Oggi intervistiamo una band Torinese davvero interessante
Ragazzi potete presentarvi ai nostri lettori?
Salve a tutti! Siamo i Pausa Caffè e veniamo da Torino. Ciao mamma!
Ci spiegate come è nato il nome della band? Di chi è stata l’idea?
I Pausa Caffè nascono con Luca Scomparin (voce), Christopher Siddi (pianoforte e tastiere), Lorenzo
Manzoni (batteria) e Luca Abbrancati (basso). Il nome prende forma durante una chiacchierata fatta
seduti al tavolino di un bar, ed è direttamente collegato allo spirito con cui nasce la band, cioè quello
di raccontarsi attraverso la musica, cercando di essere liberi e spensierati proprio come durante una
pausa caffè, in cui si parla di tutto e di niente, del più e del meno, del meno e del più.
Raccontateci il vostro percorso artistico.
Siamo partiti immediatamente con la musica inedita, bypassando lo step delle cover. Questo grazie
al fatto che Luca aveva già alcuni testi pronti per essere arrangiati. Ci siamo esibiti più volte,
riscuotendo molti pareri positivi sui brani, in particolare per le parole in essi contenute. All’inizio del
2017 è entrato nel gruppo Niccolò Vianello (chitarra), che ha aggiunto le sei corde alle nostre
sonorità. Inizialmente, l’impronta musicale era orientata verso un sound molto più acustico e
folkeggiante rispetto a quello che si percepisce ascoltando Ballo di fine album. In ogni caso abbiamo
avuto la possibilità di esibirci spesso dal vivo, partecipando anche a diversi festival e contest, tra cui
il Carnevale di Ivrea e il Patchanka. A giugno siamo entrati in studio per registrare il disco, uscito il
30 settembre scorso, e ora siamo alla ricerca di date per portarlo in giro il più possibile.
Aggiungere un proprio stile e identità, quanto è importante per un musicista?
Secondo noi è fondamentale, forse è la cosa più importante. È per questo che stiamo lavorando
tanto su come ci poniamo, a livello di gruppo, con il pubblico, sia durante le esibizioni dal vivo che
attraverso i social network. È importante essere sempre coerenti con quello che si vuole
trasmettere, dal punto di vista della musica ma anche (e forse soprattutto, al giorno d’oggi) a livello
di immagine. Abbiamo deciso di costruire un tema ben preciso intorno al disco, e cerchiamo in ogni
modo di muoverci al suo interno, cercando sempre il collegamento con esso e con il suo significato.
Quali sono i vostri ascolti musicali?
Partiamo col dire che sono tutti molto diversi tra di loro, e gli incastri di gusti e di influenze sono ben
percepibili all’interno dei nostri pezzi. Innanzitutto c’è una forte presenza dell’elettronica, che il
nostro produttore Fabrizio ci ha aiutato a cogliere nel migliore dei modi realizzando dei suoni
meravigliosamente freschi. Non manca però la tradizione cantautorale italiana, a noi ben presente
sia grazie ad artisti più datati come De Andrè o Guccini, sia grazie ad autori contemporanei come
Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Brunori Sas o Max Gazzè. Anche Caparezza, molto apprezzato da tutti
noi, è in qualche modo una fonte di ispirazione. Dal lato di Luca Scomparin e Christopher c’è anche
una componente rap/hip hop, mentre Luca Abbrancati e Niccolò sono più vicini al rock e a tutti i
suoi sottogeneri.
Tra le vostre esperienze e partecipazioni, quali ricordate con soddisfazione?
Dal punto di vista del gruppo probabilmente la data di Sanremo, a maggio dello scorso anno, perché
ci ha permesso di viaggiare, quindi di passare tanto tempo insieme e sicuramente ha incrementato
la nostra compattezza. Sicuramente la produzione del disco è stato un momento musicalmente
molto importante, che ci ha fatto crescere sia individualmente che come gruppo e che ci ha fatto
assumere una notevole consapevolezza nei nostri mezzi. Anche la realizzazione del video,
completamente autoprodotto, è certamente stata stimolante e divertente, oltre che impegnativa.
Ci parlate del vostro EP, Ballo di fine album? Perché questo titolo?
Ballo di fine album è carichissimo della nostra personalità e del nostro modo di concepire il mondo,
oltre che la musica. I testi hanno un ruolo di primissimo piano, e attraverso di essi proviamo a
raccontare alcune delle più significative contraddizioni della società attuale. Manitou e Coriandolo,
mettono in risalto la cattiva influenza dei social network sulla vita di ognuno di noi, ci trascinano in
una bolla di conformismo da cui è difficile scappare. Solita Routine ci parla di come le convenzioni
sociali impediscano a due giovani di età diverse di vivere serenamente la loro storia d’amore. Cesare,
invece, è un viaggio introspettivo alla scoperta di se stessi, alla ricerca dei propri demoni interiori,
che non sempre si riescono a sconfiggere: il messaggio che vogliamo trasmettere è che la musica
diventa un modo per provare, almeno, a vivere davvero. Infine, Pausa e Caffè, sono un invito a
prendersi alcuni minuti di solitudine nel corso della propria giornata, una “pausa caffè”, per isolarsi
da tutto e da tutti, perché è solo così che si può essere davvero se stessi.
Per quanto riguarda il titolo, è stato scelto per cercare di inquadrare su più livelli il concept attorno
a cui il disco ruota: il tema è ovviamente quello della festa, evidenziato tramite il chiaro riferimento
al ballo di fine anno tipicamente americano (da cui deriva la scelta del font). Se vogliamo andare un
po’ più a fondo, si ritrovano le contraddittorie lotte al conformismo che vediamo in Manitou: a
questa festa non vorremmo partecipare, siamo totalmente disinteressati, però quando arriva
l’ultima canzone, ci rendiamo conto che l’ultima cosa che vogliamo è che arrivi la fine, ormai ci
stiamo dentro, e probabilmente tutti quanti siamo, alla fine, un po’ conformisti.
I vostri piani futuri?
Sicuramente portare avanti il progetto sfruttando al massimo tutte le potenzialità che crediamo
abbia. Vogliamo suonare tanto dal vivo, sempre di più, per far ascoltare i nostri pezzi al maggior
numero di persone possibile, e rientrare in studio al più presto per realizzare qualcosa di nuovo,
visto che di idee da sviluppare ne abbiamo parecchie. Sembra che il disco in generale piaccia e
chissà, magari potrebbe finire nelle mani (e nelle orecchie) della persona giusta. Ci va sicuramente
fortuna, come in tutto nella vita, però noi il nostro vogliamo e dobbiamo mettercelo.
A chi volete dire “grazie”?
Prima di tutto a noi stessi: quello che abbiamo fatto fin ora è stato grazie alla passione e all’impegno
che ciascuno di noi ha dedicato alla causa. Poi dobbiamo ringraziare Fabrizio Pan, il nostro mitico
produttore, che ci ha dedicato tutta l’attenzione possibile, dandoci una grossa mano a livello di idee
mettendoci molta della sua esperienza. E, ultimo ma non ultimo, alle nostre famiglie, sempre pronte
ad appoggiarci e a spingerci in ogni momento, scarrozzandoci in giro e supportandoci ai live.
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