anno ed i relativi negativi. Non mancava più nulla, scrisse velocemente ed in stampatello un post – it nel quale diceva che la bicicletta gliela avrebbe spedita uno dei prossimi giorni via corriere.

Chiuse la scatola con il nastro adesivo e con il pennarello indelebile all’esterno scrisse FRAGILE.

 
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IL CUORE NERO DI SAM SHEPHERD

Post n°15 pubblicato il 30 Marzo 2005 da catcherintherye001
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IL CUORE NERO DI SAM SHEPHERD

 

“There was no reason why I should ever see him again. He was just a lost dog.”

 

Perchè, vedi, se lasciassimo le cose come stanno, sono certo che anche gli altri comincerebbero ad approfittarsene ed è proprio questo che noi non vogliamo. La nostra organizzazione non puo’ permettersi errori, gente come te. E non dire che non ti abbiamo avvisato, che non ti abbiamo mai detto niente, perchè non è vero.

L’uomo si alzo’ dal tavolo, dove entrambi erano seduti e si riassetto’ la giacca; l’altro lo seguiva con lo sguardo.

Sapevi quello a cui andavi incontro se non rispettavi le regole eh ?

L’uomo ancora seduto anui’ gravemente, mentre la respirazione si faceva affannosa.

Bene. Cosa ti aspetti adesso ?

Niente, rispose con un filo di voce.

Il sole faceva capolino dalla piccola finestra quadrata, senza vetri.

Si volto’ di spalle ed estrasse la pistola dalla fondina, avvicino’ la canna alla tempia dell’uomo seduto che inizio’ a singhiozzare, lo guardo’ un’ultima volta negli occhi  poi esplose il colpo.

Il corpo si accascio’ a terra con un tonfo sordo. Usci’ dalla baracca isolata in mezzo ai campi. Una macchina lo stava aspettando, entro’ sbattendo la portiera e fece cenno di muoversi a chi era al posto di guida, l’altro mise in moto senza dire una parola.

 
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DEVILS & DUST

Post n°14 pubblicato il 29 Marzo 2005 da catcherintherye001
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DEVILS & DUST

I got my finger on the trigger
But I don't know who to trust
When I look into your eyes
There's just devils and dust

We're a long, long way from home, Bobbie
Home's a long, long way from us
I feel a dirty wind blowing
Devils and dust

I got God on my side
I'm just trying to survive
What if what you do to survive
Kills the things you love
Fear's a powerful thing
It can turn your heart black you can trust
It'll take your God filled soul
And fill it with devils and dust

Well I dreamed of you last night
In a field of blood and stone
The blood began to dry
The smell began to rise

Well I dreamed of you last night
In a field of mud and bone
Your blood began to dry
The smell began to rise

We've got God on our side
We're just trying to survive
What if what you do to survive
Kills the things you love
Fear's a powerful thing
It'll turn your heart black you can trust
It'll take your God filled soul
Fill it with devils and dust

Now every woman and every man
They want to take a righteous stand
Find the love that God wills
And the faith that He commands

I've got my finger on the trigger
And tonight faith just ain't enough
When I look inside my heart
There's just devils and dust

Well I've got God on my side
And I'm just trying to survive
What if what you do to survive
Kills the things you love
Fear's a dangerous thing
It can turn your heart black you can trust
It'll take your God filled soul
Fill it with devils and dust

It'll take your God filled soul
Fill it with devils and dust

(Bruce Springsteen, 2005)

 
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CAUTIOUS MAN

Post n°13 pubblicato il 26 Marzo 2005 da catcherintherye001
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CAUTIOUS MAN

 

“In a restless heart the seed of betrayal lay”

 

L’unico rischio era quello che, se lei l’avesso scoperto, l’avrebbe buttato fuori, anche perchè non era la prima volta.

Ma, al solito, aveva preso tutte le precauzioni possibili, i suoi amici erano stati avvisati ed erano perfettamente al corrente di come comportarsi.

Un’ultima controllata ai bagagli, poi sarebbe andato di là a salutarla, in cucina, dove la tv stava già blaterando. L’odore del caffè arrivo’ forte ed intenso, tiro’ le tende e guardo’ fuori dalla finestra, il tempo era sempre nuvoloso.

Si infilo’ la camicia nei pantaloni ed indosso’ il pullover, poi apri’ la porta della camera di suo figlio, stava ancora dormendo, non gli andava di svegliarlo.

Il pensiero del perchè lo stava facendo, quella sorta di sensazione di rimorso che le altre volte lo prendeva proprio prima di uscire non si era fatta viva, stentava a riconoscersi ormai.

Il cellulare gli vibro’ in tasca.

Hey sei pazza a chiamarmi, sono a casa

Volevo sentire la tua voce

Staremo insieme nei prossimi giorni

Lo so, ti amo

Si, si, anch’io, ci vediamo tra un’ora

Era giunto il momento di andare.

 
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IL COLLEZIONISTA DI EMOZIONI

Post n°12 pubblicato il 23 Marzo 2005 da catcherintherye001
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IL COLLEZIONISTA DI EMOZIONI

 

Talvolta mi piace immaginare la vita altrui. Cercare di viverne uno scampolo. Capita che, incontrando un uomo per strada, mi piacerebbe entrare nella sua mente e berne le esperienze, carpirne i segreti più inconfessabili, vivere le sue passioni, piangere con lui per le sue sconfitte, capirne gli errori, conoscerne la famiglia e poi, in punta di piedi, uscire per sempre dalla sua vita.

In questi giorni nei quali mi posso dedicare, avendo tutto il tempo che voglio, alla cura dei miei interessi, ho avuto modo di fare esperienze straordinarie e gesta mirabili senza nemmeno muovermi dal mio appartamento. Basta guardare fuori dalla finestra e da un solo gesto, il buttare via un fiammifero, il mettersi a posto la stropicciatura della gonna, un intero universo si dischiude davanti ai miei occhi.

Mi ci butto a capofitto, perdo la mia stessa identità, colleziono emozioni.
 
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INSOMNIA

Post n°11 pubblicato il 20 Marzo 2005 da catcherintherye001
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INSOMNIA

 

Quando si sveglio’ era notte. Guardo’ l’orologio, segnava le 2.31. Accanto, il respiro pesante della moglie, immersa in un sonno profondo.

Non riusciva a dormire allora si alzo’, accese il pc, digito’ la password. Dalle tapparelle abbassate filtrava una luce blu, un tipo di blu che non aveva mai visto.

Si ritrovo’ a fissare sullo schermo la foto di loro due in luna di miele un paio d’anni prima, i volti leggermente abbronzati e sorridenti. Nel silenzio ovattato della notte poteva quasi ascoltare quanto si dicevano allora, i sogni, le promesse. I ricordi del tempo passato si mescolavano al presente in una successione senza fine.

In fondo quei due anni erano passati in fretta, il tempo di trovare la casa, metterla a posto, il tempo di trovare un equilibrio, non era stato cosi’ semplice.

Una macchina passo’ a spezzare il filo dei suoi pensieri.

In quell’istante, guardando la loro foto, pensando a tutto cio’ che avevano costruito, si rese conto di quello che aveva,  di quello che avevano, si rese conto di poter dare un nome alla propria fortuna.

Una volta in camera, ai bordi del letto sposto’ i capelli dal viso di sua moglie, mentre la luce, quella luce blu, le illuminava la pelle.
 
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JESUS JUST LEFT CHICAGO

Post n°10 pubblicato il 15 Marzo 2005 da catcherintherye001
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JESUS JUST LEFT CHICAGO

 

La strada era ancora sgombra a quell’ora. L’auto scivolava veloce sull’asfalto appena bagnato.

Alla radio cominciavano ad arrivare le prime frammentarie notizie sull’accaduto. Cambio’ immediatamente stazione, non voleva sapere nulla sino a destinazione.

La debole luce del mattino iniziava ad illuminare la città. Era sua abitudine svegliarsi sempre prestissimo, prima dell’alba, per vedere i primi bagliori del giorno farsi strada attraverso la notte, era un qualcosa a cui non riusciva a rinunciare, come prepararsi un caffè amaro e bollente, accendere la tv, metterla sul mute e vedere le immagini che dallo schermo rimbalzavano per la stanza, era quanto si concedeva.

Da qualche tempo la sua vita procedeva sui binari di una decorosa anormalità che, tutto sommato, non aveva mai cercato di evitare, aveva preso una piega tale che gli impegni erano talmente fitti da non lasciargli il tempo di chiedersi nient’altro che la soddisfazione delle proprie esigenze primarie: mangiare e dormire. D’altra parte cosa fosse normale e cosa non lo fosse non era un problema per lui; era forse normale vivere una vita dove ogni giorno era uguale a quello precedente o svegliarsi accanto sempre alla stessa persona.

Un paio di chilometri e sarebbe arrivato, sorpasso’ un furgone poi svolto’ a destra. Aveva voglia di una ciambella calda ma era troppo tardi, avrebbe dovuto pensarci prima.

Mullen, quel pazzo di un irlandese, era stato lui a chiamarlo. Già se lo immaginava con una di quelle sue giacche sdrucite a dirigere le prime operazioni.

Mostro’ il tesserino e lo fecero passare, si era già creata la solita ressa, lo portarono dove un telo bianco era disteso per terra, qualcuno lo sollevo’, riverso giaceva il corpo di un uomo in una pozza di sangue. Mullen arrivo’ di corsa, “ Allora, si chiamava Jesus Moreira, trentadue anni, arrivato dal Brasile qui a Chicago da qualche anno. Nessun precedente.”

 
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A SHORT STORY WITHOUT A HERO

Post n°9 pubblicato il 11 Marzo 2005 da catcherintherye001
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A SHORT STORY WITHOUT A HERO.

 

“Messin’ with me man wouldn’t be wise, roll them dice son – ah snake eyes”.

 

Lanciati i dadi l’uomo impreco’, la lunga t shirt nera con la scritta “I GOT IT 4 CHEAP” era impregnata di sudore,  qualcuno gli diede una pacca sulle spalle, lui si fece da parte.

Tocca a te ragazzo, butta quei dadi.

La giacca era ancora perfetta, vestiva sempre un completo era il suo segno distintivo, si soffio’sulle mani, un vezzo che aveva imparato da qualche parte e fece rotolare i dadi.

Un mormorio di levo’ tra i presenti, snake eyes, uomo fortunato.

Prese tutta la posta che c’era in palio per terra, un bel po’ di soldi, si alzo’ e se li infilo’ in tasca; dovevano essere duemila, forse tremila, per quella sera poteva bastare.

Gli altri lo stavano guardando, a quel punto doveva sbrigarsi prima che fosse troppo tardi.

Saranno state le undici al massimo, giusto il tempo di andare a darsi una rinfrescata, radersi e cambiare la camicia e poi via, in macchina, per qualche di tempo era meglio non farsi vedere da quelle parti.

Chi viaggia da solo viaggia più veloce, lui era un uomo fortunato, un uomo con il mondo nel palmo delle sue mani.

 
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LOOP

Post n°8 pubblicato il 08 Marzo 2005 da catcherintherye001
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LOOP

 

E del resto questo era quello che aveva sempre voluto: una famiglia.

La sensazione di tornare a casa e di trovare qualcuno ad aspettarlo, la moglie, volesse Iddio un figlio, una Casa si’, perché “ a house still doesn’t make a home”.

Ancora si ricordava di quella notte passata distesi sul letto a pianificare le nozze, questo spetta a te, quello lo pago io, i fiori, la cerimonia, le bomboniere, il pranzo; era stato bello, a parte lo shock causatogli dai soldi che avrebbe dovuto tirare fuori.

Già, i soldi, erano sempre stati un suo punto debole, non che fosse avaro, ma di sicuro era ossessionato dal fatto di avere debiti. Quando aveva acceso il mutuo per la casa per tre giorni non era riuscito a chiudere occhio; per quindici anni avrebbe dovuto pagare una rata pari ad una bella fetta del suo stipendio, quindici anni, mio Dio, mai, mai in vita sua aveva fatto programmi a cosi’ lunga scadenza, lui che non se la sentiva nemmeno di programmare le vacanze estive.

Ad ogni modo ormai era fatta, la data stabilita, le partecipazioni stampate e tutto il resto, tutto nonostante l’ostracismo di sua madre, la quale per lungo tempo aveva cercato di ostacolarli o quantomeno di ritardare, di indurlo a pensarci su ancora un po’, perchè ti meriti di più, avrei preferito qualcuno di diverso, neanche se avesse sposato una principessa le sarebbe venuto bene.

Ed ora in quella stanza, che ancora per poco tempo sarebbe stata la sua stanza, ripercorreva la sua storia, stilava dei bilanci, ma a pensare a cosa andava incontro la sua mente andava in loop, si riavvolgeva su se stessa, continuava a ripetere le stesse cose all’infinito. Talvolta questi loops lo lasciavano cosi’ sfiancato che doveva rimanere immobile a letto, nella completa oscurità e nell’assoluto silenzio.

Non aveva indagato sul perchè di questi momenti, si era sempre detto passerà, andrà tutto bene e del resto questo era quello che aveva sempre voluto: una famiglia.
 
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Firehose

Post n°7 pubblicato il 06 Marzo 2005 da catcherintherye001
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Firehose.

Passavano buona parte dell'estate nella casa dei nonni in campagna.

Il posto di per sè non era un gran che, ma era in collina e si stava comunque meglio che in città, eppoi erano sempre in compagnia l'uno dell'altra.

Quella era stata un'estate particolarmente calda, ma negli ultimi giorni la calura era stata mitigata da qualche temporale notturno.

Sua cugina sarebbe dovuta tornare a casa durante il fine settimana, decisero di festeggiare in qualche modo la dipartita, anche se non avevano idea di cosa fare.

Potremmo prendere l'autobus di nascosto e andare a ******.

Naaa, il nonno ci scoprirebbe subito e i soldi dei biglietti dove li troviamo.

Stavano girinzolando per la casa, i nonni erano fuori a lavorare nella vigna.

In cucina sopra la stufa c'era un pacchetto di Marlboro, si guardarono negli occhi.

Prendine due, io prendo i fiammiferi.

Nascose le sigarette nella tasca dei pantaloni.

Dove andiamo ?

Andiamo in cantina.

Sgusciarono fuori, erano le sei passate e tra meno di un'ora ci sarebbe stata la cena; corsero a più non posso fino alla cantina.

L'odore di vino e delle botti era forte, pungente, inebriante.

Si diressero verso la firehose, proprio in fondo, attaccata al muro.

Stavano ancora ansimando, si sedettero vicini vicini per terra; tiro' fuori le sigarette, ne porse una alla cugina ed accese il fiammifero sul pavimento.

Dopo il primo tiro scoppiarono a ridere insieme.

Bleah non mi piace.

Già nemmeno a me, ma voglio finirla.

Erano tesi ma felici, talmente eccitati che non riuscivano più a togliersi gli occhi di dosso, allora si presero per mano e, lentamente, avvicinarono le labbra sino a farle sfiorare.

 
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Brilliant disguise

Post n°6 pubblicato il 03 Marzo 2005 da catcherintherye001
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Brilliant disguise.

"When you look at me, you better look hard and look twice,

is that me, baby, or just a brilliant disguise"

Le luci della sera sono abbaglianti.

Cerco di dirigermi il più in fretta possibile verso il luogo dell'appuntamento. Sono ancora in anticipo, a dire il vero, ma non sopporto l'idea di arrivare secondo.

Un serpente di auto si snoda, lentamente, per la città.

E' in un momento come questo che mi sento di far parte di una opulenta società post-industriale.

Riesco a scorgere la mia immagine riflessa in una vetrina, mi giro indietro a guardare, sono proprio io.

Faccio fatica a strutturare i miei pensieri, la logica della sintassi, la concatenazione delle parole mi sfugge, ci deglutisco su.

Girato l'angolo c'è il mio negozio di CD preferito. Questo mese ho speso 203 euro in CD, tengo tutti gli scontrini nel portafoglio.

Sono praticamente arrivato; il posto sembra affollato, guardo dentro, non ci sono.

Entro ed ordino un vodka sour al bancone, la musica è alta come al solito.

Eccoli.

Il mio amico fa un cenno con la mano alle due ragazze indicando un tavolo appena liberatosi, poi viene verso di me

"Ciao"

"Ciao, come va ?"

"Bene, bene, fai il brillante questa sera"

"Il brillante or just a brilliant disguise"

"Come scusa ?"

"No, niente niente"

"Dai andiamo !"

"Ok"

Mentre ci sediamo al tavolo cerco di trovare il mio migliore sorriso.

 
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My Favourite Things

Post n°5 pubblicato il 01 Marzo 2005 da catcherintherye001
Foto di catcherintherye001

My Favourite Things.

Ad aspettarlo non c'era nessuno.

Non che si aspettasse qualcosa di diverso.

Gli aereoporti gli erano sempre piaciuti; il viavai frenetico della gente, si mischiava tra di loro e si lasciava trasportare, anonimo.

Raindrops on roses and whiskers on kittens
Bright copper kettles and warm woollen mittens
Brown paper packages tied up with string,
These are a few of my favorite things.

Da qualche tempo aveva in mente questa canzone, l'aveva amata sin dal primo ascolto, cosi' come la versione strumentale di John Coltrane, che disco !

Fece un programma per la serata: prendere la macchina, andare a casa, accendere il lettore dvd e vedere "Tutti insieme appassionatamente" per poter cantare con Julie Andrews.

Cream coloured ponies and crisp apple strudel,
Door bells and sleigh bells and schnitzel with noodles
Wild geese that fly with the moon on their wings,
These are a few of my favorite things.

Entro' in libreria, era un cliente fisso ma i commessi erano sempre diversi, questo l'urtava, non compro' nulla.

Sembrava ieri che aveva accompagnato **** all'aereoporto, in partenza per la ******** dopo essere stata tre mesi a casa sua.

Girls in white dresses and blue satin sashes,
Snow-flakes that stay on my nose and eye-lashes,
Silver white win-ters that melt into spring,
These are a few of my favorite things.

Il sole brillava ancora alto nel cielo, dava quasi fastidio.

L'indomani doveva alzarsi presto, un altro aereo da prendere.

Prima o poi avrebbe dovuto lavare la macchina, era conciata male, a lei non sarebbe piaciuta.

Pago' alla cassa automatica, ritiro' il biglietto, accese il motore ed ingrano' la prima.

When the dog bites,
When the bee stings,
When I'm feeling sad,
I simply remember my favorite things,
And then I don't feel, so bad.

 
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"Non ho estro !"  - Cadaques -

Post n°4 pubblicato il 24 Febbraio 2005 da catcherintherye001
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Cadaques, primi anni cinquanta, il villaggio sulla costa degli artisti, casa di Salvador Dali' tanto per intenderci, la lunga estate calda spagnola è appena iniziata.

Ci troviamo qui da qualche giorno, arrivati in macchina direttamente da Milano con la mia Daimler Benz; viaggio estenuante, senza soste, tirata unica, non mi ricordo nemmeno quante ore ci abbiamo messo.

Abbiamo trovato posto alla locanda locale, in giro si vedono esistenzialisti intenti a chiedersi qual è la relazione fra l’esistenza, il tempo e l’essere e perché c’è l’uomo piuttosto che il nulla, vestiti di nero nell'asfissiante calura pomeridiana.

Un'unica necessità mi attanaglia: tagliarmi i capelli, sono lunghi, incolti.

Cerco di chiedere l'indirizzo del peluquero por caballeros al padrone della locanda, mi da indicazioni sommarie, Peluqueria Munoz, non deve essere troppo distante.

Mi incammino, sono le quattro del pomeriggio, la serranda è abbassata, decido di fare ancora quattro passi, dopo mezz'ora la serranda è sempre giù.

Busso forte allora, magari è dentro e sta aspettando di aprire.

Una finestra si apre proprio al di sopra della bottega, un uomo mi guarda, sorride per un attimo ed esclama:

"Oggi non apro, non ho estro !"

 
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Confuso...

Post n°3 pubblicato il 23 Febbraio 2005 da catcherintherye001
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Confuso, confusionario, spirituale, caustico, irriverente, alienato, sognatore con i piedi per terra, sarcastico, sensibile, I just want to be a catcher in the rye and all....

 
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Il quotidiano, la fenomenologia.

Post n°2 pubblicato il 23 Febbraio 2005 da catcherintherye001

Non c'è che il niente di disprezzabile, poichè ogni realtà merita di essere stimata.

Quali che siano i suoi aspetti, il quotidiano ha questo tratto essenziale: non si lascia afferrare. Sfugge.

Il quotidiano è la nostra parte di eternità.

Fenomenologia: ciò significa una scienza, un insieme coerente di discipline scientifiche; fenomenologia significa però al tempo stesso, e soprattutto, un metodo e un atteggiamento di pensiero: l’atteggiamento di pensiero, il metodo, specificamente filosofici.

La fenomenologia per contenuti, metodo e atteggiamento rifiuta il "modo naturale di pensare" che considera l’oggetto della conoscenza ovvio, non problematico, evidente per il solo fatto che è oggetto di esperienza.

E a questo punto tocca a me, ma devo raccontare la verità, un fluire lento ed inarrestabile di pensieri, una grievance note sul fatto che siamo stati trattati unfairly, o parlare di un uomo ed una donna, nessuno dei quali giovane o felice, alla ricerca dell'intimità ?

Racconti pieni di brutalità e disperazione in cui vengono anatomizzate le tristi anime di perdenti o racconti divertenti e sperimentali, ma con alla base un profondo sdegno politico per le ingiustizie del mondo.

Un altro triste e trito diario di un uomo alla ricerca di un significato da attribuire al quotidiano, alla liturgia delle ore, al tic toc, ermeneutica come teoria delle grandi regole interpretative di qualcosa che è difficilmente comprensibile.

Staremo a vedere.

 
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If you really want to hear about it ....

Post n°1 pubblicato il 23 Febbraio 2005 da catcherintherye001

If you really want to hear about it, the first thing you'll probably want to know is where I was born, and what my lousy childhood was like, and how my parents were occupied and all before they had me, and all that David Copperfield kind of crap, but I don't feel like going into it, if you want to know the truth.

 
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