Il poeta gallese Dylan Thomas visse solo 39 anni: nato il 27 ottobre 1914 ad Uplands, presso Swansea, fu stroncato da problemi respiratori aggravati dall’alcolismo cronico nel novembre 1953 all’ospedale Saint Vincent di New York. Eppure, lasciò un grande segno di sé su questa terra tanto che Bob Dylan scelse in suo onore il nome d’arte e Tiziano Sclavi battezzò per lui il suo eroe dei fumetti Dylan Dog. Forse perché lui, il poeta, non è catalogabile nei movimenti letterari del Novecento: surrealismo, simbolismo, neoromanticismo, modernismo risultano variegati nel suo corpus poetico senza però risaltare in quel suo modo di scrivere oscuro in cui morte, natura e amore si mescolano in un gioco di analogie e associazioni talora labirintiche e apertamente visionarie che Italo Calvino definì “la distruzione della distinzione tra l'uomo e il coacervo della materia vivente”, il passo immediatamente precedente alla pittura informale.
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.QUESTO PANE CHE SPEZZO
Questo pane che spezzo un tempo era frumento,
questo vino su un albero straniero
nei suoi frutti era immerso;
l'uomo di giorno o il vento nella notte
piegò a terra le messi, spezzò la gioia dell'uva.
In questo vino, un tempo, il sangue dell'estate
batteva nella carne che vestiva la vite;
un tempo, in questo pane,
il frumento era allegro in mezzo al vento;
l'uomo ha spezzato il sole e ha rovesciato il vento.
Questa carne che spezzi, questo sangue a cui lasci
devastare le vene, erano un tempo
frumento ed uva, nati
da radice e linfa sensuali.
È il mio vino che bevi, è il mio pane che addenti.
( Da Twenty-five Poems, 1936 - Dylan Thomas).
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AD ALTRI DA TE
Amico da nemico io ti sfido
Tu con monete false nella borsadegli occhi,
Tu amico mio dall'aria accattivante
Che per vera mi rifilasti la menzogna
Mentre spiavi bronzeo i miei piu' gelosi pensieri
Che mi allettasti con luccicanti pezzi d'occhio
finche' il dente goloso del mio affetto trovo' il duro
E scicchiolo' , e io inciampai e succhiai,
Tu che ora evoco a stare come un ladro
Nella memoria, moltiplicato da specchi,
In sofferente inobliabile atto ,
Mano lesta nel guanto di velluto
E un martello contro il mio cuore
Eri una volta una tale creatura, un cosi' allegro,
Schietto, spassionato compagno,
Che non avrei mai detto ne' creduto
Mentre una verita' spostavi nell'aria,
Che per quanto li amassi per i loro difetti
Come per i loro pregi,
I miei amici non erano che nemici sui trampoli
Con la testa fra nuvole d'astuzia !
DYLAN THOMAS
Inviato da: lucre611
il 22/09/2024 alle 17:27
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