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RIDUZIONE DEL RISCHIO: MA GLI ASSICURATORI LA VOGLIONO ? di Mauro Del Pup

Post n°290 pubblicato il 29 Settembre 2009 da supergigia2000

Per gli assicuratori la riduzione del rischio è una minaccia alla loro stessa esistenza. Dato che le compagnie di assicurazioni raramente realizzano un profitto come sottoscrittori di rischio, ma guadagnano sostanzialmente da entrate finanziarie, quanto più elevato è il premio meglio è – e quanto più è procastinato il pagamento dei danni tanto è meglio. Più simili a banche che a pura assicurazione. Come conseguenza, il più grosso problema per l’assicuratore è costituito da una sostanziale riduzione dei danni poiché ciò ridurrebbe le entrate dei futuri premi, metterebbe sotto pressione le spese, influenzerebbe i costi di gestione di vecchi sinistri e quindi ridurrebbe il cash flow, la linfa vitale dei guadagni da investimenti.

Questo problema dei sinistri è stato recentemente sottolineato da un riassicuratore che ha espresso preoccupazione di fronte alla prospettiva di riduzione dei premi a seguito della mancanza – o drastica riduzione – delle catastrofi. “Noi abbiamo bisogno di catastrofi per aumentare i premi“ ebbe a dire. Difficile pensare che siano parole di qualcuno che ha come missione la riduzione dei danni e di perdite umane. Non che queste mie riflessioni debbano essere lette come dura critica agli assicuratori, poiché il risk management non è il loro mestiere; infatti, l’assicurazione – come concetto – è diametralmente opposto ai fondamenti del risk management, dato che i grandi sinistri di pochi finiscono con il ricadere su molti. Inoltre, l’assicurazione rappresenta una piccola parte di una fase dell’intero processo strategico di risk management, quella del trasferimento del rischio. Pertanto, il risk manager deve tener presente questa mancanza di interesse dell’assicuratore nel risk management, particolarmente quando si tratta di rinegoziare i premi, discutere il testo di polizza, definire la gestione dei sinistri, il calcolo delle riserve, la sicurezza e così via.

E per quanto riguarda i brokers? Essi sostengono che il loro interesse al risk management è totale e convinto e può ben sostenere l’immagine di missione a lungo termine in tale area allo scopo di sviluppare un’intera gamma di consulenza di servizi di risk management, Tuttavia, certamente essi rimangono legati all’area assicurativa ed il volume delle loro entrate ha ancora origine – direttamente o indirettamente – dalle commissioni e dagli introiti finanziari guadagnati sui premi ricevuti dai loro clienti prima del relativo versamento agli assicuratori. In un mercato soft il broker sostiene usualmente che l’autoassicurazione non è conveniente, dato che il risparmio di premio ottenibile non giustifica il rischio extra che il cliente intenderebbe sobbarcarsi. Può essere vero – sempre che i sinistri attesi eccedano tale risparmio del premio – ma è difficile sostenere questa tesi con credibilità se l’autoassicurazione significa per il broker un minor introito di premi. Alcuni broker hanno rinunciato alle commissioni sostituendole con una fee negoziata con il cliente, dando così prova di maggiore professionalità ed indipendenza di giudizio nel consigliare al cliente soluzioni di finanziamento dei rischi.

Ma quanti sanno che spesso i broker hanno accordi con assicuratori disponibili a dar loro una percentuale di commissioni maggiore del normale, basate sul volume globale prodotto dal broker per l’assicuratore? (*) In tempi duri (e i broker li hanno in questo momento) chi può biasimare il broker che desideri aumentare il volume dei premi per mercati che gli daranno commissioni extra? Non certo io; ma il broker dovrebbe informare il proprio cliente ogni qualvolta l’assicurazione è piazzata con un assicuratore da cui riceve una commissione extra sul volume dei premi. Altrimenti vi sarà sempre conflitto di interessi e noi dobbiamo concludere che – come l’assicuratore – anche il broker non è affatto interessato alla riduzione del rischio, nè all’autoassicurazione, nè ai premi per le captive, nè al risk management e alle sue conseguenze naturali, come la riduzione dei premi e dei suoi introiti.

Questo è ciò che scriveva un maestro dei risk manager, Paul Bawcutt nella rubrica “View from the tower“: era il 1997 e a me pare scritto oggi.

(*) vedi ciò che scrivevo nel blog di Ugo Fonzar nell’ottobre 2005.

tratto da: http://delpup.wordpress.com/2009/07/18/riduzione-del-rischio-ma-gli-assicuratori-la-vogliono/

Commenti al Post:
assicuratore.pervoi
assicuratore.pervoi il 29/09/09 alle 17:44 via WEB
Articolo tecnicamente sbagliato in molte parti. Chissà perchè allora a Napoli nessuno vuole assicurare l'auto dove però i premi sono i più alti eheh.
 
 
supergigia2000
supergigia2000 il 29/09/09 alle 19:19 via WEB
Spesso la percezione del rischio è soggettiva: ciò spiega Napoli. Io sono d'accordo con Del Pup: l'obiettivo del risk manager è ridurre i rischi utilizzando una serie di strumenti (ad es. le opzioni) e non necessariamente polizze assicurative per trasferire il rischio.
 
   
assicuratore.pervoi
assicuratore.pervoi il 01/10/09 alle 21:13 via WEB
Mi spieghi cosa intendi per percezione? Vuoi dire che a Napoli le assicurazioni ci guadagnano?
 
     
supergigia2000
supergigia2000 il 02/10/09 alle 11:54 via WEB
Se lei conosce la statistica, sa benissimo che le assicurazioni ci guadagnano sempre, ovunque si trovino e qualunque evento assicurino (e non voglio parlare qui dei cartelli espliciti fra le società assicurative per non ridurre i premi pagati dai clienti). Nel precedente commento mi riferivo ai casi in cui il cliente può decidere se assicurarsi o meno (non quindi i casi di assicurazione auto obbligatoria): ad es. il rischio di inquinamento ambientale da sostanze chimiche è percepito in modo nettamente diverso da queste 2 categorie di persone: da una parte i pensionati avanti con l'età e dall'altra i 40enni con figli piccoli. Se il rischio in oggetto venisse dichiarato in una certa città, gli anziani non sarebbero disposti ad andar via, i giovani sì. Walter Caputo
 
     
assicuratore.pervoi
assicuratore.pervoi il 02/10/09 alle 21:40 via WEB
EHEH le assicurazioni non ci guadagnano sempre.. basterebbe conoscere i vari bilancio ed il combinated ratio delle compagnie per capire che non è così. La percezione del rischio poi è influenzata da vari fattori, prima su tutto la distanza dall'ultimo evento. Prima dell'aquila nessuno voleva assicurarsi sul terremoto ora lo vogliono tutti.
 
supergigia2000
supergigia2000 il 03/10/09 alle 23:33 via WEB
Le assicurazioni in perdita sono quelle mal gestite, in quanto dal punto di vista matematico e statistico si tratta di un business molto ricco. D'altronde si sa che i cattivi gestori fanno fallire anche le migliori aziende. Mi chiedo come mai lei non abbia commentato i cartelli espliciti delle assicurazioni, che conoscono tutti i clienti, ma non l'Antitrust....
 
 
assicuratore.pervoi
assicuratore.pervoi il 06/10/09 alle 18:24 via WEB
la statistica purtroppo sul settore auto non è facile. Oltre alle variabili costi non ponderabili (aumenti pezzi di ricambio, sentenze dei tribunali, ecc ecc), c'è anche la pressione del mercato. Se leggi infatti i dati ania pubblicati del 2008, vedrà che molte compagnie hanno un combinated ratio oltre il 100%, mentre gli altri rami sono al 99%. Sul cartello ho già speso tante parole e ribadisco di non conoscere un settore merceologico o di servizi o professionisti con una tale differenza di prezzi, si parla di differenze oltre l'80%.
 
assicuratriceinrosa
assicuratriceinrosa il 05/10/09 alle 10:45 via WEB
Secondo me quello che le assicurazioni cercano di eliminare o diminuire nei loro portafogli sono i rischi (intesi come persone o avvenimenti rischiosi) che portano ad avere una frequenza elevata. L’Assicuratrice in Rosa
 
 
supergigia2000
supergigia2000 il 05/10/09 alle 14:02 via WEB
Ben detto !!! Alle assicurazioni piacciono quelli che pagano regolarmente i premi ma non hanno mai incidenti.
 
   
assicuratriceinrosa
assicuratriceinrosa il 05/10/09 alle 14:37 via WEB
E' vero comunque che i piccoli incidenti il cliente se li può gestire da solo mentre sono i grossi incidenti a mettere in ginocchio l'economia di una famiglia o di una azienda. Inoltre, per quanto riguarda la frequenza: è da dire che se una persona ha troppi incidenti più che assicurarsi dovrebbe andare a vedere i motivi dei troppi incidenti e vedere come si può porre rimedio. L’Assicuratrice in Rosa
 
     
supergigia2000
supergigia2000 il 05/10/09 alle 19:17 via WEB
Gentilissima Assicuratrice in Rosa, ho dato un'occhiata al tuo interessante (e divertente) blog. Posso inserire nel mio il tuo ultimo post(http://blog.libero.it/assicuratrice/7758463.html)? Sarebbe un ottimo tassello per la discussione sul Risk Management (per la serie: i misteri delle assicurazioni). Walter Caputo
 
     
assicuratriceinrosa
assicuratriceinrosa il 06/10/09 alle 19:52 via WEB
Certo SuperGigia2000 puoi pure inserire quel post, magari, citando la fonte del mio blog se per te non è un problema. Grazie per l'attenzione. Ciao ciao e a presto L’Assicuratrice in Rosa
 
     
assicuratore.pervoi
assicuratore.pervoi il 06/10/09 alle 18:26 via WEB
Ben detto, ugualmente andrebbe fatto per zone d'Italia. E più in grande anche a livello internazionale. Come mai le frequenze che abbiamo in Italia non si trovano in altre Nazioni. Questi sono i problemi non calcolabili dalle statistiche che fanno saltare i bilanci e che fanno pagare di più a tutti noi.
 
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L'AUTORE DEL BLOG: CHI E' WALTER CAPUTO ?

Ha un diploma universitario in Amministrazione Aziendale, con specializzazione in Finanza. E’ laureato in Economia e Commercio e in Scienze Statistiche. Insegna sia materie matematico - fisico – statistiche che economico - giuridico - fiscali. Su questi temi: contabilità, controllo di gestione, paghe e contributi, divulgazione scientifica ha scritto decine di libri. Inoltre ha pubblicato più di 300 articoli di divulgazione scientifica. Da giugno 2016 è coautore del blog Cibo al microscopio. Da novembre 2012 è cofondatore di Risparmiare Fare Guadagnare. Da novembre 2008 è science writer per Gravità Zero, corporate blog di divulgazione scientifica. Da giugno 2007 è autore di un Blog di Scienze naturali ed economiche.

I suoi articoli si leggono qui.

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