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Messaggi di Ottobre 2016

Trail dei Monti Sicani

Post n°769 pubblicato il 27 Ottobre 2016 da feliperun
 

Uno degli elementi di fascino delle gare trail è la possibilità di visitare dei luoghi percorrendo, è il caso di dirlo, un percorso costituito da un giro unico. Non è un caso che molti podisti inizino con la strada e dopo qualche anno avendo a noia le gare su circuiti di poche centinaia di metri rivolgano la loro attenzione a tipologie di gare differenti.
Nel trail il più delle volte solo piccoli tratti in corrispondenza della partenza e dell'arrivo sono in comune, ed anche nelle gare più lunghe si parte dal centro abitato si raggiungono luoghi di particolare rilievo e poi si torna indietro seguendo un tracciato diverso dall'andata. Per questo motivo si parla esclusivamente di dislivello altimetrico positivo, la somma di tutti i metri di dislivello guadagnati in salita ovviamente sono pari a quelli in discesa visto che si è tornati al punto di partenza.
Nel panorama trail le gare in linea, da un luogo ad un altro, sono un'eccezione comportando difficoltà logistiche non indifferenti.
Il trail dei Monti Sicani è una eccezione perché prende le mosse da una piccola frazione di Chiusa Sclafani San Carlo, dotata di una centrale idroelettrica che sfrutta le acque del Sosio e risalendo lo stesso fiume e poi inerpicandosi sui Sicani raggiunge Palazzo Adriano.
Questo trail quindi è un vero viaggio contro corrente lungo uno dei fiumi più grandi di Sicilia. Non so se avrete modo di osservare i granchi di fiume (una rarità, ma qui ben rappresentata) ma di certo non vi sfuggiranno la vegetazione lussureggiante, le pendici scoscese, le rupi altissime, i rapaci che volteggiano in quota, i boschi bui e umidi. Quando giungerete a Palazzo Adriano magari avreste preferito che il trail durasse un po' di più ma questo dipende da quanta voglia avete avuto di arrivare presto.

 
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6 ore di IUTA

Post n°768 pubblicato il 26 Ottobre 2016 da feliperun
 

A sentire parlare di IUTA potrebbe venire in mente la robusta tela dei sacchi ricavata da una malvacea ed invece, secondo l'uso corrente, si tratta di un acronimo: Italian Ultramarathon and Trail Association.
In terra di Sicilia il 30 di ottobre lungo la costa tirrenica del messinese, dove fioriscono perenni i limoni, la IUTA celebra una delle sue "faticose" tappe: la 6 ore di Capo d'Orlando.
Per gli ultramaratoneti è sufficiente un bel tratto di strada pianeggiante (in questo caso con panorama tra i boscosi Nebrodi e le Eolie emerse dai flutti) da ripetere tante volte quante potrà la forza delle gambe sostenute dalla mente.
A Capo d'Orlando si celebrerà l'eterna lotta tra la voglia di raggiungere il traguardo e la voglia di fermarsi a riposare, officiata dallo scorrere delle ore segnato dai movimenti del sole.
Gli ultramaratoneti, desiderosi di approfondire le basi teoriche e la traduzione in piani di allenamento per le discipline di endurance, potranno al pomeriggio del sabato assistere ad un convegno, e poi al mattino della domenica avranno modo di partecipare alla gara individuale o alle staffette di due atleti/e per tre ore, che di tre atleti/e per due ore. Gli ultramaratoneti corrono da soli, ma pur sempre in compagnia.

 
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4*100 da record

Post n°767 pubblicato il 23 Ottobre 2016 da feliperun
 

L'impianto Cappuccini di Messina sorge sul fianco in una piccola valle che si affaccia sullo Stretto. A monte della pista di atletica ci sono le piscine del nuoto e i trampolini dei tuffi, due piloni svettano altissimi e consentono alla autostrada di scavalcare la valle, le case e gli impianti sportivi.
Già nel primo pomeriggio la pista di atletica era un fermento di giovani atleti, tecnici e giudici di gara e genitori, impegnati in una manifestazione dove ragazze e ragazzi raggruppati per provincia si confrontano in lanci salti e corse.
Tra le gare anche alcune prove della categoria cadetti: gli 80 metri piani e poi la staffetta 4*100.
Il confronto tra le compagini provinciali era serrato, il sibilo del vortex, il soffio del materasso del salto in alto, il tonfo del peso sul prato, gli incitamenti ai corridori, e gli annunci dell'organizzatore accompagnavano le gare.
Il riscaldamento di gruppi di 4 atleti annuncia l'approssimarsi delle staffette. In queste categorie di età ci sono atleti piccoli ed atleti altissimi, alcuni che sembrano uomini e donne ed altri che sono ancora bambini, ma si passano il testimone correndo piano. I tecnici li osservano con attenzione, gli danno le ultime indicazioni per apporre i segnali nella zona del cambio. Tra questi atleti anche un quartetto che spiccava per sincronismo e statura, sono cadetti. Provano i cambi lanciati e poi attendono che venga annunciata la loro gara.
Dario si posiziona con calma sui blocchi, allo sparo dello starter parte velocissimo e sfruttando la sua rapidità percorre la curva. Appena attraversa il segnale apposto al suolo, Riccardo parte a tutta, mette in moto le lunghe leve, "hop" forte distinto, il suo braccio sinistro si stende all'indietro e prende in consegna il testimone. La fase lanciata è poderosa. Altro segnale altra partenza il testimone passa da Riccardo a Raffaele. Lo stadio è silenzioso, in molti sono in piedi. Raffaele percorre la curva come descrivesse un arco con un compasso. Bruno parte a sua volta "hop" e prende il testimone. Raffaele lo incita urlando forte e Bruno sembra ancora più veloce del solito su quel rettilineo fino al traguardo. Gli allenatori Francesco e Orazio corrono ad abbracciare i loro atleti. È record!!! è record italiano!!!
43"80 record italiano staffetta 4*100 categoria cadetti, infranto il muro dei 44" il 22 ottobre 2016 a Messina

 
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Corrono

Post n°766 pubblicato il 15 Ottobre 2016 da feliperun
 
Tag: corsa, run

Corrono. Ormai a qualsiasi ora del giorno e della notte incontri gente che corre.
Più o meno tecnicamente vestiti, più o meno stilisticamente perfetti, corrono.
Corrono nei parchi cittadini, schivando passeggini e guinzagli e cani, percorrono giri e giri sempre uguali, un po' di più un giorno dopo l'altro.
Altri corrono per strada, per evitare di saltare troppi escrementi di cane, preferiscono il ciglio della strada. Non si curano delle auto in fila, corrono.
Se piove non sembrano badarci.
Dopo il tramonto e prima dell'alba luccicano gli inserti catarifrangenti delle scarpe e delle maglie, escono di casa e iniziano a correre fino alla meta definita.
A volte corrono in compagnia. Anche i gruppi più grandi si assottigliano in gruppetti di tre quattro persone al massimo, distanziati di decine i centinaia di metri.
Alcuni attraversano la città da parte a parte, altri seguono tracciati così lunghi da collegare più comuni, conoscono i punti in cui si trova la fontana, oppure il bar già aperto alle 6,30 dove trovare l'acqua.
A volte la meta è un tratto sul mare o la vetta di un promontorio dove spingere lo sguardo fino all'orizzonte prima di tornare a correre circondati dai palazzi.
Corrono.

 
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Mykeleya 2016

Post n°765 pubblicato il 10 Ottobre 2016 da feliperun
 


La baia aveva la forma di un arco di sabbia bianca. La sabbia era un po' umida, il sole obliquo di ottobre la scaldava pian piano. Il mare era così calmo che sembrava una laguna di qualche remota isola dei caraibi, con l’acqua indecisa tra gradienti di smeraldo e cobalto. A gruppetti camminavano chiacchierando, tutti scalzi, tutti con occhialini e una cuffia, nessuno aveva asciugamani, o borse, percorrevano la spiaggia sul bagnasciuga a passo svelto.
Si raggrupparono proprio al limite del porticciolo, davanti a loro una fila di grandi boe rosse, indossarono le cuffie e sistemarono gli occhialini. C’erano adolescenti calmi e sicuri del propri mezzi, e attempati signori che non riuscivano a dissimulare l’emozione. Al via corsero tutti in acqua, dopo alcuni metri l’acqua era abbastanza profonda per nuotare, e fu un ribollire di schiuma, di braccia, di gambe, un branco di non pesci in superficie che muoveva le acque respirando di continuo.
La schiuma e le bolle delle percussioni lasciarono lo spazio al blu del mare, al fondale con le posidonie, ai pesci tranquilli un po' più in profondità.
Una boa dopo l’altra, compagni di viaggio silenziosi (a mare acqua in bocca, naturalmente) si accostavano e poi fuggivano o venivano risucchiati da chi inseguiva. Ogni tanto si alzavano le teste per vedere dove era la boa successiva, i più abili andavano dritti come siluri, i meno avvezzi descrivevano zig zag tra le boe.
Si avvistò lo striscione dell’arrivo sull’estremo della baia, le bracciate si fecero più frequenti, ormai il fondale era basso, ma si nuotava fino a quando è più utile, e i non pesci tornarono ad essere bipedi e corsero emergendo dalle acque.

 
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