Creato da kalikaam il 17/06/2010

DURA LEX, SED LEX

La Legge è dura ma è pur sempre Legge

 

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Il Processo più famoso della storia: il Processo a Gesù.

Dopo la celebrazione dell'Ultima cena in compagnia degli apostoli, Gesù fu arrestato nell'orto del Getsemani, poco fuori Gerusalemme, con la complicità di Giuda Iscariota.
In seguito fu interrogato dalle varie autorità politiche e religiose dell'epoca: Anna, Caifa, il Sinedrio, Pilato, Erode Antipa. Gli interrogatori da parte delle autorità ebraiche ne stabilirono la colpevolezza per bestemmia, per essersi equiparato a Dio. La condanna capitale fu confermata da Pilato per il reato di lesa maestà, essendosi riconosciuto "re dei Giudei". La pena fu la morte tramite crocifissione.

All’inizio di Aprile del 33 d.C., Gesù di Nazareth venne arrestato e condotto davanti al Sinedrio, dove sedeva il gran consiglio ebraico, per essere processato.

Caifa, il sommo sacerdote, iniziò l’interrogatorio dell’imputato:

“Sei tu il Messia, il Figlio di Dio?” domandò

“Tu l’hai detto!” fu la risposta del Nazareno, che così firmò la propria condanna a morte.

Da tempo i membri del Sinedrio non aspettavano altro che liberarsi del giovane predicatore, ma non avevano la facoltà di emettere condanne capitali, così inviarono Gesù presso Ponzio Pilato, governatore romano della Galilea, certi che avrebbe svolto il “lavoro sporco” al loro posto.

Gesù era stato presentato come un pericoloso sovversivo, un delinquente incallito che dastabilizzava con le sue parole e il suo operato la pace di quelle terre, ma Pilato vide presentarsi al suo cospetto un uomo giovane, rassegnato, scalzo e incredibilmente affascinante e fiero nonostante l’aspetto dimesso e la semplicità dei modi, che lo turbò profondamente.

Tutti i racconti evangelici tendono a ridimensionare le colpe di Pilato per quanto riguarda il tragico epilogo della vicenda terrena di Gesù: il romano fece di tutto per salvargli la vita, non glielo permisero l’ostilità dei sacerdoti del Tempio e quella del popolo, che fece fallire anche l’estremo tentativo di liberarlo in occasione della Pasqua.

Per pericolo di una sommossa Pilato abbandonò Gesù al suo destino, togliendosi ogni responsabilità personale:

“Pilato si lavò le mani davanti alla folla e disse: non sono responsabile della morte di quest’uomo” (Matteo, 27, 24).

 
 
 
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