Da zer0 a me

Una luce di Speranza

Ho scelto per questo post di Natale una canzone dei Pogues; se Dew si chiedesse dove diamine sono andato a pescarla le dirò che mi piacciono i Pogues dai tempi di Red roses for me, comunque propongo assieme una cover tradotta in italiano che fugherà ogni mistero.
 È una canzone che parla di un Natale difficile, certo molto diverso da quello innevato e scampanellante alla Bing Crosby o alla Pandoro Bauli; eppure anche nelle difficoltà, soprattutto nel buio di questi giorni, è possibile trovare un tappeto di luce per comprenderne il mistero bello, magari proprio nell’imminenza della Festa, com’è successo a me.
Oggi sono qui a porgere i miei auguri di Natale, non perché è tradizione, ma perché le tradizioni hanno un senso quando si scava per scoprire che sono radici attraverso le quali si nutre quell’albero che siamo noi.

Vorrei quindi fare gli auguri a quelli che passeranno questa giornata di festa dentro il cassone nascosto di un camion, o profittando del mare calmo, anche se freddo di Dicembre, cercando di varcare un confine che non si vede alla ricerca di un futuro dignitoso.
Vorrei fare gli auguri a chi passerà questo periodo privato della propria libertà, per avere infranto leggi o anche senza averlo fatto; a chi possiede una libertà legale, ma la salute malferma gli impedisce di aprire le mani davanti al sole del mezzogiorno e gustare un calore più bello di quello di Luglio, in quanto prezioso.
Vorrei ancora con una carezza trasmettere gli auguri di Natale agli amici carissimi, disillusi dalla vita, a quelli che il Natale non lo sentono più, confusi da riti ancestrali ormai incomprensibili e da riti moderni che sono destinati a fare circolare denaro, ma non necessariamente felicità. A tutti coloro che, per i tempi che corrono, hanno una visione sfuocata del futuro, una visione comune a tutti, ma non per questo tale da costringere alla rassegnazione. A quelli schiacciati dal dovere fare delle cose per non scontentare, invece di fare cose che portino emozioni positive e che alla fine siano buon costruire.
Ed infine vorrei fare gli auguri a chi ha il Natale nel cuore, abbracciandoli stretti per questo dono di gioia e ringraziandoli per lo stimolo a vivere pienamente che mi danno, quale non potrò mai ricambiare per intero.

Nell’ultima lezione di Kendo dell’anno ricordavo agli amici della palestra la necessità di fare esercizio costante sulle tecniche fondamentali, che comunque non sono mai comprese ed acquisite completamente; di godere dell’allenamento intenso e ripetitivo che non è affatto noioso; non dieci o cento, ma anche mille colpi di spada, uno dopo l’altro scacciando i pensieri, ognuno alla ricerca del meglio che si può dare, per questo imperlato dal sudore che gocciola più piano incontrando il sorriso. Con la stessa percezione desidero porgere i miei auguri, cercando ogni volta l’espressione più sincera e diretta del cuore, senza paura di stancarmi, ritrovando lento li medesimo sorriso che si riflette nella spada quando canta nell’aria, e non sarebbe Natale per me senza una canzone.

Aspettare e sperare sono parole che hanno la medesima origine: sono i rizomi, poco percepibili alla vista, che nutrono il Natale. Grazie a questa speranza nel sapere attendere, soprattutto quando la risposta non è immediata, è possibile ricevere un regalo che dona calore in una notte fredda: la fiducia nel domani, da intuire come una strada di luce, che auguro lunghissima a tutti, e così anche a me.

Dalla parte migliore del cuore:

Buon Natale