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FILO DI LANA

Post n°116 pubblicato il 02 Aprile 2017 da rozappa

La vita ci propone continuamente dei traguardi da superare, alcuni sono difficili e comportano sacrifici, altri arrivano inconsapevolmente con una leggerezza che solo la giovane età può dare... buona lettura :)

FILO DI LANA

   Il traguardo delle gare di atletica leggera era visualizzato da una linea di gesso bianco orizzontale e da un filo di lana un metro e mezzo più in alto sulla sua verticale.

   Due mesi prima

"Allora a quale gara vuoi partecipare? Devo iscrivere ciascuno di voi a una disciplina e tu sei l'unico che non mi ha dato alcuna indicazione, se non scegli almeno una gara, decido io"

"Non saprei, non mi sono mai visto come atleta"

"Ah questo è certo, sono tre anni che non fai niente, niente pallavolo, niente esercizi, né da solo, né in gruppo... non hai un minimo di amor proprio"

"Ma prof, a me piace giocare a pallone"

"Il calcio non è uno sport, lo sport è la ginnastica, l'atletica. Allora cosa vuoi fare: salto in alto?"

"No, no non sono capace, non conosco nemmeno la tecnica per scavalcare l'asticella"

"Allora salto con l'asta"

"Meno che meno, io a testa in giù per scavalcare quell'asticella ancora più alta, non mi ci metto, mi fa paura"

"Mezzofondo, potresti fare i 1.500"

"Ma prof, dopo un giro di campo ho già il fiatone, e chi arriva a farne 3 e mezzo?"

"Allora salto in lungo"

"Quello potrei provarci, ho una rincorsa veloce"

"E allora ti iscrivo agli 80 metri piani, così ti sbrighi in fretta e non ti affatichi neanche troppo"

   Così poco prima della fine della scuola mi ritrovai terzo nella gara di velocità del mio comune. Quelle gare un po' infantili dove si parte da in piedi e dove sono scivolato subito sulla sabbia, ho rimontato fino al terzo posto e pensavo che tutto fosse finito lì.

   E invece quella mattina ho varcato il cancello del campo di atletica di via campo di Marte, uno dei primi in Italia dedicati solo all'atletica e con la pista rossa in tartan, quel materiale innovativo morbido che ti restituiva la spinta come una molla e ti sembrava di volare. Presentata la carta di identità e individuatomi nell'elenco mi hanno dato il numero di gara che mi sono subito spillato sulla maglietta per paura di perderlo.

La gara era fra i migliori ragazzi delle gare di velocità dei comuni della provincia di Forlì e non ricordo perché ci fossi anch'io. Forse che il prof che cordialmente non mi sopportava, mi aveva iscritto perché alla fine si era convinto di qualcosa.

Un po' di riscaldamento, faccio amicizia con qualcuno dei miei avversari, in particolare con un ragazzo di Meldola che aveva vinto la sua gara col tempo di 9,6 e che mi parlava dei favoriti indicandomi due ragazzi di Forlì e Cesena che avevano fermato il cronometro sui 9,2. Ho pensato subito che col mio 10,5 era già qualcosa se non avessi terminato ultimo la gara.

Finito il riscaldamento ci avviamo alla partenza e lì vedo, per la prima volta, i blocchi di partenza, quasi tutti quei ragazzi avevano i loro blocchi di partenza di proprietà, qualcuno addirittura in alluminio, regolabili in lunghezza che piantavano a terra con dei lunghi chiodi e poi provavano lo scatto. Io mi accontento di un paio di blocchi in legno abbandonati lì da qualcuno o forse portati dai custodi per quelli come me che non li avevano, non ho provato nemmeno a cambiare l'estensione, erano perfetti così o forse non sapevo come fare.

Finalmente ci chiamano nelle corsie, avevo la seconda

"ai vostri posti"

Appoggio i piedi sui blocchi, le gambe mi tremano

"pronti"

Mi alzo in posizione raccolta per scattare come una molla

Il profumo di canfora per il riscaldamento dei muscoli è nell'aria tutto intorno a me

"Pum" la pistola spara e siamo tutti in corsa

Gli altri sono davanti a me, le gambe sono ancora imballate, i passi corti... devo distendere la falcata, devo allungare l'estensione, mi aiutano le braccia col loro movimento sincrono a darmi il ritmo.

Dopo i 60 metri mi accorgo che mi sto avvicinando ai primi, ora sono sciolto, mi sembra di volare, il tartan fa rimbalzare ogni mio passo restituendo tutta la potenza con cui spingo a terra, piombiamo in quattro sul traguardo assieme, chi avrà vinto? Per un attimo resto sospeso appena ad di là della linea bianca poi il filo di lana invisibile, appena spezzato, mi sfiora la guancia sinistra e mi scappa un sorriso.

Rosario marzo 2017

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