DarkSoulLa mia vita dopo la tossicodipendenza |
L'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio. (Philip Dick, da “Un oscuro scrutare”, 1977)
Comprare droga è come comprare un biglietto per un mondo fantastico, ma il prezzo di questo biglietto è la vita.
ORA SONO LIBERO
Il mio passato ed il mio errore sono sepolti senza nome e senza ricordo.
PENTIMENTO
Io rimpiango
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Messaggi di Maggio 2015
Post n°212 pubblicato il 28 Maggio 2015 da mygangsta
Mio padre, dopo il mio ricovero, fuggì, si defilò e non si interessò più di me. Troppo il suo risentimento e la sua rabbia di fronte al figlio che aveva fatto massiccio uso di sostanze per anni. La sua reazione fu la fuga, potrei dire. E ricordo che, prima che tutto accadesse, era solito ripetere a me e alle mie sorelle, "se tradite la mia fiducia, per me finisce lì". Teneva troppo alla sua famiglia per permettere che qualcosa la rovinasse. E, neanche a farlo apposta, io arrivai a tradire la sua fiducia. Io portai nella sua felice famiglia quel qualcosa che la rovinò, io lo misi davanti a un fallimento che non aveva preventivato. E questo lo sconvolse più che le sostanze in sè, credo. La mia condotta dissoluta aveva fatto crollare tutta la serena immagine che lui aveva del suo essere un buon padre. Qualcosa era andato storto, il suo impegno e la sua dedizione non erano bastati a impedire la catastrofe. E, col tempo, ho capito che la sua prima preoccupazione, una volta venuto a conoscenza di ciò che avevo fatto, fu per l'immagine della sua famiglia e di lui stesso che ne usciva inevitabilmente infangata. La gente lo avrebbe biasimato e lo avrebbero additato come "il padre di uno che..." Impossibile da accettare e l'unica cosa da fare, per salvare la faccia, era quella di essere il primo a rinnegare quel figlio, di essere il primo a dimenticarlo, di essere il primo a non accettare il suo passato dissoluto. Non gli è importato di rovinare ancora di più la famiglia così facendo, tanto ormai la serenità di prima era cmq irrecuperabile. Ormai sono dieci anni. Ha promesso a se stesso che non avrebbe mai rivisto la sua decisione e devo riconoscergli il merito della coerenza. Non ho più scambiato con lui una sola parola, non so cosa pensa, non so quali siano le sue idee, i suoi progetti, le sue paure, le sue speranze. Non conosco più nulla di lui, se non quello che mi viene riportato. Mi sono sentito chiedere se lo odio. Se lo odio per avermi dimenticato, per essersi preoccupato prima di tutto per la sua immagine. No, non lo odio. Anzi, provo compassione per lui. Finchè io gliel'ho permesso, è stato un buon padre e ancora lo è per le figlie ed è splendido per i nipoti. E lo sarebbe stato ancora per me se soltanto io non avessi distrutto tutto con le mie scelte dissennate. Certo, avrebbe potuto perdonarmi. E l'ho odiato per questo i primi anni. L'ho odiato con forza. Ma ora non più. Certo, non condivido la sua posizione ma se tornasse da me domani, per me ricomincerebbe tutto come prima. Nonostante tutto.
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Post n°211 pubblicato il 22 Maggio 2015 da mygangsta
Per me risorgere dopo un'esperienza come la tossicodipendenza più profonda e gli anni dissoluti non è stato semplice. Per nulla. Tanto che, all'uscita dalla comunità, provai un senso di smarrimento, come se la mia nuova vita non potesse iniziare così, subito, semplicemente come prosecuzione di quella passata. Non riuscivo a liberarmi dagli incubi passati, da ciò che avevo vissuto, dai ricordi ancora troppo vividi, dalla sofferenza fisica e psicologica, dalla condotta dissoluta. Non riuscivo a costruirmi una nuova vita "normale" e soffrivo terribilmente. Così, ho lasciato tutto e, per qualche mese, ho vissuto fuori, con una tenda, in montagna, senza una meta precisa. Mangiando un panino e poco altro. Io e me stesso, in eremitaggio. E' stato un periodo pazzesco, intenso, che, in tutta la sua difficoltà, mi metteva a tu per tu con me stesso, senza vie d'uscita. Ma avevo bisogno di una scossa così forte, di vivere senza nessuna comodità, in una situazione precaria e da costante allerta, da solo. Avevo bisogno di perdere ogni certezza, di affrontare tutto senza filtri, di tornare quasi a uno stato "primordiale", di meditare, di sentire la paura nelle notti all'addiaccio sotto le stelle o sotto un violento temporale e non tirarmi indietro ma viverla fino in fondo. La tossicodipendenza (tra l'altro in così giovane età) mi aveva rubato il senso della vita, mi aveva dato falsa forza e falsa euforia, falsi rapporti con gente falsa, mi aveva mostrato il degrado più totale cui si può arrivare, mi aveva provato con pesanti sbalzi d'umore, malessere, bugie, allucinazioni, mi aveva reso falso e inaffidabile. E portato a due ore dalla fine. Come potevo tornare a vivere, aldilà di tutte le terapie convenzionali? C'è sempre una ferita profonda dopo certe esperienze. E, nel mio caso, sentii che solo la solitudine, il silenzio e il ritorno alle origini nel profondo della natura, nelle montagne a sfidare i ricordi, me stesso e il buio, avrebbero potuto ridare un senso a tutto. E, alla fine di quel periodo, ho sentito che potevo tornare a vivere e recuperare gli anni persi nel tunnel. E' stato lo spartiacque. Ho accettato di tornare a vivere pur con il senso di colpa e il rimorso. Non ho più avuto paura, mai. Ho ricostruito la mia esistenza totalmente, ho lasciato indietro la condotta dissoluta per seguire valori sani. Le sostanze sono subdole, si sostituiscono piano piano a ogni altra cosa, diventano l'unico significato dell'esistenza, ti fanno vivere in un mondo finto, in un'illusione fatta di euforia, forza, adrenalina alternate a depressione, panico, ansia. Di sballo alternato a malessere. E cadere nel tunnel da ragazzi è doppiamente doloroso. Come possono le sostanze farti crescere, come possono le sostanze sostituirsi a un normale percorso di crescita e di sane esperienze? Io, avendo perso anni importanti dentro quel tunnel, ho dovuto faticare il triplo per essere la persona che sono adesso, a più di trent'anni. Se tornassi indietro riprenderei quelle sostanze? Neanche per sogno (o per "incubo", che meglio si addice all'argomento)
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Post n°210 pubblicato il 13 Maggio 2015 da mygangsta
Il vero sentimento. Amare davvero. Certo, non credo di essere la persona più adatta per scrivere su questo argomento visto come lo tenni in scarsissima (per non dire nulla) considerazione per tutti i miei lunghi anni dissoluti. Ma poi qualcosa cambia e spesso rifletto su come si cambia, dato che la mia vita ha subito un radicale cambiamento. Non è un processo facile, anzi è un processo doloroso e irto di dubbi e lacrime. Ricordo che, ancora poco dopo la disintossicazione, frequentavo, come mio solito già da prima, tantissime ragazze, così, senza impegno e senza reale sentimento. Ma qualcosa in me cominciava a incrinarsi. Mi raccontavo che andava bene così, che era così che avevo sempre fatto, cercavo di autoconvincermi che non c'era nessun problema. Ma così non era. Un malessere si era insinuato in me e vivevo quelle situazioni sempre più con una sensazione di vuoto, di freddo nell'anima, di spaesamento, di confusione, di repulsione. Sentivo la solitudine di quegli incontri trafiggermi il cuore. Ma non capivo ancora cosa stesse cambiando in me, non volevo capire che la mia mentalità distorta finalmente stava cambiando e ci stavo malissimo. Mi ritrovavo a prendere sempre più le distanze da tutte quelle ragazze che frequentavo, arrivavo a litigare con loro, ad andarmene e poi tornare, a non capire più che direzione prendere. Avevo messo in cima a tutto il mero appagamento immediato e andavo in crisi a immaginare di pensarla diversamente. Non sapevo più cosa fare della mia vita e di tutte quelle relazioni vuote e spente: continuare era impossibile e rinunciare anche. La montagna mi aiutò moltissimo nel mio cambio di rotta. Con immensa sofferenza, tagliai i ponti con tutto e me ne andai in montagna in solitudine per qualche mese (e ne scriverò in un successivo post). Ho cambiato il mio approccio ai sentimenti al cento per cento ed è stato pazzesco. Ma, in fondo, doveva accadere; ormai sentivo che un dolore sordo scavava dentro di me e che qualcosa sarebbe inevitabilmente cambiato. E non avrei potuto posticipare "la resa dei conti" un minuto di più. Non avrei potuto continuare in quel modo anche se, all'epoca, soffrivo perchè mi sembrava l'unico modo possibile. E invece no. Dovevo conoscere l'amore vero. Proprio io che avevo calpestato quel concetto in ogni modo. E mai avrei creduto di cambiare davvero, mai avrei creduto di arrivare a mettere, un giorno, il sentimento davanti a tutto. Ma è accaduto. E me ne accorgo ancora di più visto che questo sentimento è contrastato da esterni. Ma almeno so ciò che voglio, adesso. Come ottenerlo è un'altra spinosa questione ma almeno aver posto fine alla dolorosa "conversione" è già molto.
Mi andava di fare questa riflessione.
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Post n°209 pubblicato il 10 Maggio 2015 da mygangsta
Già scrissi della reazione di colui che era mio padre dinanzi alla mia caduta nella tossicodipendenza più nera e alla mia condotta dissoluta nel passato. Stanotte scriverò di mia madre, della sua reazione, per molti aspetti completamente diversa da quella di mio padre. Mia madre non si trincerò nel silenzio, anzi, dopo lo shock della notizia dell'overdose, venne da me e me disse di tutti i colori, gridò la sua rabbia "al mondo intero", divenne "una furia" ma non smise mai di parlarmi anche se, soprattutto all'inizio, molto duramente e senza perdere occasione di rimproverarmi. Ricordo ancora quella volta che trascorremmo tutta la notte a parlare, senza quasi smettere un'istante, in cui lei, seppur profondamente arrabbiata, mi ascoltò con attenzione e riflettè con me sul mio grande errore. Mia madre non si è mai nascosta, non è mai fuggita da tutto questo dolore, ma lo ha vissuto tutto esponendosi con me in prima persona, piangendo poco e gridando tanto ma solo per il mio bene. Il suo perdono non è arrivato subito e non è arrivato facile, me lo sono dovuto guadagnare ed è stato più che giusto così. D'altronde io non ho mai chiesto sconti. Ma lei è stata presente durante il mio recupero, dura e inflessibile certo, però c'era. Non ha mai ammesso lacrime o vittimismo. Mi disse "Adesso devi combattere la battaglia più dura che ci sia. Te la sei cercata e la combatterai tutta, senza risparmiarti. Se vuoi tornare a vivere devi lottare con le unghie e con i denti e soffrire l'inimmaginabile. E non ti tirerai indietro per nulla al mondo". Veniva a trovarmi e non si impietosiva davanti alla mia sofferenza ma mi "ordinava" di resistere. Non sorrideva ma infondeva coraggio. Non mi aveva detto "ti perdono" ma mi incitava a tornare a vivere. Poi, quando uscii dalla comunità, rividi il suo sorriso, cosa che non scorderò mai. Capii così che avevo il suo perdono e lasciammo indietro quanto accaduto e tutta la sofferenza, ricominciando da capo. Oggi tra me e lei c'è di nuovo un normalissimo rapporto madre/figlio, spesso ci ritroviamo a cena da me, a volte facciamo insieme escursioni in montagna, insomma è sempre mia madre...
E le mie sorelle? Molto più grandi di me, mi videro crescere come fossero "vice-mamme" e mai si sarebbero immaginate che proprio io, il "piccolo di casa", potessi cadere in quel tunnel. Ne rimasero decisamente deluse e rattristate. All'inizio, furono piuttosto restie a perdonarmi ma poi, piano piano, si riavvicinarono a me e ora mi vogliono bene come prima, sono sempre il loro caro fratello. Insomma, tre su quattro ce l'hanno fatta a perdonarmi anche se so che, dentro di loro, tutto l'accaduto è rimasto ma d'altronde non potrebbe essere altrimenti.
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Post n°208 pubblicato il 04 Maggio 2015 da mygangsta
"Ecco che, infine, accade. Mi appello al principio dell'impermanenza, ai sereni momenti indimenticabili trascorsi insieme, alla sicurezza che una simile amicizia mi regalava. A quelle passeggiate in montagna, a tutto ciò che abbiamo condiviso, a tutte le parole di conforto che F. mi ha detto negli anni. Mi dico che ho avuto tempo per abituarmi all'idea, che ho avuto tempo per abituarmi a non andare più in montagna insieme, che ho avuto tempo per stare da solo invece che in sua compagnia nei pomeriggi domenicali. Mi dico che la situazione era già cambiata da tempo, che non è stato un fulmine a ciel sereno, che giorno dopo giorno si avvicinava l'idea della perdita, il momento dell'addio. Mi dico che questo avrebbe dovuto servirmi ad arrivarci preparato. Ma nessuno di questi pensieri riesce a strappare via il dolore. Non si è mai davvero preparati al momento. A quel momento non si è mai davvero preparati, neanche un secondo prima. Neanche aspettandolo giorno per giorno. E io non lo ero. Ma ormai è accaduto. Non voglio ricordare tutti i momenti difficili. Voglio ricordare quante volte mi ha strappato un sorriso (sì, proprio a me), quante volte andavo da lui dopo momenti difficili in famiglia e lui riusciva a confortarmi, quante volte ce ne siamo andati in montagna insieme, quanto la sua amicizia sia stata importante per me. Non ho parole per descrivere quanto la sua amicizia sia stata importante. Questi anni non li cancellerà mai nessuno. E neanche questo dolore. E neanche l'incredulità per quanto successo. E neanche il vuoto da lui lasciato. E neanche il più piccolo ricordo. E' sempre stato un amico anche negli ultimi tempi, i più dolorosi. Nonostante tutto, si interessava dei miei problemi e cercava di consigliarmi al meglio per la mia storia impossibile con lei, non ha mai cercato compassione ma è sempre stato presente a se stesso cercando di recare minimo disturbo. Potrei scrivere per ore la storia di un ragazzo che ha pagato il prezzo più alto per aver abusato di sostanze. Potrei scrivere per ore quanto sia forte il dolore per aver perso il mio grande amico a causa delle scelte dissennate da lui fatte. Per la perdita dell'amico che non avrò mai più e di fronte alla quale neppure la filosofia in cui credo può qualcosa in questo momento. Life will go on. Vivrò la mia vittoria sulle sostanze anche per lui e in ogni cosa che io farò il mio pensiero andrà sempre a lui. Lui che si era amaramente pentito di essere caduto in quel tunnel e di non aver saputo uscirne. Lui che si era reso conto di aver fatto un'enorme sbaglio non più rimediabile. Lui che mi ha sempre ripetuto fino quasi all'ultimo che aveva fatto cose che non andavano fatte e che, tornando indietro, non le avrebbe mai rifatte. Lui che era felice per me e per la mia salute, perchè io non l'avrei pagata cara come lui. Lui che mi augurava di riuscire, un giorno, a realizzare il mio sogno di sposare la ragazza che amo contro il volere di tutti. Lui che, ogni volta che andavo a fargli visita, nonostante il dolore e la debolezza si sforzava di apparire normale, come se niente fosse. Lui che aveva una vitalità incredibile spazzata via giorno dopo giorno dalle conseguenze dovute all'abuso della polvere bianca. Spazzata via inesorabilmente, senza freni, in un modo toccante. Lui che malediva il giorno in cui aveva iniziato a fare uso di sostanze. Lui che sapeva che non avrebbe potuto tornare indietro ma che si preoccupava ancora per gli altri. L'amico che non avrò mai più."
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Inviato da: cassetta2
il 14/01/2024 alle 03:31
Inviato da: mygangsta
il 21/12/2023 alle 22:10
Inviato da: Cherrysl
il 05/12/2023 alle 16:57
Inviato da: mygangsta
il 22/07/2023 alle 22:41
Inviato da: Cherrysl
il 16/07/2023 alle 19:18