cingomma

14 giugno 08 ...NoNSoLoB-Day

Mi sono svegliata alle otto per andare dal parrucchiere. Come sei mattiniera mi ha detto, entrata in negozio. Ci credo! Mi fai venire qui all’alba. Per mezzogiorno ero pronta…  con una moltitudine di mollette conficcate in testa a trafiggermi la cute e un paio di bombolette di lacca spruzzate generosamente sulle ciocche artificiosamente intrecciate fra loro. Ho messo la mascherina mentre lui cospargeva ma avevo un’acconciatura a prova di tornado. Ti trucco o fai da sola? mi chiede.  Nessuna delle due , dico. Ora potevo tornare a casa a godermi le poche ore di solitudine a disposizione, prima che arrivasse l’ora di andare in chiesa ad attendere gli sposi. S. e C. sarebbero passati a prendermi.

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A., in gessato scuro, con la sua chioma di dread sciolta sulle spalle, è arrivato su di un vecchio  ma fiammante maggiolone rosso guidato da un rasta in giacca, snicher e turbante a raccogliere un’altrettanta chioma sistemata a nido di chiurlo sulla testa. Sembrava il figlio di Sandokan. Più tardi, a tavola, avrei confidato a M. che il tipo mi piaceva. Non avevo dubbi, mi avrebbe lei risposto. Che ne so.. sarà stato il turbante, sarà stato il pizzetto… o la sua collana… o la sua aura mistica. …. O più semplicemente la carestia del momento…..

La sposa invece è arrivata in sobria e moderna berlina nera del nostro mitico Giandomenico, cugino dello sposo, dentro a un’ opulente nuvola di tulle e lucido damascato sotto a una cascata di biondi boccoli raccolti e adornati qua e là da luccicanti svaroschi. Sulla schiena nuda una stola di pizzo cercava timidamente di mimetizzare un imponente tatuaggio al centro, fra le scapole. Barbie  tatu’  il giorno delle nozze. Gian, nel suo rubicondo faccione sopra ad un metro e novanta d’incisiva stazza, sembrava un autista a noleggio, come la sua auto, del resto.

Dopo aver salutato e baciato gli sposi, ho lasciato che il codazzo di belanti invitati prendesse posto in chiesa e mi sono scomodamente sistemata in piedi davanti al sagrato ad aspettare che tutti ne uscissero a cosa fatta. W gli sposi w gli sposi. Il cielo era provvidenzialmente azzurrissimo ma tirava un vento quasi gelido. Sostenendomi ora su di una gamba ora sull’altra e fumando n sigarette, snocciolavo i minuti sbuffando… a volte fumo a volte noia rabbiosa. Di contro non sarebbe stato logico entrare senza partecipare in alcun modo agli avvenimenti. Lo trovo un atteggiamento ipocrita nei miei confronti, irriverente verso l’altra realtà dei fatti. In sostanza, sbadigliare per sbadigliare tanto valeva farlo lì, libera da quei gesti rituali del siedi, alzati, scambiati il segno di pace, fa il segno della croce e frasi da copione pronunciate per inerzia e forse senza mai aver davvero prestato attenzione al loro significato, perché il più delle volte presi in chissà quali altri puri o impuri pensieri mentre la bocca modula vaneggianti non son degno di partecipare alla tua mensa.. o dacci oggi il nostro pane quotidiano e liberaci dal male. Amen. Anche il principe malese non è entrato ma si è dileguato a passi lenti e non l'ho più visto sino al ristorante.

L. e A. finalmente sono usciti, con un anello al dito e quintali di riso in testa che non voglio nemmeno sapere come e quando lasceranno i capelli di A.  

Iniziavano le danze.

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A tavola, poichè zitella conclamata, mi hanno messa a sedere fra soli maschi, fatta eccezione per M. che con Z. facevano l’unica coppia della tavolata. In particolar modo mi hanno piazzata fra T. e Beppe…. Quel Beppe! …. Quel Beppe che mesi fa ha voluto che gli OggiSposi ci presentassero, ha voluto che ci organizzassero una cena, ha voluto in seguito il mio numero, ha voluto invitarmi un sera …. Per poi quella sera non farsi vivo per niente, finendo col disperdersi nel nulla dal quale era arrivato senza alcuna richiesta. Quando si dice fare tutto da soli. Non ho mai capito se L. e A. abbiano mai scoperto alla fine il perché di questo atteggiamento perché, in sostanza, non me ne è mai fregato piu’ di quel tanto… Così come il trovarmelo con sorpresa in fianco a tavola. E’ sembrato come se non fosse mai successo. A fine serata mi ha donato il centro tavola. MaDeChè, a’ Beppe!?

Per il resto, come in tutte le cerimonie che si rispettino non sono mancati il gruppo canoro, i cori, i balli, i brindisi, i baci, gli abbracci, il taglio della torta e quello della cravatta. Non c’è stato il lancio del bouquet. E la cosa mi ha lasciato un tale turbamento da non farmi dormire la notte, guarda! A tarda notte, salutati gli sposi sfatti dalle chiome scompigliate, gli invitati, gli amici, Beppe.. ma non il principe della Malesia, che nessuno mi ha presentato, ho finito la serata con un tè caldo a casa di S. e C., insieme a L. e la sua compagna che mi hanno poi riportata a casa, dopo qualche chiacchiera a volte seria a volte meno.

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Mi sono svegliata all’una. Con mezza domenica sfumata e l’altra mezza che non mi basterà per riprendermi. Fuori il cielo è grigio e tira vento. Ho le ossa indolenzite e il collo provato dall’umidità della notte. E dopo quattro ore di parrucco e tanto patimento mi toccherà pure lavarmi via dalla testa quintali di lacca e il senso di colpa per il buco nell’ozono. Stavo decisamente meglio ieri.