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Citazioni nei Blog Amici: 14
 

E adesso ti porterò
sopra colli avvolti da nebbia pittrice,
a conoscere la maestra di caligine
che tesse vapore di cotone
e nasconde nei raggi senz'ombra
pianti di uomini che non sanno dissolverla.

E adesso ti porterò
dove si puo' respirare seta
e le figure si lasciano sedurre
come lievi danzatrici di fumo, leggere,
simili a dita intinte nell'olio
che scorrono veloci su vetro,
senza una strada da scegliere,
libere di vagare. E sognare.

E adesso ti porterò
dove la terra bruciata dal sale guarisce
e la neve s'appoggia garbata,
come un lenzuolo su giovani spalle
che il fresco gentile indossa
e via via si scioglie in un abbraccio bianco d'aprile.

E adesso ti porterò
ad ascoltare canti distanti
tra luci e colline, sfumate, sopite, zittite d'incanto
quando saremo ad afferrarci su prati tremanti.

E noi, tra stinti profili di valli
e bagliori di cristalli che pendono e oscillano
aggrappati a nuvole finte.

Lontani.

A riempir di mani le mani.

 

 

 

 
 

Non tutti i gioielli

sono fatti per essere indossati

ci sono i gioielli dell'anima

e si chiamano...Emozioni

 le mie...

le vostre...

sono perle d'inestimabile

Valore

 

 Scivoli

sull' invisibile linea dell' emozione

un pò bambina un pò donna

      spirito e corpo

         ondeggi

tra il giglio e il tuo ardore

 

 

Ti regalerò una rosa,

una rosa rossa per

dipingere ogni cosa

 

Grazie!!!

http://digidownload.libero.it/STREGAPORFIDIA/sonia/lunapic-125163437231281.gif

 

 

 

 

Tu vivi  sempre nei tuoi atti.

Con la punta delle dita,sfiori il

mondo,gli strappi aurore,trionfi colori,

allegrie: è la tua musica.

La vita è ciò che tu suoni.

Dai tuoi occhi solamente emana la

luce che guida i tuoi passi.

Cammini fra ciò che vedi.E se un dubbio

ti fà cenno a diecimila chilometri,abbandoni

tutto,ti lanci su prore,su ali,sei subito lì;

con i baci,coi denti lo laceri:non è più

dubbio.Tu mai puoi dubitare.Perchè

tu hai capovolto i misteri.E i tuoi enigmi

ciò che mai potrai capire,sono le

cose più chiare:la sabbia dove ti stendi

il battito del tuo orologio e il tenero

corpo rosato che nel tuo specchio ritrovi

ogni giorno al risveglio,ed è il tuo.

I prodigi che sono già decifrati.E mai ti sei

sbagliata,solo una volta , una notte che

t'invaghisti di un'ombra-l' unica che ti è

piaciuta-Un'ombra pareva.E volesti

abbracciarla.Ed ero io.

          (P. Salinas)

 

 

Marco

 

 

Grazie Luce

 

 

 

 

 

Don Santoro

Post n°26 pubblicato il 29 Ottobre 2009 da lucesilesia

 

Non voglio esporvi il mio pensiero sulla Chiesa ma voglio condividere con voi ciò

che è successo a Firenze ,in una parrocchia di periferia.

 

 

Ora è donna, prima era uomo
Don Santoro la sposa in chiesaSandra Alvino 64 anni, nata uomo e ora donna, e Fortunato Talotta, 58 anni, si sono sposati davanti al parroco delle Piagge
Sandra Alvino e il suo compagno dopo essersi sposati

Sandra Alvino e il suo compagno dopo essersi sposati

 

FIRENZE - Sandra Alvino 64 anni, nata uomo e ora donna, e Fortunato Talotta, 58 anni, si sono sposati davanti a don Alessandro Santoro, il parroco della comunità delle Piagge, un quartiere alla periferia di Firenze. I due, già sposati civilmente da 25 anni, non hanno pronunciato il classico «sì» ma si sono scambiati gli anelli e hanno ricevuto la benedizione dal sacerdote al quale da molto tempo avevano chiesto di potersi unire in matrimonio in chiesa.

IL MATRIMONIO CHE NON S'HA DA FARE - Già due anni fa il loro matrimonio religioso venne bloccato dall'allora arcivescovo di Firenze, cardinale Ennio Antonelli e, secondo quanto si è appreso, anche l’attuale vescovo, Giuseppe Betori avrebbe chiesto a don Santoro di non fare la cerimonia. Secondo la Chiesa il loro matrimonio non è valido in quanto il canone 155 del diritto canonico richiede l’eterosessualità. Alvino, oltre 30 anni fa, si sottopose ad un’operazione per il cambio di sesso. Testimoni dei due sposi sono stati Massimo Caponnetto, figlio dell’ex giudice di Palermo Antonino e la moglie Gianna Barucci. Entrambi conoscono gli sposi e don Santoro da molti anni. La cerimonia si è svolta nei locali della comunità davanti a circa 200 persone molte delle quali non sono riuscite a trattenere le lacrime durante la lunga omelia di don Alessandro che ha ribadito che il suo non è un gesto di «ribellione alla Chiesa ma»un atto di fedeltà alla mia gente, al Vangelo, alle persone a cui voglio bene. È un atto dovuto».

 

 

Don Santoro è arrivato alle Piaggie ,dodici anni fa ....Un quartiere popolare

con diversi problemi e situazioni di degrado.

Una voce che difficilmente si associa alle altre e che spicca per il particolare tono e l’insolita sincerità. Altrettanto noto è il suo operato: aver consentito al quartiere d’avere un’identità, una coscienza che guarda al mondo, a Firenze. Grazie a don Santoro, livornese di nascita ma fiorentino d’adozione, i cittadini di questa zona, soprattutto i ragazzi, possono considerarsi salvi e consapevoli di aver acquisito una speranza nuova, che prima non avevano. Un’aspettativa che per molti di loro ha significato e significa uscire dal baratro della perdizione, della droga, della cruda povertà. Da dodici anni le Piagge non possono essere più considerate il sobborgo fiorentino, perché – come tiene a sottolineare don Santoro – “questi ragazzi si sentano di Firenze” e non gli abitanti di un quartiere popolare, per molti poco più di un confine. Sta di fatto che adesso molto è cambiato, nonostante certe problematiche stentino a morire: grazie alla costruzione del centro sociale “Il Pozzo”, diretto dallo stesso parroco, che funge non solo da ritrovo e da centro d'accoglienza per i ragazzi bisognosi ma da laboratorio pedagogico, in senso buono e sociale del termine, dove nascano idee, amicizie, passione per la vita. E’ là dentro, nella sede de “Il Pozzo”, in un gran container che don Alessandro celebra la messa domenicale, affronta le discussioni quotidiane, organizza gli impegni dei ragazzi e gli eventi. Insomma è dentro queste mura il centro nevralgico della sua presenza, l’anima del quartiere, di quel ventaglio di case, cui ogni lembo è una realtà, che si presenta come un miraggio, un faro attorno ad un mare di cemento e d’umanità. “Sì perché – come don Alessandro sostiene – le domande degli uomini sono sempre le stesse, sono le risposte che cambiano secondo l’istruzione, la consapevolezza di noi stessi” e altro non ci resta che comprenderle con onestà intellettuale.

(dal Web)

LA CURIA VUOLE TRASFERIRE DON SANTORO!!!!

 
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Perdersi per ritrovarsi

Post n°24 pubblicato il 24 Ottobre 2009 da lucesilesia

 

A volte capita che,senza accorgecene, perdiamo il nostro orientamento.

E allora sbandiamo,non sappiamo dove siamo, dove stiamo andando,siamo

perduti in un labirinto senza via d' uscita.Quando siamo disorientati? Quasi

sempre dopo un amore finito, dopo un abbandono, quando scompare una

persona cara, quando il lavoro ci lascia a piedi, quando i figli prendono la loro

strada. Altre volte questa sensazione di disorientamento ci sorprende

come un fulmine a ciel sereno: ci sentiamo improvvisamente stranieri

alla routine, nelle abitudini. Prorompe senza alcun motivo la domanda :

-Era proprio questa la vita che volevo ?E perchè tutto mi pare lontano e

inutile ?- Guardiamo come estranei gli amici , la moglie, il marito, i compa-

gni di lavoro. Per la verità lottiamo con tutte le nostre forze contro il

disorientamento, anche se sappiamo che quella domanda è stata sempre lì

in agguato. E nonostante tutti i nostri sforzi di rimuoverla , nonostante

una "vita riuscita", nonostante abbiamo lottato per mettere ordine, per

conquistare un nostro posto ben definito in società, sappiamo che c' è qual-

cosa di "innafferrabile" che ci spinge a perderci,a mettere in discussione

tutto, proprio tutto.

 

E allora scattano due sentimenti che prendono il sopravvento: sono il vuoto

e la disperazione.Contro di loro lottiamo con tutte le nostre forze. E qui

commettiamo l' errore che peggiora la situazione. Dobbiamo imparare a non

lottare contro le cosiddette "emozioni negative" e...incominciamo a crollare.

Crollare vuol dire lasciare vivere la voce interiore che mi dice:-Non ci posso far

nulla, non ho soluzioni, eppure sto lì con me stessa.-Vuol dire che non cercare

i motivi del mio disagio,non cercare di capire,non spiegare.Significa arrendersi

e basta.E qui sta il senso del disorientamento: "qualcosa "dentro di noi vuole

spazzare via,vuole allontanarci dalle nostre certezze, dai soliti ragionamenti,

dalla nostra storia.E così la disperazione porta al Vuoto, a quel luogo senza

tempo, dove riposa l' energia più profonda del cervello, dove regna il

" Signore del senza tempo".

 

 

Io penso che dentro ognuno di noi c' è un energia pura,incontaminata,

libera che è pronta a venire alla luce :occorre farle semplicemente posto.

Per questo dobbiamo imparare a crollare, perchè quando svanisce il nostro

misero " Io", quando smettiamo di lottare,quando smettiamo di pensare

a noi stessi, ai nostri drammi, questa energia è pronta ad affiorare.

Anche se non lo sappiamo, dentro la disperazione è contenuta,nella

profondità del nostro essere, la gioia della vita,perchè l' Unica Felicità

che esiste è quella di essere vivi. Come disse il premio Nobel per la

Pace,Elie Wiesel :-"Non è possibile negare la disperazione , è troppo forte.

Ma nonostante la disperazione,all' interno stesso della disperazione, c'è

un luogo, una sorta di spazio in cui la gioia è possibile e necessaria....

E' una gioia purissima,nobilissima".

Chi cambia , è perchè a un certo punto ha lasciato fare,ha smesso

di guardare solo se stesso e la sua vicenda e la gioia è andata a trovarlo.

Chi riesce a fare questo anche per un istante, impara presto che

i nostri disagi dipendono quasi sempre dal fatto che guardiamo in una

sola direzione e non ci accorgiamo che la vita sta scorrendo in ogni fibra

del nostro essere.

 
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La Saggezza ......dell' accettarsi

Post n°23 pubblicato il 21 Ottobre 2009 da lucesilesia

 


“Lasciati invecchiare: non combattere il tempo con la malizia. Signore settantenni con la pelle più stirata di una qualsiasi quindicenne, e tuttavia avvizzite. Con i capelli più biondi delle bellezze svedesi, e tuttavia opachi. Senza un solo filo bianco, senza una sola ruga: notoriamente vecchie. Non ingannerai nessuno, secondo quel versetto che diceva,

per quanto tu dimagrisca come un’acciuga
per quanto cancelli ogni tua ruga
dalla vecchiaia non hai fuga.

 

Non dico di lasciarti morire, incurvarti, camminare con passo claudicante, esibire il bastone, credere che ogni filo bianco sia un trofeo e avere una faccia da morta; dico di non simulare l’impossibile.

Accetta che un viso si ha a vent’anni e un altro a quaranta e un altro a sessanta. In questioni di età, è impossibile incaponirsi, per quanto ci si provi.

Col tempo, solo col tempo, uno arriva ad avere il suo viso, quello che la sua espressione e il suo carattere gli plasmano. Il sorriso, la concentrazione, la rabbia, l’allegria, lasciano la loro traccia sul volto.

 

La vecchiaia che si accetta è naturale ed è piacevole in quelle che sono capaci di affrontarla senza travestimenti. Colei che si nasconde e dissimula nel vano tentativo di far tornare indietro il tempo, rappresenta un fallimento, dà una parvenza di maschera che ispira sfiducia.

Hai avuto il tempo di sapere più cose, vale a dire di essere più intelligente: è questo ciò che ti rende più attraente delle adolescenti.”

dal Trattato di culinaria per donne tristi di Héctor Abad Faciolince, Sellerio, 2000.

E voi, cosa ne pensate? (Vale anche per i maschietti, eh? ;-)

 


 
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Io (non) ho paura

Post n°22 pubblicato il 19 Ottobre 2009 da lucesilesia

La paura di aver paura.Sembra un paradosso,ma è questo il vero

grande timore dei nostri anni.Un ' autoprofezia che si avvera a colpi

di cattive notizie, disastri imprevedibili,terrorismo internazionale,crisi

economica, emergenza criminalità. Anche se, dati statistici alla mano, nè

gli eventi catastrofici imprevedibili nè gli atti terroristici si sono inten-

sificati ( nel mondo,in rapporto ai grandi numeri) rispetto al passato.

La percezione amplificata che abbiamo di questi problemi li ingigan-

tisce al punto da farli entrare nella nostra sfera personale sotto la

categoria delle "paure private",paure che prima si limitavano per lo

più al nostro benessere psicofisico e a quello dei nostri cari.Succede

così che la mamma mostri apprensione quando i figli prendono la metro-

politana in una grande città, che un viaggio in aereo diventi causa

d' ansia anche per chi non ha mai avuto paura di volare.

 

 

 

 

Dopo gli eventi catastofici ,un' altra new-entry nella classifica

delle nuove paure personali in Italia, è quella della precarietà lavorativa.

E tu,di che cosa hai paura?

 
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Il tradimento

Post n°21 pubblicato il 16 Ottobre 2009 da lucesilesia

 

Si tradisce quando non si riesce a incanalare o a manifestare nel rapporto di

coppia molti aspetti di sè, e non solo legati al sesso e all' amore,si tradisce

quando per qualche motivo ci si sente inferiori.In molte persone, il tradimento

calma l'ansia, accresce, almeno in apparenza, l' autostima e offre una confer-

ma del proprio fascino. Insomma,dietro un tradimento può nascondersi la

volontà o il bisogno di affermare se stessi, anche se non sempre è così.

Alcuni tradimenti sono perfino funzionali alla stabilità del rapporto: le storie

caratterrizzate da incontri limitati, scarsissime aspettative e alti livelli

di intimità sono relazioni marginali che non si trasformeranno mai nella

relazione principale, ma che permettono alla coppia ufficiale di durare nel tempo.

 

 

Oggi spesso le persone vivono o stanno insieme senza sperimentare fino

in fondo, sembrano desiderare un rapporto che non li coinvolga nella totalità

del loro essere.E' possibile che questa sia una delle  "malattie" della moder-

nità ? Il modello attuale di amore è quello della costellazione amorosa,

una rete di relazioni al cui centro c' è solo la persona che sceglie ciò che vuole.

Per questo oggi, la fedeltà sembra avere poco senso. Molti la rifiutano

sostenendo che se il cuore si divide tra più persone,non per questo si tradisce.

L' infedeltà ci svela alcuni aspetti della vita moderna. Da un lato, mostra

l' esasperato individualismo cui ci educa la nostra cultura,responsabile di

trasformare le relazioni amorose in un terreno di realizzazione individuale:

ciò che cerchiamo in una relazione d' amore non è altro,ma noi stessi

attraverso e per mezzo dell' altro. E questo perchè la nostra società impregna-

ta di narcisismo: l' IO domina sul TU e sul NOI. All' IO tutto viene concesso

e ogni suo desiderio va soddisfatto, anche se gli altri diventamo un mezzo.

 

D' altro lato, si vive sempre più situazioni provvisorie che ci rendono più

superficiali. Molte persone stringono un legame affettivo pensando,

cosiamente o inconsciamente, " scelgo questo legame per ora se poi

va male posso scegliere di meglio". Una bella ragazza, soprattutto se

svestita e ammiccante, serve a vendere qualsiasi cosa, dall' auto al divano;

lo stesso per i ragazzi muscolosi o efebici. La nostra società,dominata dai

mass media e pubblicità, è sempre più erotizzata; la sessualità felice si è

trasformata in un dovere e l' infedeltà dilaga come via obbligata alla

felicità.

 
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